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Il racconto

Omicidio di Sharon, sotto la lente dei carabinieri anche dei box occupati a Capriate fotogallery

Parla il proprietario di un garage nel quale bivaccavano alcuni immigrati, tra cui quello immortalato nella foto segnaletica che gira sui social

Capriate San Gervasio. Sotto la lente degli inquirenti che stanno indagando per cercare di risalire al responsabile della morte di Sharon Verzeni, ci sono diversi garage della zona di Terno d’Isola. Uno di questi, che si trova in via Castegnate, la strada dove la 33enne è stata accoltellata, è stato posto sotto sequestro e sarà passato al setaccio dai Ris di Parma a caccia di elementi potenzialmente riconducibili alla vittima.

Ma sono diversi i box che a Terno e nei paesi limitrofi vengono occupati da stranieri senza fissa dimora. Lì ci dormono, si ritrovano, ci tengono i loro effetti personali e, a volte, merce rubata e sostanze stupefacenti.

Uno di questi è in via Carlo Pezzi a Capriate San Gervasio, appena fuori dal casello autostradale, dietro all’ex hotel Cabina. Il proprietario si è accorto di avere “ospiti” alla fine dello scorso anno. Uno di loro, ne è sicuro, era il nordafricano immortalato in una foto segnaletica che sta girando sui social e che potrebbe in qualche modo essere coinvolto nel giallo sulla morte di Sharon. Diverse le segnalazioni arrivate ai carabinieri rispetto alla presenza dell’uomo sul luogo del delitto la mattina successiva all’aggressione.

“È successo che un giorno, mentre tornavo dal lavoro, una vicina di casa si è affacciata alla finestra e mi ha detto che alcune persone andavano e venivano da un garage del condominio. Ho capito dopo che si trattava del mio, anche perché io ne utilizzo un altro, quello era vuoto e non lo aprivo da tempo”, racconta il condomino.

 

 

Dopo essersi accertato dell’andirivieni sospetto, sempre tenendosi a debita distanza, il proprietario del box si è rivolto ai carabinieri e con loro, il pomeriggio, ha aperto la saracinesca: “La serratura era forzata, non c’era nessuno, ma dentro abbiamo trovato di tutto: due materassi, cocaina, bottiglie usate per fumare stupefacenti, cellulari, biciclette. La sera i militari sono tornati, hanno portato in caserma gli occupanti ed io ho chiesto cosa dovevo farne di tutto ciò che c’era dentro. Mi hanno risposto che non potevo toccare nulla perché non era roba mia. Ho cambiato la serratura, ma uno o due giorni dopo l’hanno forzata nuovamente e sono tornati a bivaccare nel mio garage. E ho anche trovato la mia auto con la portiera danneggiata con un piede di porco”.

Così il proprietario è tornato in caserma ed ha scoperto che, se avesse fatto denuncia, sarebbe partito un procedimento che lo avrebbe coinvolto in quanto parte offesa: “A quel punto ho scelto di non fare nulla. Il garage fortunatamente non mi serve, ne ho altri due. Ho un figlio giovane, che la sera torna a casa tardi e sinceramente ci vogliamo tutelare, non vogliamo più problemi di quelli che già abbiamo”.

In seguito all’omicidio di Sharon Verzeni, lo scorso 1 agosto i carabinieri sono arrivati in via Pezzi ed hanno perquisito il box di una residente dello stesso stabile in cui vive l’uomo, ma non il suo. Lo hanno chiamato martedì 6 agosto per chiedere informazioni rispetto alla situazione attuale del garage. “Da quando hanno accoltellato la ragazza io qui non ho più visto nessuno”, dichiara.

E l’uomo della foto segnaletica? “Quando mi hanno mandato l’immagine ero in vacanza. Mi sembrava un viso famigliare, poi ho collegato che si trattava di uno di quelli che dormivano nel mio box ma sinceramente non so che fine abbia fatto”.

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