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Caro libri

I librai di Bergamo a fianco delle famiglie: “Tetti di spesa regolati dalla legge, serve maggior attenzione della politica”

Il presidente di Confesercenti Bergamo Antonio Terzi: "Le stime non garantiscono al consumatore un quadro corrispondente alla realtà"

Bergamo. Si gioca sulle cifre la battaglia che vede confrontarsi Confesercenti e i librai indipendenti di Bergamo da una parte e Federconsumatori dall’altra. Nel mezzo ci sono i conti che ogni famiglia bergamasca deve fare per affrontare la spese dei libri di testo e il costo dell’istruzione.

“Sostenere che servano ben circa 700 euro per acquistare i libri per l’inizio del percorso delle superiori, e ben 488 per l’inizio delle scuole medie, non è solo impreciso, ma è un’informazione falsa – commenta Antonio Terzi, presidente Confesercenti Bergamo -. Le scuole sono obbligate ad attenersi in sede di adozione dei libri di testo alla tabella dei tetti di spesa prevista dal D.M. 781/2013. Parliamo di 294 euro di spesa massima in prima media (117 euro in seconda e 132 euro in terza): per le superiori il percorso più costoso è il classico dove la spesa limite è di 335 euro in prima, 382 euro in terza”.

Un quadro opposto rispetto a quello delineato da Federconsumatori, che nelle sue stime riporta numeri che non rispecchiano l’effettiva realtà del territorio. Per controllare il rispetto della legge da parte delle scuole si può consultare il portale ufficiale ministeriale, che consente di certificare come in nessuna scuola della provincia di Bergamo si arrivi a spendere, nemmeno lontanamente, quanto dichiarato dall’associazione nell’ultimo report riferito al 2023.

“È certamente pieno diritto di ogni famiglia valutare come affrontare questo investimento sull’istruzione dei propri figli, e anzi, come continuano a fare anche e soprattutto i librai, invocare una maggiore attenzione della politica a questo tema – prosegue Terzi -. Un conto è parlare di 700 euro, un conto ragionare su quasi la metà: i librai sono stanchi. Per dimostrare l’avversione a questa spesa e il ricorso al mercato dell’usato basta poi aprire i social e rendersi conto di quanto sia fiorente lo scambio tra privati”.

I dati forniti annualmente da Federconsumatori non riflettono in molti aspetti quella che è la realtà scolastica. Per fare un esempio, le stime dell’associazione conteggiano ben 4 dizionari ogni anno ogni anno: un acquisto che ormai non viene mai concluso vista la predisposizione degli studenti a tradurre online dove ne hanno la necessità.

 

Scuola

 

“Purtroppo i dati di Federconsumatori non solo sono spesso sovrastimati, ma annettono anche spese per il corredo, senza garantire al lettore consumatore un quadro reale della situazione – conclude il presidente -. E spingendolo, tra l’altro, verso l’online (dove sui libri di testo non si risparmia) o verso la GDO, sulla quale un lavoro di verifica farebbe emergere quanto già più volte denunciato, anche ai ministeri competenti: si tratta di vendita in sottocosto non dichiarato, con annesso evidente di incremento di prezzo sugli alimentari”.

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