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L'intervista

La luce in fondo al tunnel? Ma la meccanica a Bergamo nel tunnel non è entrata

Raffaele Ghilardi, imprenditore e leader dei metalmeccanici Confindustria, racconta un’altra storia: “I numeri continuamente sparati sulla crisi a volte falsano la realtà. Son tante le aziende che non hanno fatto neanche un giorno di cassa.

Sovverte il comune sentire Raffaele Ghilardi. L’imprenditore, a capo di un’azienda che “va” (la Ims Deltamatic di Calcinate) nonché leader dei metalmeccanici in Confindustria Bergamo non ama, non ha mai amato, appiattirsi nel coro. Preferisce sparigliare. E anche oggi, quando cerchiamo di capire se ha ragione il presidente del Consiglio Mario Monti che vede la luce in fondo al tunnel, lui sorprende.

Anche lei, dal suo osservatorio particolare e cioè l’industria meccanica bergamasca intravede un po’ di luce finalmente?

Le faccio una premessa. In Italia ci sono sessanta milioni di persone che fino a un anno fa erano sessanta milioni di commissari tecnici della Nazionale di calcio. Oggi sono diventati sessanta milioni di economisti.

Lei pure si sente un esperto economista?

No, io sono uno dei pochi che non capisce appieno la situazione, l’evoluzione delle questioni economiche, tutti gli altri invece sanno dirti se è giusto che si esca dall’euro oppure no, sanno spiegarti per filo e per segno cosa fa girare l’economia. Però…

Però?

Però io ai sessanta milioni di esperti vorrei dire una cosa: l’industria meccanica non è mai entrata nel tunnel.

Cosa intende?

Intendo dire che la crisi, c’è, innegabile, è però una crisi finanziaria, non delle attività Certo, si è portata appresso gravi problemi per le attività e il lavoro, ma distorce la realtà chi continua a leggere solo i dati negativi.

Perché distorce?

Perché sì è vero ci sono elenchi piuttosto lunghi di persone in cassa integrazione, ma non sono quelle il termometro della situazione economica. Anche se continuare a dare questi numeri fa passare in secondo piano l’altrettanto (se non di più) lungo elenco di aziende che vanno, che non hanno mai fatto un giorno di cassa, che hanno conti positivi, che esportano…

Lei parla di imprese meccaniche bergamasche, giusto?

Io sono un metalmeccanico e dico che a furia di dare segnali di un certo tipo, non si capisce più com’è questo bicchiere? Mezzo pieno, mezzo vuoto, pieno a tre quarti?

E secondo lei com’è?

Ho premesso che mi tiro fuori da quelli che hanno sempre risposte, racconto solo alcune realtà con cui sono costantemente a contatto e ricordo anche che anni a fa succedeva che ad agosto le aziende chiudevano per ferie e poi non riaprivano. A settembre dichiaravano fallimento. Allora forse certe statistiche non sempre danno l’immagine corretta.

Non falliscono, però è innegabile che ci sia un calo di lavoro, che ci siano esuberi di personale, o no?

Provo a essere concreto: quando cerchiamo personale spesso non lo troviamo. E parlo di mansioni come progettista meccanico, disegnatore meccanico… Se tra i vostri lettori ci fosse qualcuno che è preparato e ha i requisiti necessari al mercato attuale lo vorrei conoscere.

Quali sono i requisiti?

Per esempio disponibilità alle trasferte, perché se vuoi vendere devi vendere nel mondo, conoscenza dell’inglese, competenza tecnica. E’ vero di generici, magazzinieri, mulettisti, montatori semplici ce n’è piena l’aria: soprattutto tanti cinquantenni che vivono enormi difficoltà.

Quindi è un problema di preparazione, di formazione adeguata?

Senta a Pradalunga due-tre secoli si viveva sull’estrazione e la lavorazione della pietra coti, quella per affilare le falci: se uno è esperto in questo ma le pietre coti non le fa più nessuno, cosa si fa?

Si formano nuove figure. Vuol dire che Bergamo non lo fa?

Lo fa la facoltà di Ingegneria: forma ottimi tecnici che trovano lavoro subito dopo la laurea, ma sono troppo pochi.

Allora riassumiamo: a Bergamo il settore metalmeccanico non è mai entrato nel tunnel.

La meccanica è un settore trainante, molto esportante, molto tecnologico, molto innovativo. Non tutti, certo, alcuni, parecchi diciamo. Parecchi non l’hanno neanche visto il tunnel, sono quelli che hanno scelto negli anni passati, quelli delle vacche grasse, di reinvestire in azienda e non di portare i soldi in Svizzera, sono quelli che hanno puntato sull’estero, sono quelli che ci hanno creduto.

Parecchi?

Guardi, nel direttivo dei metalmeccanici di Confindustria, le faccio questo esempio perché ci vivo in mezzo, ci sono venti imprenditori: tutti con aziende dinamiche, toniche.

Caro Monti, sei servito.

Rosella del Castello

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