Bergamo. Gambe scoperte, un fiocco nero in testa e una coda di capelli blu: Loredana Bertè ci insegna che lo stile è una questione di personalità, che nel suo caso fa rima con estro e sensibilità.
Il tour estivo della rocker più amata della musica italiana ha fatto tappa in città. “Ribelle”, il titolo della tournée, calza a pennello con la storia di Loredana, tra le poche artiste, che vantano il nome di “diva”, capace di essere moderna, nel cuore delle generazioni che la ricordano per “Dedicato” e di quelle che la seguono grazie ai più recenti successi radiofonici.
Del resto, c’è posto per tutti ai concerti di Loredana Bertè. Impossibile non rimanere travolti dal ritmo, dai colori, dalle movenze dell’artista sul palco, che, oggi come un tempo, comunica con tutto il corpo.
Per la data bergamasca Bertè ha deciso di iniziare con il brano “Jazz”, seguito da “Il mare d’inverno”. La serata si è rivelata un turbinio di emozioni.
Tra i momenti più intensi: il medley che ha unito “Mi manchi” e “Da queste parti stanotte”; l’esecuzione di “J’adore Venise”, brano sensuale e misterioso scritto da Ivano Fossati per la rocker; l’interpretazione di “Zona venerdì”, canzone dedicata alla sorella Mia Martini contenuta nell’album “Decisamente Loredana” (1997). “Il 12 maggio 1995 era un venerdì, quel giorno moriva mia sorella”, dice Bertè dal palco.
Per la cantante non esistono filtri, ma solo una dirompente naturalezza. Quella che le ha fatto notare un bambino tra il pubblico ed esclamare: “e tu chi sei amore?! Bravo, la mamma ti sta svezzando bene”. La stessa con cui ha precisato “non sono mica una sciuretta” prima di cantare “Non sono una signora”.
Una schiettezza che vive anche nella musica. “Sono sempre la ragazza/ Che per poco già s’incazza/ Amarmi non è facile”, canta Bertè in “Pazza”, canzone con cui ha partecipato a Sanremo 2024. “Prima ti dicono basta sei pazza e poi/ Poi ti fanno santa”. In un mondo di illogiche contraddizioni non rimane che essere unici, come Loredana.
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