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L'intervista

Lo scopritore di Aru: “La sua impresa avvicina gli italiani al ciclismo”

Il giovane corridore dell'Astana è cresciuto con la casacca del Team Palazzago sotto le cure e le attenzioni del ds Locatelli, che oggi lo incorona: "Ha compiuto un'impresa incredibile. E ora potrebbe già vincere il Giro".

"Quando Fabio si è alzato sui pedali e ha iniziato l’attacco ho provato un’emozione indescrivibile". Le parole, cariche di eccitazione e trepidazione a pochi minuti dalla fine della 15esima tappa del Giro, sono di Olivano Locatelli, storico ds del Team Palazzago-Fenice nonché scopritore del talento di Fabio Aru, il corridore dell’Astana che domenica ha compiuto una vera e propria impresa sulle salite che resero celebre un certo Marco Pantani alla fine degli anni ’90. Oggi la scena è tutta per quel sardo che il Team Palazzago, e Locatelli in particolare, ha svezzato e reso un corridore fatto e finito, pronto per i grandi palcoscenici.

Da tanto tempo, ormai, gli addetti ai lavori non fanno che parlare bene di questo ragazzotto che spegnerà a luglio le sue prime 24 candeline, un atleta sempre pronto a sacrificarsi già da giovanissimo, quando Locatelli notò quel piccolo corridore con la maglia della Sardegna che sapeva restare attaccato alle ruote dei più forti: "Ero al Giro della Lunigiana e quando chiesi informazioni su Aru mi risposero di lasciar perdere, che quel ragazzo faceva ciclocross e che stava facendo quella corsa perché obbligato dalla sua squadra, che non aveva altri alteti per la strada – racconta il ds del Team Palazzago -. Ma io pensai: ‘Se questo è la prima volta che corre su strada e va così forte vorrà pur dire qualcosa". Così lo presi, tra lo scetticismo generale. Il primo anno a Bergamo fu durissimo, Fabio soffrì parecchio il distacco dalla sua famiglia e dalla sua terra. Ma una volta ingranata la marcia giusta non ce ne fu più per nessuno". Aru a Bergamo ha lasciato un pezzo di cuore, e non solo. Appena diventato professionista, nel 2012, ha acquistato un appartamento a Ponte San Pietro perché ormai, come spiega chi lo conosce, la sua casa è sotto le Mura venete. "L’ho visto domenica mattina, prima dell’inizio della tappa – spiega ancora Locatelli -, sapevo che avrebe fatto una gran corsa. E infatti è stato così: quando l’ho visto scattare nelle ultime salite mi sono davvero emozionato, è stato indescrivibile. Questa sua impresa ha avvicinato gli italiani al ciclismo, ci voleva proprio".

E sulle possibilità di Aru di vincere già quest’anno il Giro d’Italia? Locatelli si sbilancia, a sorpresa: "Se Fabio continua a crescere in questo modo e la condizione fisica lo assiste potrebbe anche essere – pronostica il ds -, del resto domenica ci ha dimostrato tantissimo. Ma andiamo piano con le celebrazioni: il professionismo lo conosco e posso assicurarvi che è una macchina che stritola i ragazzi".

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