Bergamo. Una persona “seria”, una qualità che ha preso dal padre bergamasco, ma “alla buona”, qualcosa che crede di avere ereditato dalla parte napoletana della famiglia. Luca Messi, famoso pugile di Ponte San Pietro, si è raccontato a “I venerdì dello Studio Bnc“ in un’intervista a tutto tondo che ha spaziato dalla sua scintillante carriera sportiva all’incontro con il lontano parente Lionel, attraversando la drammatica esperienza vissuta l’11 settembre 2001 a New York e l’impegno politico che lo ha visto scendere in campo con le candidature in Regione e alle Comunali prima di Ponte e poi di Bergamo.
Professionista dal 1998 al 2015, la sua passione per la boxe è nata sul divano di casa, con le immagini delle imprese di Rocky Balboa che scorrevano in tv (“Rimasi estasiato, Rocky è l’esempio di un atleta partito dalla strada con un sogno per giocarsi il titolo mondiale in America”). Dalla palestra Bergamo Boxe (“All’epoca si trovava dentro allo stadio dell’Atalanta”) alla conquista di numerosi titoli nazionali e intercontinentali, in una carriera in cui si sono succedute grandi vittorie e cocenti sconfitte che hanno contribuito a rendere il classe ’75 la persona che è oggi.
Perchè, usando le sue parole, “il ring è veramente metafora di ciò che succede nella vita, dove ci sono momenti felici e momenti duri, momenti in cui metti il ginocchio per terra e ti trovi sdraiato. Il pugilato insegna che bisogna sempre rialzarsi e ripartire per rimediare al ko: quando il pugile scende dal ring applica questa filosofia alla sua vita”.
I trisnonni di Messi erano originari di Recanati nelle Marche, esattamente come quelli di Lionel, che ha avuto la fortuna di incontrare a Milano nel marzo del 2012 prima di una partita di Champions tra il suo Barcellona e il Milan (“Una chiacchierata amichevole, era incuriosito dalla mia disciplina e mi ha fatto un sacco di domande”).
Il pugile si trovava a New York l’11 settembre 2001, un’esperienza tragica di cui fa ancora fatica a parlare: “Fatico a descrivere quello che ho visto: nella mia mente credevo di essere in un film, non pensavo stesse succedendo davvero. Dormivo nel New Jersey ma avevo davanti le Twin Towers: non ho visto il primo aereo arrivare, ma quando la notizia iniziò a diffondersi ci mettemmo a guardare e vedemmo il secondo velivolo scontrarsi contro la torre. A casa piansi delle ore, la mia mente non resse una tragedia immane”.
L’intervista completa a Luca Messi:
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