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Siderurgia

Chavez nazionalizza in Venezuela? E Tenaris sbarca in Messico

In risposta alle tensioni con il presidente venezuelano, che ha "requisito" altri due impianti, la famiglia Rocca annuncia che sar?? costruito un nuovo stabilimento in Messico con un investimento pari a 1,6 miliardi di dollari entro il 2011.

Un nuovo stabilimento da 1,6 miliardi a Vera Cruz, in Messico. È il nuovo obiettivo annunciato da Tenaris –  riportato dal quotidiano Milano Finanza – e giunto proprio quando il governo venezuelano di Hugo Chavez spinge sull’acceleratore per la nazionalizzazione delle grandi imprese del petrolio, tra cui alcune controllate di Tenaris. Lo stabilimento, che sorgerà di fronte al golfo del Messico, sarà terminato entro il 2011 e consentirà una capacità produttiva pari a 450mila tonnellate di tubi senza saldatura attraverso l’installazione di un piccolo laminatoio con diametro fino a 7 pollici. Nonostante la buona notizia di ieri tuttavia il titolo ha chiuso a Piazza Affari in calo dell’1,27 per cento (17,35 euro). Va ricordato però che Tenaris rimane l’unico tra i titoli dell’S&P mib ad avere ancora il primato di titolo positivo da inizio anno (+35.2%). Andamento dovuto anche grazie all’aumento dei listini del petrolio. La mossa di Tenaris, secondo il quotidiano finanziario, è quindi una risposta alle spinte sulle politiche di nazionalizzazione volute dal governo venezuelano e intensificatesi negli ultimi giorni.
La vicenda ha coinvolto ben tre unità legate al gruppo Tenaris (la Sidor, la maggiore acciaieria del paese controllata da Ternium, sotto il controllo a sua volta da Techint, presieduta da Gianfelice Rocca, gli impianti Matesi, situati nella Guyana e quelli della Tavsa di Puerto Ordaz, entrambi riconducibili al gruppo Tenaris). Lo scorso 29 agosto si erano rotte le trattative tra il presidente Chavez e la famiglia Rocca (definiti da Chavez come “prepotenti”) per gli indennizzi dovuti alla nazionalizzazione dei siti industriali.
La vicenda non è ancora chiusa: Tenaris ha fatto sapere che intende proseguire il negoziato ma che in caso non si giunga ad un accordo sarà pronta a ricorrere al centro per la soluzione delle controversie internazionali (icsid) per tutelare i propri diritti. Ad ogni modo, oltre allo stabilimento di Vera Cruz, l’azienda italo-argentina ha reso noto che ci saranno investimenti all’estero per altri 450 milioni di dollari l’anno fino al 2011.

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