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La storia

Il sogno olimpico di Giorgio Remuzzi: in bici fino a Parigi per la gara di ciclismo

Il 31enne bergamasco è partito da Torino il 24 luglio e punta ad arrivare nella capitale francese entro il 3 agosto: “Ma non chiamatela impresa”

Giorgio Remuzzi ha 31 anni, è di Bergamo e ha un obiettivo: arrivare fino a Parigi, per assistere alla gara in linea di ciclismo su strada delle Olimpiadi in programma il 3 agosto. Ma non ci vuole arrivare in treno, o in aereo o in macchina, bensì in bicicletta. È partito da Torino il 24 luglio e da una settimana sta pedalando sulle strade italiane (poche) e francesi (tante), macinando decine di miglia quotidianamente per coprire nel giro di 10 giorni gli 800 chilometri che separano la città che ha chiamato “casa” negli ultimi 5 anni e la capitale francese, sede dei Giochi.

Nel capoluogo piemontese ci è arrivato (e ci è rimasto) per ragioni professionali, ma Giorgio è bergamasco. Da settembre tornerà nella sua terra per iniziare un nuovo lavoro nell’ambito del marketing sportivo, dopo aver terminato l’ultima esperienza ormai un mese fa. Doveva trovare un modo per impiegare i due mesi liberi, di transizione, o “ferie forzate”, come le definisce ironicamente.

Non ha mai pedalato a livello professionale, anzi, la sua vita à stata soprattutto all’insegna del pallone: a Torino ha giocato nella Sisport, a Bergamo nella Polisportiva Bergamo Alta. Ha segnato quasi 100 gol in ambito FIGC: “Ora sono a 97, raggiungerò la tripla cifra con la Polisportiva dei Colli con cui giocherò a partire da settembre”.

 

Giorgio Remuzzi
Al Lac du Bourget

 

L’amore per la bicicletta, però, ha sempre accompagnato Giorgio, soprattutto grazie alle biografie sportive: leggere ‘Pantani era un Dio’ di Marco Pastonesi lo ha fatto innamorare delle due ruote, ‘La strada del coraggio’ gli ha fatto conoscere il mito di Gino Bartali, la sua icona sportiva.

La passione del cicloturismo invece l’ha ereditata dai genitori: “Quando ero piccolo andammo in vacanza in Olanda in bicicletta con tutta la famiglia. Mi piacque tantissimo”. Così a 18 anni ha deciso di fare il primo viaggio da solo: da Bergamo a Livorno, passando per la Liguria. Una settimana sui pedali prima di prendere il traghetto per la Sardegna e farsi una vacanza più… rilassante. “Ero da solo con la mia bici e i miei bagagli”. L’anno dopo ha trascorso un mese e mezzo sul confine dell’Olanda, di nuovo. “Poi tra studio e lavoro non ho più avuto il tempo”, spiega. Poi sono arrivati altri due mesi liberi, al momento giusto. Dieci anni dopo l’ultimo viaggio. “Mi sono detto: è destino, devo andare a Parigi”.

Lo sport e le Olimpiadi d’altronde scandiscono la vita di Giorgio, che però non ha mai avuto la possibilità di assisterne ad un’edizione dei Giochi: “A Londra nel 2012 non sono stato ed era l’unica ‘abbordabile’ per ragioni geografiche. Volevo trovare un modo di andare a Tokyo 2020, ma poi è scoppiata la pandemia. Questa era la prima alla quale avrei potuto assistere”. E c’è anche un fattore ‘ideale’: “Quando mi sono diplomato alla Scuola Holden ho portato come progetto finale ‘Sport&TheCity’: un progetto di cityimaging volto a trasformare le nostre città in luoghi in cui fare sport. Questa Olimpiade si è posta l’obiettivo di non sprecare risorse nella costruzione di infrastrutture nuove, ma creare i campi da gioco in mezzo alla città, come il beach volley sotto la Tour Eiffel, il nuoto nella Senna, l’ippica a Versailles. È quello che avevo immaginato io nel 2021: non posso non esserci”.

A quel punto, il problema: come arrivarci? Una sola risposta possibile: in bici. “Dà un senso di libertà unico e non devi pagare per farla muovere”, sottolinea. A maggior ragione considerando i costi proibitivi di treni e aerei. Ha trovato un appoggio per qualche notte da una vecchia amica francese, Cecilia, coinquilina durante i suoi tempi a Savona per l’università. E dunque via da Torino, dove ha trascorso l’ultima notte prima della partenza: tornerà direttamente a Bergamo, ma in treno o in aereo: “Non credo me la sentirò di tornare ancora pedalando…”, ammette.

 

Giorgio Remuzzi
La bici di Giorgio sulle colline della Bourgogne

 

Si tratta a suo modo di una piccola impresa, anche se non vuole che venga definita tale: “Preferisco parlare di vacanza ecosostenibile, di uno splendido viaggio inseguendo il sogno delle Olimpiadi. Non penso sia un’impresa sportiva perché ho molto rispetto per gli atleti e chi realizza vere imprese: non ho pressioni di nessun tipo e nemmeno avversari, non ho competizione. Le imprese sono altre: Pogacar che vince Giro e Tour, oppure Russ Cook che ha percorso tutta la costa ovest dell’africa di corsa”.

Giorgio invece va avanti a suon di chilometri pedalati: alcuni giorni arriva a 100, in altri si ferma a 70. Alcuni giorni affronta dislivelli anche di 2.000 metri, altre volte si gode la pianura. Decide le tappe al momento, senza porsi limiti. Vivendo anche imprevisti, come quando sul Moncenisio, a 2.500 metri d’altitudine al confine tra Italia e Francia, si è ritrovato a pedalare in mezzo a una cinquantina di mucche che occupavano la strada: “Io facevo ‘muuu’ e loro mi rispondevano!Sembrano cose banali, ma quante volte nella vita normale capita qualcosa del genere?”.

Parigi ormai dista solo 200 chilometri, da coprire negli ultimi tre giorni: il sogno olimpico di Giorgio è vicino a realizzarsi.

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