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Omicidio di casazza

Un pugno in volto e un bicchiere spaccato sulla nuca, così è morto Mykola: sospetto ancora in fuga fotogallery

Due arresti, ma all'appello manca un 32enne marocchino secondo chi indaga coinvolto direttamente nella rissa, verosimilmente scoppiata per futili motivi. Venerdì l'autopsia sul corpo della vittima

Casazza. Un pugno in faccia e un bicchiere di vetro rotto sulla nuca. Mykola Ivasiuk, 38 anni, ucraino, barcolla qualche istante prima di cadere rovinosamente sull’asfalto fuori dal Rosy bar di Casazza, un bar gestito da cinesi sulla Statale 42, in passato già chiuso dai carabinieri per motivi di ordine pubblico. Ha la parte sinistra del volto completamente insanguinata, gli occhi sbarrati e il respiro quasi impercettibile.

Uno dei suoi aggressori, un 29enne di origine calabrese con precedenti, nonostante l’alcol in circolo forse capisce di averla combinata grossa. È proprio lui – secondo gli inquirenti reo di aver sferrato quel violento pugno – a chiamare il 118 e ad essere fermato sulla scena del delitto dai carabinieri, mentre il 32enne marocchino che avrebbe colpito Ivasiuk con il bicchiere si è già dileguato, secondo chi indaga spalleggiato da un altro dei presenti, un 46enne di Spinone al Lago. Per i primi due, al momento, l’accusa è di omicidio, per il terzo è di favoreggiamento per avere prestato l’auto al fuggitivo.

 

Omicidio a Casazza

 

 

Mykola Ivasiuk non si riprenderà più, morirà lì nonostante i tentativi dei sanitari per rianimarlo. Cosa abbia fatto per “meritarsi” una fine del genere, non è chiaro. A quanto pare, i protagonisti di questa cruda vicenda si conoscevano tutti. Il litigio – è l’ipotesi su cui lavorano carabinieri di Clusone, coordinati dal neo arrivato tenente Maurizio Guadalupi – sarebbe scoppiato per futili motivi e poi degenerato in un’assurda e fulminea escalation di violenza, forse favorita dall’alcol e ripresa dalle telecamere del bar. “Ero dietro al bancone, non mi sono accorta di nulla”, assicura la titolare senza aggiungere nulla di significativo. Dice di conoscere di vista Mykola e il calabrese, non il senza fissa dimora marocchino tutt’ora ricercato dai carabinieri. Senza documenti e, probabilmente, senza grandi somme di denaro a disposizione, la sua latitanza rischia di avere le ore contate.

Da quanto appreso, Mykola Ivasiuk, originario di Leopoli, si era trasferito in Italia nove anni fa. In Ucraina ha una figlia di 16 anni, nata da una relazione poi terminata con una donna che vive in Polonia. A Bergamo sbancava il lunario un po’ come badante, un po’ nel settore ortofrutticolo. Così dicono le persone che lo conoscevano, come il fratello Nazar, che per soffocare il nervosismo fuma una sigaretta dietro l’altra: “Devo sapere chi è stato a fargli questo”, ripete. E sua mamma, Maria: “Mykola era un ragazzo tranquillo, ma quando si alterava era meglio lasciarlo stare”. La vittima abitava a Casazza, in una palazzina proprio di fronte al Rosy bar. Venerdì 23 agosto l’autopsia sulla salma sarà eseguita all’ospedale Papa Giovanni dal medico legale Matteo Marchesi. Servirà a chiarire cosa ha determinato la morte del 38enne: se il violento pugno in faccia, se la “bicchierata” alla nuca o la caduta a terra. O, forse, l’insieme di tutte e tre le cose.

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