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L'inchiesta

Mercato del lavoro: il 74% delle imprese in difficoltà nella ricerca del personale video

Quali indicazioni mette in luce l'indagine sul mercato del lavoro? Profili professionali difficilmente reperibili, impegno per la formazione, spinta alle retribuzioni variabili

Bergamo. È una radiografia dettagliata che evidenza quando sia difficile reclutare lavoratori – in particolare specializzati – e trattenerli. È quanto emerge dall’Indagine sul lavoro realizzata da Confindustria, con la collaborazione delle Associazioni del sistema, fra cui Confindustria Bergamo, svolta tra febbraio e aprile di quest’anno e che fornisce informazioni per il 2023 e inizio 2024 sulle evoluzioni del lavoro e le politiche di gestione nelle aziende associate.

A livello regionale hanno aderito 840 imprese dell’industria e dei servizi, con 164 mila dipendenti mentre, a livello provinciale si contano 96 realtà con 15.400 dipendenti, in maggioranza manifatturiere.

Quali indicazioni mette in luce l’indagine sul mercato del lavoro? Profili professionali difficilmente reperibili, impegno per la formazione, spinta alle retribuzioni variabili.

L’indagine è corredata da un focus più generale sul mercato del lavoro a Bergamo. Fra i punti rilevanti, il basso livello di disoccupazione, pari al 2,9% medio, che genera mismatch acuiti dalle dinamiche demografiche, e la ridotta partecipazione femminile, che nella fascia 25-34 anni presenta un gap di oltre 20 punti con quella maschile.

Sempre all’interno del focus è da segnalare, nel 2023, il saldo positivo di oltre 6.000 unità fra gli avviamenti al lavoro, in totale 128.667, e le cessazioni. Per quanto riguarda l’industria, si evidenzia inoltre un incremento delle assunzioni a tempo indeterminato, passate dal 23% del totale nel 2019 al 27% del 2023, nonostante il rallentamento congiunturale.

Il report è stato presentato lunedì mattina 9 settembre in un incontro aperto da Paolo Rota, Vicepresidente di Confindustria Bergamo per le Relazioni industriali, che ha tenuto anche le conclusioni, in cui sono intervenuti, per Confindustria Bergamo, Massimo Longhi, Responsabile Area Studi, Pietro Frecassetti, Area Studi e Stefano Malandrini, Responsabile Area Lavoro e Previdenza.

Per comprendere al meglio questa indagine sono state presentate le testimonianze aziendali di Giuliana Rossini, Senior HR Manager di Co.Mac, Nadia Longoni, HR Manager di Ar-Tex, e Guido Bonfanti, HR Coordinator di Sinergia.

LA DIFFICOLTÁ NELLA RICERCA DEL PERSONALE

Il 74% delle imprese bergamasche con posizioni aperte ha evidenziato criticità, un dato nettamente più alto della media regionale che è del 65%. Le maggiori problematiche riguardano le competenze e le mansioni tecniche, a cui si fa fronte, in molti casi, con un aumentato impegno nella formazione interna. In particolare, la quota di imprese bergamasche che ha offerto ai propri dipendenti almeno un’attività di formazione oltre quella obbligatoria è stata pari al 77%, (contro il 73% del livello lombardo). Per il settore industria si sale all’80%, contro il 74% del campione regionale.

Paolo Rota Confindustria Bergamo

In merito alle politiche di assunzione, un capitolo è dedicato alle condizioni economiche dei neolaureati. La retribuzione d’ingresso in Lombardia varia fra i 25.834 euro annui lordi e i 27.936 euro a seconda del tipo di laurea e della dimensione aziendale, mentre Bergamo si colloca su valori compresi fra i 25.065 euro e i 26.993 euro, un gap determinato in buona parte dalle diverse dinamiche del capoluogo di regione. In generale i laureati in discipline tecnico-scientifiche hanno stipendi migliori di circa 2.000 euro. Dopo il primo anno si registra un aumento medio lombardo del 4,2%, che sale al 4,5% per le imprese bergamasche.

IL WELFARE AZIENDALE

L’indagine conferma l’estensione del welfare aziendale, che ha riguardato il 61% delle aziende bergamasche, contro il 69% del livello lombardo. Evidenti le differenze in base alla dimensione: si va dal 73% delle aziende con oltre 100 dipendenti al 32% delle aziende fino a 25 dipendenti.

Anche la diffusione dello smart working è strettamente connessa alla dimensione aziendale: lo strumento è utilizzato in media nel 46% delle imprese bergamasche, ma la quota sale al 66% nelle realtà con oltre 100 dipendenti e scende all’11% in quelle che impiegano fino a 25 dipendenti.

PREMI DI RISULTATO

Un focus è stato dedicato ai premi di risultato, erogati dal 76% delle imprese bergamasche partecipanti all’indagine (contro il 70% del valore lombardo). Per il 2024 a livello bergamasco sono stati inoltre programmati aumenti retributivi medi legati a politiche di merito del 3,5%, in linea con il dato regionale.

L’analisi evidenzia anche il tasso di turnover, in particolare quello volontario, che considera solo le uscite per dimissioni ed è pari al 6,7% nella nostra provincia e al 6,4% a livello lombardo. Si tratta di un valore correlato alle condizioni del mercato del lavoro: una situazione dinamica come quella bergamasca può incentivare le dimissioni di chi cerca migliori opportunità, con buone prospettive di trovarle.

Paolo Rota, Vicepresidente di Confindustria Bergamo per le relazioni industriali: “Anche questa indagine evidenzia la profonda evoluzione che stanno vivendo le nostre imprese, sempre più consapevoli della necessità di mettere a punto e implementare politiche avanzate per le risorse umane. In particolare, la difficoltà nella ricerca di personale, soprattutto per le competenze tecniche, emersa anche in questa rilevazione, rimane una costante pur nell’attuale fase di rallentamento congiunturale. Diversi segnali, come l’impegno nella formazione, l’attenzione alla premialità e al welfare, smart working compreso, nonché l’incremento delle assunzioni a tempo indeterminato, concorrono a delineare un quadro coerente di attenzione e grande consapevolezza rispetto alla necessità di attrarre, trattenere e valorizzare le persone nel loro percorso professionale”.

Il report sul mercato del lavoro

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