“Non avrei mai immaginato che avrebbe potuto compiere un gesto del genere”: c'è incredulità a Mapello, in via Piana di Sopra, tra i vicini di casa di Massimo Giuseppe Bossetti, il presunto killer di Yara Gambirasio arrestato nel pomeriggio di lunedì 16 giugno e ora in stato di fermo nel carcere di Bergamo.
Tra tanta gente che preferisce non parlare e che si limita a un semplice “Non ci credo”, a prendere la parola è Walter Gambirasio: “Non siamo amici, tra noi c'è un tranquillo rapporto da vicini – dice – Quando sono arrivato a casa, verso le 18.30, i miei figli mi hanno detto della presenza dei carabinieri e che la moglie piangeva. Poi, altri vicini, hanno detto che era stato trovato l'assassino di Yara: la radio, poco dopo, mi ha informato che era originario di Clusone e il pensiero è andato subito a lui. È un tipo chiacchierone, non avrei mai immaginato che avrebbe potuto compiere un gesto del genere. Ha tre figli ma sono una famiglia riservata: i miei bambini non hanno mai avuto occasione di conoscerli, sono sempre stati tenuti nel recinto. Con lui non abbiamo mai parlato del caso di Yara Gambirasio”.
In casa Bossetti, al civico numero 5, dopo i rilievi effettuati dei carabinieri, luci soffuse e nessuna voglia di parlare: dall'interno si sente solamente un cane abbaiare e l'ombra di un paio di persone che si allontana velocemente dalle finestre. Un silenzio rotto dall'arrivo dell'avvocato Matteo Anzalone, chiamato dalla famiglia ma non ancora nominato legale di Massimo Giuseppe Bossetti: potrebbe però toccare a lui il compito di difenderlo dall'accusa di omicidio.
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