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L'iniziativa

“La corsa di Patty”: a Chiuduno si raccolgono fondi per la ricerca sui tumori femminili, in ricordo di Patrizia Signorelli

Appuntamento domenica 8 settembre: Federica Arzuffi e Francesca Mistri raccontano idea e finalità della prima edizione della camminata non competitiva

Domenica 8 settembre 2024, a Chiuduno, si terrà la prima edizione de “La corsa di Patty”, corsa/camminata non competitiva in memoria di Patrizia Signorelli, prematuramente scomparsa nel 2023. L’evento si svilupperà su due percorsi, rispettivamente di 6 e 12 chilometri, con partenza alle 9 dal Palasettembre di Chiuduno. Il ricavato sarà devoluto alla Fondazione Umberto Veronesi per la ricerca sui tumori femminili. 

Le Pink Ambassador, collettivo di cui Patrizia Signorelli faceva parte, sono donne che dopo avere affrontato un tumore tipicamente femminile hanno accettato la sfida lanciata da Fondazione Umberto Veronesi: allenarsi con tenacia per 6 mesi con l’obiettivo di arrivare a correre 21Km, la distanza di una mezza maratona. Seguite da un team tecnico d’eccellenza (allenatori, nutrizionisti e psicologi), condividono la propria esperienza di malattia a sostegno della ricerca scientifica e della prevenzione, per dimostrare l’importanza della diagnosi precoce e dei corretti stili di vita nella lotta contro i tumori. Correndo, parlano a tutti di coraggio, di ricerca, di prevenzione.

In previsione dell’evento dell’8 Settembre, abbiamo avuto il piacere di scambiare quattro chiacchiere con Federica Arzuffi e Francesca Mistri, Pink Ambassador bergamasche che ci hanno raccontato le loro storie, i loro ricordi con Patrizia e del concetto di corsa come condivisione della propria individualità in un gruppo.

Chi siete e che ruolo avete nell’organizzazione dell’evento dell’8 settembre?

FRANCESCA: Io sono Francesca, sono Pink Ambassador da due anni e ho scoperto di avere un tumore al seno nel 2020. Dopo essermi operata ho fatto sei mesi di cure (tra chemioterapia e radioterapia) nel periodo del covid: ero praticamente da sola e visto il momento, c’era difficoltà ad incontrarsi. Finito il periodo in ospedale ho però scoperto il progetto Pink e ho deciso di partecipare perché volevo incontrare altre donne che avessero affrontato un percorso simile al mio, con cui poter condividere sì quello che era stato, ma anche e soprattutto il presente, fatto di guarigione e di corsa: a Novembre dell’anno scorso ho corso la mia prima mezza maratona con tantissima soddisfazione!

Per quanto riguarda l’organizzazione dell’evento sto facendo di tutto un po’, anche perché essendo noi in poche abbiamo molto lavoro da fare: una gara di corsa magari può sembrare qualcosa di semplice da organizzare, ma man mano che si entra nel vivo si viene a scoprire quanto lavoro c’è dietro! Io però sono super contenta e lo faccio davvero con tanto piacere perché una cosa in cui credo: per ricordare Patrizia Signorelli, a cui questa non competitiva è dedicata, per cercare di far capire sempre di più quanto sia importante la prevenzione e  per aumentare i fondi a favore della ricerca, perché è chiaro che oggi siamo qui grazie a quella, ma c’è ancora tantissimo da fare!

FEDERICA: Io sono Federica e ho un percorso un po’ diverso da quello di Francesca: ho avuto un tumore femminile all’utero e sono diventata Pink Ambassador nel 2021, dopo aver finito sei cicli di chemioterapia e prima di essere operata nel 2019. Il 2021 è stato il primo anno in cui questo progetto si è sviluppato nella bergamasca, ed in questa occasione ho conosciuto Patrizia Signorelli, abbiamo fatto il primo ed il secondo anno  di esperienza insieme, abbiamo corso insieme alla mezza maratona di Roma e dopo che la malattia è tornata è sempre stata vicino a noi, voleva sempre essere aggiornata sugli allenamenti, su come stavamo… Ci siamo viste tutte insieme a cena una volta, ma poi ovviamente a causa della malattia le occasioni sono diventate sempre di meno.

Il mio ruolo all’interno di questa corsa non è ben definito in realtà, ma dove serve e riesco a dare una mano, mi ci metto. Siamo tutte poco esperte perché non avevamo mai organizzato una manifestazione del genere prima d’ora, quindi ci siamo fatte aiutare ed abbiamo contribuito al massimo, fin dove possibile!

Come nasce l’idea di organizzare una corsa benefica? E cosa ci dobbiamo aspettare da questa prima edizione?

FRANCESCA: L’obiettivo principale del progetto Pink Ambassador è quello di mettersi a fare sport per ricominciare la propria vita dopo la malattia. Non bisogna avere già esperienza, si può partire da zero con gli allenamenti: il traguardo è arrivare a correre una mezza maratona entro sei mesi dall’inizio dell’allenamento! Sono grata alla corsa perché è un po’ quella cosa che ci unisce, e ciò che mi piace di questa iniziativa è che si corre individualmente, ma insieme. Ovviamente poi ognuno lo fa con i suoi tempi, ma la cosa più importante per noi è provarci! E’ anche per questo che abbiamo anche deciso di cambiare le caratteristiche normali di una corsa non competitiva: la partenza sarà unica, tutti insieme per richiamare senso di gruppo, e ciò che speriamo è di vedere un’ondata di magliette viola, nei luoghi di Patrizia: dove viveva, dove si allenava, dove ha passato la sua vita. Così, per ricordarla con il sorriso.

FEDERICA: La corsa, perché ci siamo conosciute grazie a questo fantastico sport. Poi però se ci penso meglio, ci tengo a specificare una cosa: noi diciamo corsa, ma in realtà non tutte noi corriamo, c’è chi anche alterna corsa e camminata, c’è chi invece cammina e basta… Ecco, più che una corsa, in realtà, è proprio una rinascita attraverso l’attività fisica e il movimento, lo stare insieme e il rinascere insieme. Ecco perché nella fattispecie questo evento per Patrizia è stato organizzato proprio come una “corsa-camminata”, perché non tutti correranno. Ci saranno due percorsi, uno da 6 km e uno da 12, per fare in modo che sia una corsa/camminata aperta veramente a tutti.

pink run

Quali sono i valori di Pink a cui vi sentite più legate e perché? 

FEDERICA: E’ una domanda difficile, sai che effettivamente non ci ho mai pensato? Credo che tra noi Pink non abbiamo mai affrontato l’argomento, in realtà.

Penso che il primo pilastro fondamentale del gruppo nasca da un bisogno forse un po’ individualista, un voler rinascere attraverso questo progetto. Ovvio che poi quando ti inserisci la tua visione cambia, perché sì rinasci grazie a te, ma in realtà e soprattutto grazie a tutte le altre. E’ legato al discorso che faceva prima Francesca: è vero che la corsa è uno sport individuale, ma in questa situazione sei sempre inserito in un gruppo, con energie di gruppo, con punti di vista di tante persone e con momenti di scambio di esperienze passate, presenti e future.

FRANCESCA: I valori che vedo io nel gruppo sono sicuramente la condivisione, il confronto e il sostegno; ma anche e soprattutto la fatica ed il sudore: gli allenamenti vanno affrontati con il nostro obiettivo in mente. Abbiamo un coach che ci tiene molto a noi tutte, lo prende davvero come un impegno! Quindi sì, è una fatica ed un sudore che però ti rendono orgogliosa.

Voi avete conosciuto Patrizia Signorelli? Se sì, avete un ricordo in particolare che vi lega a lei? 

FRANCESCA: Io non ho mai conosciuto di persona Patrizia, ma quando ho deciso di condividere sui social la scelta di diventare una Pink, lei mi ha scritto subito in privato raccontandomi la sua storia e il motivo per cui quell’anno non avrebbe potuto partecipare alla mezza maratona, e quindi ho avuto comunque la possibilità di parlarle un po’.

FEDERICA: La prima caratteristica di Patrizia che mi viene in mente è la sua risata, convinta e contagiosa, così bella che è difficile da dimenticare. Poi un episodio vissuto insieme: eravamo sul treno per andare alla mezza maratona di Roma, e lei era in panico perché nel momento dell’iscrizione aveva mandato un certificato medico sbagliato.  Ricordo che era tutto un “tram-tram” perché , durante l’arco del viaggio, chiamava casa per farsi andare a prendere il certificato medico giusto, per poi farselo inviare tramite fotografie e mostrarlo infine ai blocchi di partenza. Oppure anche gli allenamenti insieme: il primo anno eravamo circa una decina, quindi e partivamo praticamente tutte da zero, nessuno di noi aveva corso prima, quindi facevamo tutte una fatica e il coach ci riprendeva spesso.

Ogni Pink Runner ha una storia delicata alle spalle, per tutte voi che cosa ha significato, che cosa avete provato quando vi siete ritrovate insieme a fare sport? 

FRANCESCA: Quando ho iniziato il mio percorso con le Pink, l’anno scorso, sono arrivata in un gruppo che era effettivamente già formato. Non è stato semplicissimo all’inizio perché inizialmente non sei a conoscenza di certe dinamiche interne al gruppo (le famiglie delle tue compagne, gli aggiornamenti sul lavoro e cose così, molto semplici insomma), ma nel momento in cui io mi ritrovavo a correre con una due tre di loro al massimo, nella fase di riscaldamento, avevo la possibilità di parlare con loro e di conoscerle piano piano tutte. Con il passare del tempo ci siamo aperte le une con le altre: ora con loro riesco a parlare di cose di cui io non avevo mai parlato con nessun altro, perché sì, della malattia parlo con la mia famiglia, ma sento spesso di incutere paura. Non so come spiegarlo, ma è davvero difficile parlare della propria parte malata con qualcuno che non ha vissuto un’esperienza simile alla tua. Certo, noi cerchiamo di pensare sempre in positivo, però vediamo quello che è successo a Patrizia, quello che è successo ad altri pazienti: l’ansia ce l’abbiamo sempre… Con le altre è proprio proprio un capirsi senza dover parlare. Per la prima volta, non mi sono sentita più sola.

FEDERICA: Io sono sempre stata vicina allo sport, però questo è un gruppo un po’ diverso. La causa per cui tutte noi siamo entrate in questo gruppo è stata avere la “fortuna” di essere inciampate in un tumore, che non è qualcosa di leggerissimo, ecco. Quando ti capita qualcosa di così grande, anche solo fare gli esami del sangue è qualcosa che ti mette paura. Adesso anche l’acqua fredda potrebbe essere per noi un sintomo di qualcosa di molto più grande. Riusciamo semplicemente a capirci: la paura, se vissuta insieme, è meno pesante da vivere.

Perché è importante donare fondi per la ricerca sui tumori femminili? 

FRANCESCA: Noi abbiamo la fortuna di essere qui grazie alla ricerca ed ad un pizzico di fortuna. La ricerca ha fatto passi da gigante negli ultimi anni: pensiamo al tasso di sopravvivenza oggi di un tumore femminile rispetto a quindici anni fa! Siamo avanti, è chiaro, ma si può fare ancora di più. Ci sono tantissime donne che muoiono per tumori diagnosticati troppo tardi… Il nostro obiettivo è quello di continuare a raccogliere fondi per la ricerca: il ricavato che abbiamo raccolto lo scorso anno è stato donato ad una ricercatrice che cercherà di studiare le metastasi ossee, che sono il motivo per cui Patrizia ci ha lasciato. Tutti possiamo fare la nostra parte, il contributo di ognuno è fondamentale!

FEDERICA: Una cosa che mi sento di aggiungere è che spesso si ha l’idea che questo tipo di malattie colpisca chi ha uno stile di vita particolarmente trasgressivo o chi è a contatto con determinati materiali nel luogo di lavoro, cosa sbagliatissima, perché non è sempre così! Chiunque può essere colpito da una malattia del genere e le soluzioni a cui la medicina è arrivata finora sono grazie alla ricerca. Se non crediamo in questa cosa, come facciamo ad andare avanti? La salute è tutto e la prevenzione è tutto.

Per chi avesse piacere di sostenere la Fondazione Veronesi, come può fare? 

FRANCESCA: Basta cliccare sul pulsante “Dona Ora” sulla nostra pagina web di raccolta fondi.  Si può donare liberamente! Poi noi oltre a questa corsa l’anno scorso abbiamo già organizzato un altro evento, ci siamo fatte aiutare da un fotografo ed abbiamo creato una mostra itinerante, che stiamo portando un po’ in giro per la provincia: anche questo è un modo per sensibilizzare sul tema! Tutti gli eventi che facciamo hanno l’obiettivo di raccogliere fondi a sostegno della ricerca. Potete supportarci anche attraverso le nostre pagine Social (Facebook; Instagram), dove potrete venir sempre aggiornati su tutti gli eventi che che facciamo. L’anno scorso siamo riusciti a raccogliere intorno ai 10.000 euro, quest’anno a quella cifra siamo già arrivati quindi puntiamo ad arrivare sempre più lontano: per riuscire ad immaginare un mondo senza cancro. Perché noi ci crediamo, sempre.

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