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Leffe

Ucciso dal tir in retromarcia: “Quella via è pericolosa, esposti e raccolte firme già 30 anni fa” fotogallery

Giuseppe Bosio, 75 anni, è morto il 26 luglio dopo essere stato travolto da un camion in via Chiesa. I residenti: "Tragedia annunciata". Il sindaco: "Strada stretta e frequentata da mezzi pesanti, ma mai disgrazie così"

Leffe. Il primo esposto, con tanto di firme allegate, è datato 26 maggio 1986. Lo conservano ancora alcuni residenti di via Damiano Chiesa a Leffe. Gli stessi che ora, dopo la tragedia costata la vita al 75enne Giuseppe Bosio, pensano sia arrivata l’ora di tirare fuori quei documenti dal cassetto.

Già trent’anni fa, in una raccomandata inviata al sindaco e alle forze dell’ordine, gli abitanti parlavano di “inconvenienti in ordine alla sicurezza collettiva” e “intralcio alla libera circolazione”. Ce l’avevano soprattutto con i furgoni che caricavano e scaricavano le merci, spesso “ostruendo completamente la via”. Oggi, dicono, non è cambiato nulla. “Anzi, la situazione è peggiorata, visto che ci è scappato pure il morto”. Questo, nonostante le segnalazioni fatte in passato. Tante, assicurano. “L’ultima tre o quattro anni fa”.

Bosio, ultimo di 13 fratelli e sorelle, abitava a Peia Bassa, ma era molto conosciuto anche a Leffe. Venerdì scorso (26 luglio) poco prima delle 10.30, camminava vicino ai cancelli della Warmor, marchio del gruppo tessile Pezzoli. Il camion della ditta, guidato da un 52enne del paese, stava facendo una manovra in retromarcia. Da quanto ricostruito dai carabinieri di Clusone, l’autista non avrebbe visto il 75enne che si trovava proprio al centro del lato posteriore del tir. È probabile che lo stesso Bosio non si sia accorto di nulla: il mezzo lo ha travolto e per lui non c’è stato nulla da fare, nonostante l’intervento del 118.

Nessuno dei residenti vuole esporsi in prima persona, ma il senso della loro segnalazione è chiaro: “Spesso i camion devono andare in retromarcia per circa 60 metri, fino al punto di carico e scarico merci. Una manovra – sostengono – che ripetono anche dieci volte al giorno”. Una manovra che definiscono “rischiosa”, in una via stretta e dove la visibilità non è poi così ampia. C’è chi si è visto divelto il muro di cinta e chi si è visto abbattere il cancello di casa. “Prima o poi – concludono – qualcosa di grave doveva succedere”.

Senza dubbio, trent’anni fa Marco Gallizioli non era ancora sindaco di Leffe. “Vagliamo tutte le segnalazioni che ci arrivano – dice -. Su quella zona c’è anche il problema dei miasmi e siamo intervenuti creando un comitato e interpellando gli enti competenti”. I residenti fanno sapere che sì, c’è anche l’antipatica questione degli odori molesti, ma qui si parla di sicurezza e viabilità. “La strada è stretta – ammette senza problemi il primo cittadino – ed è spesso frequentata da mezzi pesanti. Verificheremo le segnalazione dei residenti per capire se ci sono dei margini di intervento, anche se l’azienda è lì da tanti anni e in quel punto non ricordo altre disgrazie”. Contattata, la Warmor ha preferito non rilasciare dichiarazioni.

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