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In accademia

Bis di bellezza alla Carrara: grazie alla famiglia Cerea di Da Vittorio restaurati due Franz Godin

Le operazioni di restauro, condotte da Barbara Ferriani, hanno portato alla rinascita di due nature morte del pittore tedesco

Bergamo. Doppia fantasia di frutta con arance, limoni, prugne, uva, pane, dolciumi e marmellata. Non sono prelibate portate a essere offerte agli ospiti dell’Accademia Carrara ma due quadri, freschi di restauro, realizzati da Francesco Codino, nome italianizzato di Franz Godin, pittore nato a Francoforte nel 1590.

Le opere, due nature morte dai titoli “Canestra di agrumi, castagne, corbezzoli e alzatina metallica con dolcetti” e “Fruttiera di porcellana, piatto con limone e alzatina con prugne”, sono state presentate al pubblico giovedì 18 luglio alla presenza della famiglia Cerea, fondatrice del marchio della ristorazione internazionale Da Vittorio, che ha finanziato le attività di ripristino costate 30mila euro.

 

accademia carrara famiglia Cerea opere Franz Godin

 

Non solo passione e amore per il bello uniscono cibo e arte: anche la gratitudine e la volontà di restituire quanto ricevuto dalla propria terra è determinante. Così è stato per i Cerea, dinastia gastronomica che ha portato Bergamo a diventare una destinazione per tutti i gourmand del mondo. L’alleanza con la Pinacoteca è nata in occasione dell’elezione di Bergamo Brescia a Capitale Italiana della Cultura 2023.

Da un incontro, al dialogo, alla concretizzazione dei lavori terminati alla fine dello scorso anno. Le operazioni di restauro, condotte da Barbara Ferriani, si sono dapprima concentrate sull’usura del supporto ligneo e sulla sostituzione delle traverse di sostegno e solo successivamente sulla pulitura finale della superficie pittorica, con stuccatura delle lacune, reintegrazione pittorica e verniciatura finale delle superfici.

“Ciò che unisce l’Accademia alla famiglia Cerea è la capacità di rimanere profondamente ancorati a Bergamo, come il desiderio di essere internazionali”, commenta Giampietro Bonaldi, general manager dell’Accademia Carrara. La direttrice della Pinacoteca Martina Bagnoli ha espresso parole di gratitudine per i benefattori e ha aggiunto: “Noi abbiamo l’onore e l’onere di tramandare queste opere alle generazioni future, spero che il rapporto con Da Vittorio possa continuare”.

 

accademia carrara famiglia Cerea opere Franz Godin

 

“Giunti in Accademia Carrara nel 1982 con il dono Locatelli-Moroni, i dipinti hanno da subito assunto un ruolo rilevante nella collezione, come importanti esempi della natura morta italiana ed europea – ha spiegato Paolo Plebani, conservatore dell’Accademia Carrara –. All’inizio degli anni venti del ‘600 questo pittore è attivo in Lombardia, sceso sotto le Alpi dalla Germania, affascinato dal mito dell’Italia artistica”.

“Gli esemplari di Accademia Carrara compongono un pendant di nature morte che sviluppano il tema della stagionalità e della ricchezza dei prodotti della cucina. Una fruttiera in preziosa porcellana cinese e una canestra di frutta, rispettivamente posizionate accanto a un’alzatina finemente cesellata, caratterizzano i due dipinti che restituiscono fiori, frutta, animali e dolciumi con l’analitica precisione della pittura del nord Europa”, aggiunge il conservatore. I due quadri non sono firmati, ma è certa l’attribuzione: segno inconfutabile sono gli uccellini che compaiono in entrambe le raffigurazioni.

Chicco Cerea ha portato i saluti di mamma Bruna, che insieme al marito Vittorio diede vita alla prima insegna nel 1966: “La nostra famiglia deve molto a Bergamo. Ora Da Vittorio è presente in diversi Paesi del mondo. Quando lavoravo a New York, mi è capitato di sentire la mancanza di Bergamo. Lì ho scoperto di cosa parlano i bergamaschi all’estero: dell’Atalanta, delle mura, dell’Accademia Carrara e del Ristorante da Vittorio”.

“L’essere uniti porta a raggiungere traguardi impensabili – aggiunge Francesco Cerea –. Per noi è andata così, guidati da una mamma molto tenace”. Bobo Cerea ha rinnovato la felicità della famiglia nel veder realizzato il progetto: “Questi due quadri ci identificano, mi identifico nel parallelismo tra artista e cuoco”. Rossella Cerea ha concluso: “Queste opere rappresentano ciò che noi facciamo. Speriamo di essere d’esempio per la comunità e che altri decidano di investire nella cultura”.

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