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L'analisi

Sharon, i punti deboli della premeditazione: si riapre la pista dello ‘sbandato’? fotogallery

Le ultime notizie sul misterioso omicidio della 33enne tornano a puntare i riflettori sul degrado e il microcosmo criminale che satellita attorno a Terno d'Isola. Quali sono gli elementi a supporto di questa tesi

Terno d’Isola. Le ultime notizie sul misterioso omicidio di Sharon Verzeni tornano a puntare i riflettori sul degrado e il microcosmo criminale che satellita attorno a Terno d’Isola e in particolare a piazza VII Martiri: la piazza del paese in senso stretto, ma anche la piazza di spaccio, melting pot di gente poco raccomandabile richiamata dalla presenza della vicina stazione ferroviaria.

Il titolare di una pizzeria nei dintorni si è presentato spontaneamente in caserma a Calusco. Ai carabinieri ha raccontato che uno dei frequentatori della piazza non si vede più in giro dal giorno dopo l’omicidio. Si tratterebbe di un 35enne, che vivrebbe in un comune vicino ma frequenterebbe assiduamente Terno e la zona di via Castegnate, dove è stata uccisa Sharon. Avrebbe qualche piccolo precedente di polizia e sarebbe considerato un attaccabrighe. Una segnalazione, comunque, tutta da valutare e soppesare.

Resta il fatto che la pista dello ‘sbandato’ o del ‘violento’ non è mai stata abbandonata dagli inquirenti. E che gli stessi residenti (forse anche per ragioni di ‘convenienza’, stanchi di sentirsi “non al sicuro”) tendono ad accreditare particolarmente. “Dopo l’omicidio – domandano – tante facce sono sparite, come mai?”. Forse perché sanno qualcosa, forse per la sgradita e costante presenza in paese di media e forze dell’ordine. Forse perché sono andati altrove per motivi completamenti slegati dal delitto (è agosto e la gente si sposta).

Ma analizziamola un attimo, questa pista. Uno dei pochi fatti incontrovertibili di questa storia è che l’omicidio si è consumato verso l’1 di notte a pochi passi dalla piazza in questione, dove già in passato si sono verificati episodi di violenza, anche se mai così gravi. Un altro fatto è che i carabinieri, lo scorso 5 agosto, hanno sequestrato un box a quanto pare usato come dormitorio da qualche balordo della zona. E che una settimana dopo hanno arrestato un uomo che ci viveva dentro, trovato con addosso 30 grammi di cocaina. È stato giudicato estraneo all’omicidio, ma è la prova che la zona è davvero frequentata da soggetti poco raccomandabili, e che alcuni di loro usano anfratti di fortuna per nascondersi e sfuggire ai controlli.

Ammesso per un attimo che la pista da seguire sia questa, ci sono altri elementi che la supportano? Innanzitutto, chi poteva sapere che la via dove è stata uccisa Sharon non è coperta da telecamere? Forse proprio chi quella strada la vive, forse proprio chi è portato a prestare attenzione a queste cose perché abituato a commettere reati, piccoli o grandi che siano. E che quindi ha tutto l’interesse a sapere dove si trovano le telecamere, per non essere beccato.

 

A questo punto, però, vien da chiedersi: che cosa c’entra una persona del genere con la Sharon raccontata dai giornali? Una ragazza tranquilla, riservata, che non fumava e che non beveva, pronta a sposare il compagno con cui stava da tredici anni? Perché mai avrebbe dovuto farle del male? Gli inquirenti non hanno motivi per credere che la ragazza avesse qualche vizio segreto. Non sarebbe mai emerso, nemmeno dai racconti delle tante persone sentite in caserma, che hanno ormai superato il centinaio. Gli inquirenti sono in attesa dei test tossicologici sulla ragazza: “fatti più per scrupolo che per altro”, assicurano.

Altri elementi che fanno pensare che a uccidere Sharon sia stata una persona non così legata a lei, è il fatto che per pianificare un delitto del genere l’autore avrebbe dovuto avere un movente davvero forte (fino a prova contraria ancora sconosciuto) e studiare tutto nei minimi dettagli. Ma allora, perché darsi tanto da fare per poi lasciare Sharon in vita nonostante le quattro coltellate, dandole persino l’opportunità di chiamare il 112 e quindi di fornire informazioni utili alla sua identificazione? Dubbi leciti, che avvalorano questa tesi. Anche se tutto potrebbe cambiare, di nuovo, da un momento all’altro.

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