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La reazione

Omicidio Bonomelli, il figlio Emanuele: “In questi due anni mai un messaggio di scuse”

Dopo la sentenza di condanna dei 4 autori dell'omicidio dell'imprenditore 80enne: "Ho presenziato ad ogni udienza per rispetto nei confronti di mio padre"

Entratico. Non ha mai saltato un’udienza Emanuele Bonomelli, figlio dell’imprenditore Angelo, morto in un parcheggio di Entratico dopo essere stato narcotizzato, rapinato e abbandonato incosciente nell’abitacolo della sua auto. “Lo dovevo a mio padre”, ha spiegato.

Al termine dell’ultima udienza, durante la quale la Corte d’Assise ha condannato i quattro autori dell’omicidio, Emanuele esce dal tribunale accompagnato dall’avvocatessa Raffella Sonzogni, che lo ha assistito nella costituzione di parte civile.

“Direi che giustizia è stata fatta, ma non posso dirmi soddisfatto, non è la parola corretta. Non si può morire così”, dichiara Bonomelli, visibilmente emozionato. “Non ho mai ricevuto delle scuse da parte di chi ha ucciso mio padre, mai un messaggio alla famiglia, una lettera o altro. Nulla di nulla”, dice amareggiato.

Sorride solo quando ricorda suo padre, un uomo che, nonostante i suoi 80 anni, era ancora pieno di spirito: “Papà era un uomo forte, che vedeva sempre il lato positivo della vita e delle persone. A volte si fidava troppo, ma lui era così, era energico, aveva una grande personalità e non meritava una fine del genere”.

L’avvocato Sonzogni conosceva la famiglia da anni e ricorda tutta la vitalità dell’imprenditore: “Con lui in determinate occasioni ho anche discusso. Ti ascoltava, ma poi rimaneva della sua idea. Era un uomo molto determinato ma era anche simpatico, un vero portento”.

Lo dimostra l’impero che era riuscito a creare e che spaziava dalla rinomata impresa di pompe funebri, al mondo del benessere con il rilancio delle terme di Sant’Omobono e la naturopatia. Ed è proprio qui che si è insinuato Matteo Gherardi, il 28enne considerato la mente della rapina sfociata poi in omicidio. I due si erano conosciuti al bar Sintony di Entratico e il giovane si era proposto di aiutarlo a rilanciare la Villa Ortensie, del quale Bonomelli era diventato proprietario.

L’imprenditore era anche andato a casa di Matteo, dove aveva conosciuto la compagna Jasmine Gervasoni e il padre Luigi Rodolfo Gherardi. Qui aveva registrato dei video nei quali spiegava il beneficio derivante dall’utilizzo di alcuni prodotti naturali per massaggi e cataplasmi. E proprio sfruttando questo suo interesse è riuscito ad attirarlo al bar la sera dell’8 novembre 2022. Lo ha chiamato dicendogli che un suo amico aveva male ad una spalla e necessitava di un massaggio e di impacchi.

Poi aveva chiamato Omar Poretti e gli aveva detto di raggiungerlo al bar fingendo di avere una spalla dolente. Jasmine e Rodolfo sarebbero andati a prenderlo a casa. Arrivati sul posto, Matteo aveva raggiunto Omar e gli aveva consegnato un boccettino di Rivotril, dicendogli di versarlo nel caffè di Bonomelli. Così aveva fatto e, in attesa che il farmaco facesse effetto, si era fatto controllare il braccio dall’anziano. Poi l’80enne, stordito dall’ansiolitico, aveva man mano perso i sensi ed era stato abbandonato in auto nel parcheggio dove, dopo essere stato rapinato, nella notte aveva trovato la morte.

 

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