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Confcooperative Bergamo

35° anniversario

I 35 anni della Fenice: “Pronti a dare nuove risposte ai nuovi bisogni”

Emanuela Bertocchi: "In un momento come questo ci sembra importante valorizzare il capitale umano che investe ogni giorno in professioni di cura e attenzione all’altro con competenza e professionalità”

È pronta a rinnovarsi, al fine di individuare sempre nuove risposte ai bisogni emergenti della Valle Seriana e dei suoi abitantiLa Fenice, cooperativa associata a Confcooperative Bergamo, impegnata sul fronte dei servizi educativi e socio-assistenziali alla persona, celebra i 35 anni dalla fondazione. E ancora oggi, continua a impegnarsi per realizzare un’economia sociale, sostenibile, orientata al cambiamento, ai diritti e all’inclusione: un cambiamento anche culturale che mette al centro l’idea di differenza.

“Fin dagli inizi della sua storia, la cooperativa ha scelto l’imprenditorialità sociale e l’impegno a offrire alta qualità come tratti distintivi della propria attività – dichiara Emanuela Bertocchi, responsabile dell’area infanzia, coordinatrice del centro diurno disabili e membro del cda della cooperativa -. La nostra missione è quella di sviluppare progetti che promuovano lo sviluppo umano, sociale e culturale sul territorio, sempre guidati da precisi valori: valorizzare la persona nella sua unicità, garantendone l’inclusione; sviluppare e promuovere l’imprenditorialità orientata a rispondere ai bisogni del territorio e a valorizzare il patrimonio societario; favorire la coesione e il senso di appartenenza”.

Valori e mission che saranno ancora i capisaldi della cooperativa anche per l’avvenire.

Un futuro che per la cooperativa La Fenice si prospetta all’insegna del cambiamento e del rinnovamento, al fine di rispondere ai bisogni del territorio.

La storia: radicata sul territorio della Valle Seriana

La Fenice nasce nel 1989 ad Albino, con un progetto allora particolarmente ambizioso: sviluppare in ambito locale, in particolare in Valle Seriana, come si legge sul sito istituzionale “progetti di promozione umana, sociale e culturale, fornendo un proprio contributo al sistema territoriale del welfare”.

Il primo passo della cooperativa, fortemente voluta dal gruppo che l’ha fondata, è stato il supporto agli studenti con disabilità nella scuola media superiore: da questa prima iniziativa, molte altre ne sono derivate nella direzione dei servizi educativi a favore di persone con disabilità o in situazioni di disagio.

“Nel corso del tempo abbiamo avuto la capacità di leggere le esigenze espresse dalle persone – spiega Bertocchi – ampliando l’offerta e ricomprendendo l’area della primissima infanzia e le attività di accoglienza dei migranti, solo per citare alcuni esempi”.

In collaborazione con l’amministrazione pubblica e le istituzioni locali, La Fenice ha progressivamente arricchito la proposta, creando nel tempo una vasta rete di servizi che include centri diurni per persone con disabilitànidi d’infanzia e spazi giocoattività educativo-ricreative estive e accoglienza per migranti.

Grazie alla partnership con la Cooperativa Sociale Chimera, si occupa anche di Comunità Socio Sanitarie residenziali per persone con disabilità fisica e psichica, attività di inserimento lavorativo per persone in situazioni di disagio, progetti socio-occupazionali, custodia e manutenzione di centri sportivi, gestione di punti vendita e assistenza biciclette, servizi di trasporto e pulizia, fino a progetti nel settore turistico e delle politiche giovanili.

 

La Fenice

 

La Fenice è anche cultura

Le attività della cooperativa di Albino si estendono anche all’area culturale: nel 2008 acquisisce il Convento della Ripa. Dalla riqualificazione del complesso monumentale di Desenzano di Albino, viene ripristinata la funzione di vivace polo della vita culturale del territorio. Tanto che nel 2012 prende vita Diaforà, associazione impegnata nella valorizzazione turistico – culturale del territorio seriano e la Ripa diviene il centro culturale dedicato allo studio del tema della differenza, intesa nella sua concezione di diversità umana, rappresentato dal termine greco ‘diaforà’.

“Oggi – racconta Bertocchi – Diaforà è un’importante realtà culturale che anima gli spazi del convento con attività di studio, ricerca e formazione sulla differenza. Organizza conferenze, seminari, mostre artistiche e fotografiche, eventi teatrali e musicali, laboratori anche permanenti e attività di ricerca contribuendo così alla crescita culturale della comunità”.

Da un laboratorio di scrittura autobiografica, è nato il libro All’uomo che coltiva il giardino’curato da Alessandra Pozzi, presidente dell’associazione culturale Diaforà, in collaborazione con il cooperatore sociale Paolo Scanzi. Il volume raccoglie storie di migranti, giunti in Italia e ospitati dalla cooperativa sociale La Fenice.

 

La Fenice

 

I festeggiamenti per i 35 anni: le celebrazioni

“Per festeggiare i 35 anni – prosegue Bertocchi – prevediamo di organizzare, entro fine anno, un evento che dia particolare rilievo al senso che ha, oggi, l’essere lavoratori e soci di una cooperativa sociale come la nostra. In un momento come questo ci sembra importante valorizzare il capitale umano che investe ogni giorno in professioni di cura e attenzione all’altro con competenza e professionalità”.

Il futuro: rispondere ai nuovi bisogni

Raggiunto l’importante traguardo dei 35 anni, la cooperativa non si ferma, ma riflette sul futuro, partendo dalle basi solide dell’esperienza: “La nostra missione è sempre stata e sempre sarà – specifica Bertocchi – sviluppare progetti che promuovano il valore delle persone viste non come individui isolati ma nell’intreccio delle relazioni sociali. Crediamo fermamente nell’importanza di creare coesione e appartenenza sociale, rispondendo in modo concreto e attivo alle esigenze della Val Seriana”.

Guardando al futuro, conclude, “la nostra sfida è riorganizzare i servizi per rispondere ai bisogni sempre più complessi e diversificati. Intendiamo concentrarci sull’infanzia e sulla disabilità, con risposte adeguate alle necessità attuali, con l’obiettivo di valorizzare le differenze, proprio come facciamo con Diaforà. Vogliamo anche mantenere una forte attenzione sull’accoglienza, integrazione e inclusione delle persone migranti nella convinzione che le differenze (al plurale) siano la chiave di lettura da cui comprendere le identità, in una prospettiva centrata sui diritti e su uno sviluppo che non è mera crescita”.

 

La Fenice
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