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Fatti & misfatti

Il biglietto-odissea e quelle spalle di Percassi ai tifosi dell’Atalanta

Luciano Passirani mette in evidenza i limiti organizzativi della società nerazzurra che sabato, in occasione del sentito match, stava per lasciare fuori dallo stadio più di 250 sostenitori.

di Luciano Passirani

Inizio con il parlare degli ultimi eventi dove di buono torniamo a vincere il Bortolotti e, soprattutto, siamo apparsi più in palla di un’Udinese dalla quale ci saremmo aspettati qualcosa di più.

Di pessimo rimane l’impressione di un’organizzazione dell’evento che più approssimata non poteva essere. I Bortolotti meriterebbero veramente qualcosa di più ma in società bisogna crederci, cominciando dalla gestione dei biglietti dove anche due ore prima si è costretti a rimbalzare da uno sportello all’altro per pagare e ottenere il tagliando per accedere alla tribuna d’onore, che, guarda caso, costa come il biglietto della centrale. E non si vede come per una volta anche il comune mortale non debba accedervi.

Il risultato di questa manfrina è la tribuna nerazzurra tristemente vuota a parte i soliti noti che non pagano, di peggio quando le squadre si presentano in campo ci sono ancora non meno di 250 tifosi che chiedono di pagare per entrare in centrale o in laterale, finisce con tutti gratis in parterre per calmare gli animi nel frattempo alquanto riscaldati.

Di male in peggio l’organizzazione della premiazione dove il presentatore sembra non sapere chi invitare a consegnare i singoli premi con Antonio Percassi che finisce per dare le spalle alla tribuna mentre distribuisce le singole medaglie. Sembra più in palla la splendida hostess Federica e infatti la maggior parte finisce per ricevere la medaglia direttamente da lei, mentre il povero Umberto Bortolotti recita bene la parte dell’invitato capitato lì per caso.

L’estate atalantina ci ha tolto quel testone del Carlo Valenti, pure il figlio Omar, e la differenza si vede nell’organizzazione dell’evento, in campo e alle biglietterie.

Di grande abbiamo vissuto la partecipazione dei tifosi alla presentazione della squadra, erano almeno settemila, con struggenti richiami al ricordo di Chicco Pisani, oltre ad incoraggiare Igor Budan, vittima di un terribile lutto familiare.

Anche qui la società, forse lo speaker (ahimè non abbiamo più a presentare la splendida Lucia Blini che portò fortuna l’anno della promozione), dimentica Franco Previtali, rimediano gli ultras nell’ultimo giorno della festa della Dea, con vari interventi a ricordarlo, da pelle d’oca quello personale di Glenn Stromberg al telefono da Formentera.

Per la serie fatti e misfatti nella stessa serata Bocia e compagni celebrano i Beatles, proponendo un lungo ripetersi delle loro indimenticabili cover, peccato che  quest’anno si festeggino i 50 anni degli Stones.

Non male come tempistica, ma rimediano con la trovata della mongolfiera con a bordo Percassi e il nuovo acquisto Facundo Parra.

Per riandare alla campagna abbonamenti seconda annuale “toppata” dei boys del marketing della Dea, mentre Stefano Percassi enfatizza l’obiettivo delle ventimila adesioni elimina per gli abbonati il parterre di tribuna non realizzando che quel settore è frequentato dai classici animali, nel senso buono, da parterre.

Personaggi, tifosi  che amano godersi la partita da vicino, anche passeggiando, fumando nervosamente, avanti e indietro, ricordo la figura dell’avvocato Mario Sala Chiri, che ironia della sorte cadde dalle scale quella volta che decise di salire in tribuna e purtroppo per lui fu l’inizio di un lungo calvario.

Anche quest’anno – l’anno scorso venne dimenticata la famiglia -, le proteste hanno portato ad un rapido dietro-front, di nuovo in vendita gli abbonamenti anche per il settore parterre di tribuna, ma a mio parere la società anche questa volta mostra incredibili limiti organizzativi e di marketing.

Non voglio parlare di mercato, continuando a trovare assai discutibile una sessione dello stesso che si chiude dopo che si sarà disputata la prima di campionato.

La società ha per ora ben operato tenendo a Bergamo German Denis e Luca Cigarini, ma Manolo Gabbiadini in procinto di andare alla Juve, per quattro soldi e per ritrovarlo con la maglia del Bologna, appare un insulto alla conclamata politica dei giovani. Non basta rifare Zingonia.

Stiamo ormai notando con l’arrivo degli sceicchi ad un significativo grande cambiamento nel calcio con la quasi scomparsa delle grandi famiglie cittadine alla guida delle società: teniamoci comunque ben stretti i Percassi, con pregi e con qualche difetto.

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