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I dati

Fiumi, laghi e piscine, morti che si possono evitare: “Quest’anno bollettino di guerra” fotogallery

Tuffi fatali, ma anche tragedie e infortuni mortali sul lavoro: "Ogni anno 8-10 vittime solo tra Bergamo e Brescia". Sabato 20 luglio, l'utimo cadavere ripescato nel fiume Serio

In giornate come queste, il caldo fa da padrone. Cresce la voglia di una ‘rinfrescata’ e anche quella di un tuffo, com’è giusto che sia. Tanti raggiungono le sponde dei nostri fiumi per un po’di sano relax, ma occhio a sottovalutare troppo questi luoghi di pace.

Secondo i dati comunicati da Sima (Società Italiana di Medicina Ambientale), ammontano a 400 i morti per annegamento ogni anno in Italia, 22 dal mese di giugno ad oggi, per una media di quasi una vittima ogni due giorni.

La provincia di Bergamo non è immune sotto questo punto di vista. Basti pensare al tuffo costato la vita al trentunenne romeno Daniel Olaru l’11 luglio a Brembate. Senza andare troppo lontano due giorni prima, a Cassano d’Adda, un bagno è stato fatale a Hossam Abdelhamid, 25enne originario dell’Egitto scomparso nelle acque del Canale Muzza. A giugno, un 32enne aveva rischiato di annegare nel Serio a Nembro.

Secondo una stima dell’Oms (Organizzazione Mondiale della Sanità), sono oltre 2,5 milioni i casi di annegamento nell’ultimo decennio e la fascia di età più colpita è quella tra uno e quattro anni, seguita dai bambini compresi tra i cinque e i nove anni d’età. L’episodio che quest’anno ha destato forse più clamore è quello dell’undicenne di Caravaggio Fatou Sarr, annegata lo scorso 17 giugno in piscina a Inzago durante una gita con il Cre del paese.

Conoscere i potenziali pericoli dei luoghi che si frequentano è necessario. A tal proposito, i Sommozzatori volontari di Treviglio da sempre promuovono alcune regole semplici e precise da seguire per prevenire gli inconvenienti. “Non bisogna mai sottovalutare o dare per scontato nulla – mette subito in chiaro il loro presidente, Giacomo Passera -. Quella che può sembrare acqua bassa, magari, nasconde un dislivello a un passo e la corrente non va mai affrontata. Tra le regole che ripetiamo sempre c’è quella di indossare sandali, per ridurre il rischio di tagliarsi con ferraglie e vetri depositati sul fondo, oppure non camminare sui sassi in acqua per evitare scivolate improvvise, ma anche non entrare in acqua dopo aver mangiato, bevuto alcolici o quando si è troppo accaldati”. Il rischio di idrocuzione, in questo caso, è dietro l’angolo: un rischio potenzialmente mortale.

 

Ogni anno, stima Passera, si contano tra le 8 e le 10 vittime soltanto nelle province di Bergamo e Brescia, dove operano i sommozzatori di Treviglio. “Quest’anno – commenta secco – è un bollettino di guerra”. Tra annegamenti e, purtroppo, anche incidenti sul lavoro (come quello costato la vita al tecnico di Paladina Claudio Togni) e gesti volontari estremi. Ma questa è un’altra storia. Solo ultimo in ordine temporale, l’uomo, la cui identità è ancora sconosciuta, trovato nella mattinata di sabato 20 luglio nel fiume Serio. 

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