• Abbonati
L'intervista

Luca Mercalli: “Danni ovunque per il maltempo, la responsabilità è di tutti”

Il noto climatologo e divulgatore scientifico, ancora una volta, invita a una presa di coscienza collettiva su quanto le scelte dei singoli incidano sulle condizioni in cui versa il pianeta

“Nubifragi ed eventi climatici come quelli avvenuti a Bergamo e più in generale in tutta Italia devono farci riflettere. La responsabilità è della politica, delle aziende e dei comparti industriali che non vogliono innovarsi e in definitiva di tutti noi”. Così il climatologo e divulgatore scientifico Luca Mercalli, noto al pubblico televisivo per la partecipazione alla popolare trasmissione “Che tempo che fa”, ancora una volta invita a una presa di coscienza collettiva su quanto le scelte dei singoli incidano sulle condizioni in cui versa il pianeta.

Da un lato le pagine di cronaca sempre più spesso raccontano di perturbazioni estreme e dall’altro i dati di Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea, hanno evidenziato che l’estate del 2024 è stata quella più calda di sempre, a conferma del fatto che la questione climatica non può più essere sottovalutata.

Mercalli, il maltempo che ha colpito molte aree della Bergamasca fra domenica 8 e lunedì 9 settembre torna a porre all’attenzione di tutti la questione climatica. Cosa ne pensa?

Sicuramente è così e questo deve farci riflettere. La situazione è complessa in tutta Italia, non solo nella provincia di Bergamo. Pensiamo, per esempio, alla Toscana, dove sono state colpite le zone di Prato e Pisa, ma anche alle grandinate che si sono abbattute sulla Versilia, al forte temporale su Roma della notte scorsa e le intense precipitazioni su Lecco. Il 5 settembre, inoltre, in Val di Susa e in altre località montane si è verificata un’alluvione. Ormai al passaggio di ogni perturbazione i danni sono sempre più frequenti, basta leggere le pagine di cronaca dei giornali per rendersene conto.

Ci spieghi

I fenomeni climatici estremi sono sempre più frequenti e intensi. Anche l’anno scorso ne sono accaduti parecchi: probabilmente, per esempio, molti ricorderanno le grandinate del 24 luglio 2023, la tempesta che si è rovesciata su Milano abbattendo 5mila alberi e le alluvioni in Emilia Romagna. Ci sono ripercussioni sia in termini di vite umane sia di costi. Si registra un numero crescente di vittime, perché in occasione di questi eventi spesso si contano morti e dispersi. La vita delle persone non ha prezzo e le perdite stanno diventando rilevanti. In termini economici, invece, i danni spaziano da milioni di euro quando ci sono fenomeni locali a miliardi, quando a essere colpito è un territorio più ampio, che si estende su diverse province o intere regioni. Non ci sono dubbi:  se ignoriamo il problema facciamo il nostro male, la situazione continuerà a peggiorare e i decessi aumenteranno ulteriormente.

Nonostante queste evidenze ci sono ancora i negazionisti

La spiegazione è semplice: le azioni per contrastare i cambiamenti climatici toccano scelte politiche ed economiche, così chi ha interessi da difendere si mette di traverso e cerca di ostacolarle. Quando parliamo, per esempio, di energie rinnovabili, auto elettriche e riduzione del consumo di carne ci sono comparti economici che si vedono minacciati. Analogamente c’è chi tenta di opporsi all’introduzione di tasse volte a promuovere la transizione ecologica. Ma la tassazione serve sempre per scoraggiare una parte piuttosto che un’altra, perché non tutti ci perdono. Se si consuma meno petrolio guadagneranno meno i petrolieri ma ne gioverà chi vende i pannelli solari o le pale eoliche oltre alla nostra salute. Si attua uno spostamento di interessi economici e chi ha in mano un determinato settore produttivo fa di tutto per difenderlo. È un’attitudine comune all’interno della nostra società, che riguarda anche i singoli individui.

In che senso?

Anche i semplici individui che non hanno interessi economici da difendere ne hanno uno piccolo personale, che può essere semplicemente la pigrizia nel cambiare la propria quotidianità o il non voler spendere di più, per esempio, per la riqualificazione della propria casa, per implementare l’isolamento termico, sostituire gli infissi e installare i pannelli solari anche se ci fanno guadagnare per risparmio energetico e calo delle emissioni.

Insomma la responsabilità è di tutti

Si. Pensiamo alle persone che si oppongono alla direttiva europea sulle case green: inizialmente bisogna spendere per rinnovare la propria abitazione, ma poi ci guadagniamo, Certo, è necessario destinare risorse per svolgere questi lavori e rispettare le norme, ma ne trarremmo tutti beneficio. Eppure la gente preferisce che non vengano imposte queste misure e non le interessa di occuparsi della riqualificazione di casa sua, dice di farlo quando vorrà, in futuro, non quando lo indica l’Unione Europea e così finisce per non farlo mai. Gli ecobonus erano stati adottati proprio per incentivare questi interventi. Sono stati tolti perché si sono verificate truffe e cattive modalità di gestione, ma si sarebbe potuto migliorarli anziché rimuoverli. A questo punto subentra la politica che destina le risorse altrove: per le armi ci sono sempre, mentre per i cappotti degli edifici no. Insomma incidono interessi di categoria e la resistenza delle persone che preferiscono non occuparsi di qualcosa di scomodo, che può essere banalmente avere i muratori entro le mura domestiche. È un insieme di resistenze di cui risentono le generazioni presenti e future.

La politica potrebbe o dovrebbe intervenire

I governi dovrebbero sostenere concretamente la transizione ecologica ma finiscono per assecondare questa sciatteria. C’è una mancanza d’impegno, ma le emissioni, il cambiamento climatico e i suoi effetti non si fermano. Erroneamente si pensa che questi fenomeni siano lontani e non ci tocchino da vicino, invece quando avvengono nubifragi intensi come quelli dei giorni scorsi ci rendiamo conto che hanno a che fare con le nostre vite. Il fatto che non colpiscano tutti assieme contemporaneamente non ci porta a pensare che è il quartiere vicino al nostro a essersi allagato, che la nostra auto avrebbe potuto subire la grandinata come le altre ecc. Speriamo sempre che non succeda a noi, ma questo non ci aiuta, anzi peggiora la situazione. La responsabilità, quindi, è della politica e dei comparti industriali che hanno paura di innovarsi perché temono di risentirne, invece la transizione ecologica crea nuovi posti di lavoro. Servono flessibilità e visione, ossia la capacità di guardare lontano, perché si tratta di progettualità di ampio respiro. Queste azioni non avvengono in pochi giorni, ma dobbiamo essere consapevoli che il clima non ci aspetta come dimostrano i dati raccolti da Copernicus, il programma di osservazione della Terra dell’Unione Europea: l’estate del 2024 – cioè i mesi di giugno, luglio e agosto – è stata quella più calda di sempre. Dobbiamo preoccuparci e affrontare in modo concreto la questione climatica.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI