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L'analisi

Partite Iva, nella Bergamasca numeri in crescita: nel 2023 7.825 le nuove attività autonome

Come indica il relativo Osservatorio del Dipartimento delle Finanze, il dato registra un incremento del +1,8% rispetto alle 7.688 del 2022

Sempre più spesso, anche nel mondo del lavoro, chi fa da sé, fa per tre. Cresce a Bergamo la voglia di autonomia e intraprendenza, come dimostra il trend delle aperture di nuove partite Iva sul territorio: come indica il relativo Osservatorio del Dipartimento delle Finanze, nel 2023 sono stati 7.825 i residenti in provincia che hanno dato vita ad attività autonome, +1,8% rispetto alle 7.688 del 2022.

Il dato risulta in costante crescita negli ultimi anni, e punta a superare la soglia delle 8 mila aperture che si erano registrate nel 2019, prima dell’inevitabile crollo legato alla pandemia. Il record degli ultimi vent’anni a Bergamo si era comunque registrato nel 2014, quando le nuove partite Iva erano state ben 8.673.

Tutti numeri territoriali che sono in controtendenza rispetto al dato nazionale: nel corso del 2023, in Italia, sono state infatti aperte 492.176 nuove partite Iva, con il numero che è lieve flessione (-1,9%) rispetto all’anno precedente.

Anche il 2024, a Bergamo, è cominciato all’insegna dello spirito imprenditoriale: ben 3.108 i professionisti o ditte individuali che nel primo trimestre hanno scelto questo nuovo regime, numero leggermente superiore ai 3.045 dello stesso periodo dello scorso anno.

L’esercito degli autonomi, dunque, continua ad aumentare: c’è da capire, però, se le migliaia di nuove partite Iva registrate nell’ultimo periodo siano dovute più alla alla necessità o a un reale desiderio di diventare imprenditori di se stessi.

“È difficile identificare la genuinità delle partite Iva, anche perchè l’elenco comprende professionisti individuali, artigiani, negozianti, e non poter scorporare le diverse categorie complica l’analisi – commenta Francesco Chiesa, segretario del Nidil-Cgil Bergamo -. Quello che stiamo osservando è che il regime forfettario ha incentivato l’apertura di nuove posizioni autonome, in uscita dal mercato del lavoro, non sempre contraddistinte da un vero e proprio spirito imprenditoriale: qualcuno lo fa per forza di cose perchè è l’unico modo per proseguire una collaborazione, altri sono stimolati dalla possibilità di ricevere in un’unica tranche l’importo spettante per la Naspi”.

Un caso particolare è poi rappresentato dalle figure che lavorano in ambito sanitario. “Parliamo di fisioterapisti, infermieri, ma anche medici, che abbandonano il loro status di dipendente spostandosi verso una partita Iva che garantisce loro più flessibilità – prosegue Chiesa -. Questo esodo, però, lascia scoperte molte posizioni nelle strutture ospedaliere sia del pubblico che del privato”.

 

Partita Iva

 

Una situazione complessa, dunque, con tante partite Iva che comunque sono ben lontane da quegli 85 mila euro di limite imposto dal regime forfettario: “Le nostre statistiche indicano come, anche in una provincia operosa come quella di Bergamo, la media di compenso per quanto riguarda gli iscritti alla gestione separata sia molto bassa, di poco superiore ai 20 mila euro annui – conclude -: in molti sono obbligati ad aprire una posizione autonoma, e quando lo fanno si ritrovano comunque in una situazione di difficoltà”.

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