Deposizioni discordanti e il conto delle auto che non tornano. Sono questi i due elementi che caratterizzano il nodo da sciogliere nell’indagine sui delitti di Chiuduno avvenuti la sera di domenica 8 settembre. Vicky Vicky, indiano, 25 anni, è l’unico in carcere con l’accusa di omicidio. Il giovane indiano era alla guida della Volkswagen Golf di colore grigio che ha investito ed ucciso Eleonora Cantamessa, la ginecologa 44enne di Trescore, e che stava prestando soccorso proprio al fratello di Vicky, Kumar Baldev, massacrato di botte in una rissa tra connazionali. Altri sei indiani sono indagati per rissa, mentre altri otto sono stati ascoltati in questi giorni. Ma ora si deve stabilire se Kumar sia morto in seguito all’investimento del fratello Vicky oppure a seguito delle percosse subite durante l’assalto. Sarà l’esame autoptico a stabilirlo, ma se emergesse che la causa della morte fosse l’investimento per il 25enne indiano si profilerebbe l’accusa di duplice omicidio volontario. Se invece Kumar Baldev è morto a causa delle sprangate si dovrà capire chi è il colpevole. Ed è qui che le deposizioni e le testimonianze si contraddicono.
GLI ELEMENTI DISCORDANTI
Le ricostruzioni dei sei indiani indagati e protagonisti della rissa si contraddicono. Una smentisce in tutto o in parte l’altra. C’è uno scarica barili difficile da fermare per individuare gli autori dei due delitti. Quanto ci sia di voluto nel confondere le ricostruzioni è difficile da stabilire. Forse è un modo per depistare le indagini e coprire così i veri responsabili della rissa e del duplice omicidio. A rendere complesse le indagini è anche la mancanza di elementi certi come il numero delle vetture coinvolte. Alcuni residente del palazzo di via Kennedy a Chiuduno affermano con certezza che l’auto, la Golf grigia, che ha investito la dottoressa Cantamessa e Kumar Baldev è la stessa dalla quale erano scesi alcuni minuti prima quattro indiani che con spranghe e bastoni hanno distrutto l’Audi A3 sulla quale viaggiavano Kumar Baldev e un altro connazionale, poi feriti gravemente. Ma Vicky Vicky interrogato il giorno dopo in caserma dai carabinieri a Bergamo avrebbe ammesso che l’auto ha sbandato.
“Non volevo investire nessuno e non sapevo che l’uomo a terra fosse mio fratello Kumar” avrebbe detto tra le lacrime Vicky. Che ci sia un’altra Golf grigia sfuggita alle forze dell’ordine? O ancora un’altra auto? Un giallo. Reso ancora più complesso dai diversi fotogrammi e riprese delle telecamere controllati attentamente dai carabinieri. Rimane il fatto che l’auto guidata da Vicky Vicky viaggiava ad una folle velocità – oltre i 150 chilometri orari – e ha sbandato proprio in prossimità dei due indiani feriti a terra e su Eleonora Cantamessa, il medico che stava prestando loro soccorso. Perché Vicky viaggiava a quella velocità? Dove stava andando? E perché alcuni testimoni raccontano che dopo l’investimento dall’auto sono scesi altri indiani che con bastoni e spranghe aggredivano le persone accorse per prestare i soccorsi, come il giovane africano Mbaye Saloiu, che abita sopra il mobilificio Valli. Troppi elementi non tornano e così nella mattina di mercoledì 11 settembre nella caserma dei carabinieri di via delle Valli a Bergamo sono stati sentiti altri indiani. Forse uno di loro con la sua testimonianza riuscirà a sciogliere i nodi della complessa indagine.
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