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Giovedì 8 agosto

La Rete bergamasca contro la violenza di genere in piazza per Sharon

L'appuntamento è per le 18.30, a Bergamo, in Largo Rezzara. Sono oltre 1000 le telefonate che arrivano ogni anno e l'ultimo centro inaugurato è proprio a Terno d'Isola

Bergamo. La Rete bergamasca contro la violenza di genere scenderà in piazza a Bergamo giovedì 8 agosto, in memoria di Sharon Verzeni, la 33enne assassinata nella notte tra lunedì 29 e martedì 30 luglio.

Un appuntamento consueto, quello del movimento a difesa e tutela delle violenze subìte dalle donne: ogni mese, infatti, si alza una voce sola, quella contro i soprusi e i maltrattamenti. E questa volta, la chiamata a raccolta è tutta per la giovane ammazzata da un assassino che, per ora, non ha ancora un nome e un volto. Il tam tam della community arriva anche a mezzo social, con l’invito di darsi appuntamento alle 18.30 in Largo Rezzara.  

“Siamo scossi e attoniti per questo fatto su cui ancora è tutto da capire – fanno sapere dall’associazione -. Non ci azzardiamo ancora a definire ‘femminicidio’ questo brutale e sconvolgente assassinio; ci spingiamo però a dire che, se risulterà essere tale, in qualche modo potremo dire ‘lo sapevamo già’, la stessa frase che molte persone pensarono e affermarono quando venne trovato il corpo senza vita di Giulia Cecchettin, ammazzata dall’ex-fidanzato”.

 

Sharon Verzeni

 

Un presidio che, come tutti gli altri, vedrà esposte delle sagome fucsia a forma di donna, ognuna delle quali rappresenta un mese dell’anno e sulle quali vengono riportati i nomi delle vittime di femminicidio: arrivati all’ottavo mese del 2024 sono quasi sessanta in Italia.

“Purtroppo – prosegue l’appello apparso sui social – ancora oggi per le donne è pericoloso girare da sole per strada e ancora troppo spesso a togliere la vita è la violenza maschile; già questa è un’ingiustizia, una limitazione della libertà e quindi una forma di violenza di genere, di cui la società dovrebbe farsi carico e quindi prendersi cura”.

La Rete racconta di come i centri antiviolenza siano sempre più attivi, volti a prevenire situazioni dalle quali, se troppo tardi, è impossibile trovare una via d’uscita. L’obiettivo principale è chiaro: “Ogni donna – come recitato nel sito di ‘Aiutodonna’ – ha il diritto di essere ascoltata, rispettata, creduta, stimata per le proprie qualità, libera dalla violenza in tutte le sue forme. Questo desiderio trova spesso ostacoli in ogni forma di maltrattamento e violenza e nella cultura dominante non tesa alla reale qualità della vita di ogni singola persona”. Un servizio prezioso, che si avvale dei principi di riservatezza, segretezza, anonimato, uguaglianza, gratuità e centralità della donna.

In Bergamasca si contano ben 13 tra sportelli e spazi d’ascolto, l’ultimo dei quali, inaugurato nel 2019, nella zona dell’Isola e ha sede proprio a Terno, dove Sharon è stata trovata senza vita.

I numeri sono preoccupanti. Stando ai dati forniti, le chiamate delle donne in cerca di aiuto sono in notevole aumento: si parla di 927 nel 2021, 983 nel 2022, mentre arrivano a quota 1.029 le telefonate nel 2023. Solo la zona relativa alla Val Brembana, Valle Imagna e Villa d’Almè ha avuto un lieve decremento (di sole 4 unità tra il 2022 e il 2023), mentre, per tutte le altre la cifra lievita e non sembra sicuramente volersi fermare: nel territorio relativo a Bergamo e Dalmine si supera quota 300, mentre nel Distretto Bergamo Est si registra un aumento di oltre 60 unità in soli 2 anni.

“Le nuove chiamate ai Centri antiviolenza di città e provincia dall’inizio del 2024 sono invece più di 760: solo nel mese di luglio sono state oltre 100 – conclude la nota -. Cifre che danno l’idea di quanto il fenomeno della violenza di genere sia diffuso, a cui si aggiungono i casi che già vengono seguiti dai Centri e le chiamate e/o rilevazioni a carico di ospedali, forze dell’ordine, sportelli di ascolto”.

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