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Bergamo chiama Europa

L'analisi

Europa, poche idee e confuse nel voto pro e contro Ursula von der Leyen

Cosa è successo e cosa è cambiato dopo la scelta a Bruxelles, con il partito di Giorgia Meloni, Presidente del Consiglio, che ha votato contro

Partiamo dalle affermazioni dei parlamentari europei eletti e residenti a Bergamo. Giorgio Gori (PD) ha commentato “ha vinto pragmatismo e continuità”; Lara Magoni (FdI) , che ha votato contro “perché ha vinto la nostra coerenza”. Affermazioni che non soddisfano gli elettori, forse perché date “ a caldo” dopo un epilogo, definito da molti analisti ,imprevisto. Ci sono tre aspetti: la contingenza istituzionale, i contenuti, infine una prospettiva politica di lungo termine. La situazione di Francia e Germania è nota. La destra francese vincitrice alle europee, ha trovato un grande ostacolo nella grande coalizione contraria, incapace quest’ultima di creare un’alternativa chiara e vedremo che cosa riuscirà a fare MacronScholz subisce l’indebolimento dell’economia tedesca e anche in Germania i risultati elettorali non sono stati soddisfacenti, I popolari rimangono il partito più importante. E’ chiaro che in queste condizioni creare altri elementi di tensione sarebbe deleterio, così chiedono per l’istituzione Commissione  la conferma di Ursula.

L’occasione quindi era d’oro per fare definitivamente legittimare una posizione del governo italiano sul piano istituzionale, sensibile alle istanze conservatrici sulle riforme legate al green deal (rallentamento dei tempi, neutralità tecnologica) e ai migranti (viste le aperture della Presidente della Commissione), confermando un percorso sicuramente atlantista , ma anche meno negativo sull’europeismo dei primi venti mesi di governo rispetto all’euroscetticismo passato. Invece no, incurante del momento istituzionale. la premier ha lasciato che i suoi preferissero Orban, Le Pen e Salvini. Quest’ultimo poi si è distinto per l’affermazione “con i socialisti mai” confondendo da un lato la polemica ideologica con il momento istituzionale, sicuramente autoescludendosi dal tavolo per sempre.

Alla premier andrebbe ricordato il vecchio adagio inglese: “If you are not at the table, you are on the menu”, se non sei al tavolo finisci nel menu. Così siamo finiti con gli amici di Putin in un momento così delicato in politica estera , con gli USA nelle condizioni che sappiamo. Il fatto che sia stato un errore lo dimostra una lunga intervista successiva al voto della Presidente del Consiglio al Corriere della Sera, piena di distinguo , ma che lascia questa sensazione: la trattativa italiana per un commissario di peso assomiglia a quella precedente per la non approvazione del MES (senza aver ottenuto nulla). Una dinamica a “umma-umma” che non piace , quel dire le cose a metà, così tipico della nostra politica ma così lontano dall’assetto istituzionale europeo di oggi.

Per quanto riguarda i contenuti la battaglia nel Parlamento europeo si fa dossier per dossier: quindi il fatto di essere parte del tavolo della Commissione , che al momento raccoglie le opinioni dei vari paesi, non pregiudica l’azione parlamentare. In considerazione poi che Tajani, nostro Ministro degli Esteri, e Forza Italia si sono espressi a favore della presidente di Commissione uscente crea anche problemi interni al governo, spaccato in due. Una grande confusione insomma. Più che coerenza si direbbe “incoerenza”: rispetto al percorso politico fatto finora, rispetto all’interesse dell’Italia, dei valori atlantisti, del peso dell’Italia nel contesto europeo. Ad oggi sembriamo più emarginati di prima.

Non tutto è perduto perché l’Italia è un grande paese. La tragedia sarebbe se la scelta fosse dettata da un richiamo sovranista e populista, perché il vento di destra sta facendo il suo giro. E’ sulle istanze degli elettori di destra che la parola “continuità”, usata da Gori, andrebbe usata con maggiore prudenza. L’espressione usata da Mario Draghi nel suo rapporto sulla competitività è stata: “cambiamento radicale”, ma di che cosa?

Prima di tutto la revisione dei Trattati e della governance; poi una maggiore attenzione a non confondere il giusto focus sui temi della concorrenza con la necessità, in alcuni settori, di avere dei “campioni” in grado di competere a livello mondiale con i giganti americani e cinesi; la necessità immediata di promuovere un mercato unico sempre più forte in particolare per energia e capitale; costruire la difesa comune; attrarre risorse finanziarie per investimenti, pubblici e anche privati, da altre parti del mondo per la crescita e il sostegno di queste riforme, senza dover sacrificare l’impostazione sociale europea (Francesco Giavazzi stimava qualche giorno fa una cifra di almeno 700 milardi all’anno, tagliando gli investimenti europei all’estero per altri 300 circa), organizzare i flussi di migrazione in funzione delle necessità di ripopolamento del continente. Anche se molti di questi temi erano nel discorso di Ursula va del Leyen al Parlamento europeo, ci si aspettava meno normalità e qualche colpo d’ala per uscire dalla matassa ingarbugliata.

E’ il momento di rispondere alle paure degli elettori di destra con una voglia di cambiare, di assumere iniziative più riformatrici se non rivoluzionarie, per migliorare la vita di tutti, ma in particolare la loro. Di certa coerenza e di certa continuità non ci importa davvero nulla.

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