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La classifica

Irpef, la provincia di Bergamo tra le meno “tartassate” d’Italia

Si posiziona al 19esimo posto, con un pagamento medio di 5.655 euro annuo a fronte di un reddito complessivo medio di 25.669 euro

Bergamo. Nonostante sia nella “top ten” per numero di contribuenti, la provincia di Bergamo non è tra le più tartassate d’Italia. E’ quanto emerge dall’analisi della CGIA di Mestre, che ha stilato una graduatoria per importo Irpef medio versato all’erario dai contribuenti italiani suddivisi per le 107 province presenti in Italia. In base allo studio, Bergamo si posiziona al 19esimo posto, con un pagamento medio di 5.655 euro annuo a fronte di un reddito complessivo medio di 25.669 euro. Un dato, questo, leggermente superiore alla media nazionale di 5.381 euro, con la classifica che vede al primo posto assoluto la Città metropolitana di Milano.

Nel 2022, infatti, i contribuenti del capoluogo meneghino hanno versato all’erario un’imposta media sui redditi delle persone fisiche pari a 8.527 euro: seguono i soggetti Irpef di Roma con 7.092, di Monza-Brianza con 6.574, di Bolzano con 6.472 e di Bologna con 6.323. I meno “vessati” del Paese, invece, sono i residenti della Sud Sardegna; sempre nel 2022 l’Irpef media pagata al fisco nella provincia sarda da ogni singolo contribuente è stata pari a 3.338 euro. Tra le province italiane monitorate dalla CGIA, Roma presenta il più alto numero di contribuenti Irpef: 2,9 milioni di persone, seguono Milano con 2,4 milioni, Torino e Napoli entrambe con 1,6, Brescia con 927.100, Bari con 828.500, e Bergamo con quasi 823 mila, settima dunque nella graduatoria nazionale per quantità di persone che pagano le tasse.

I dati, fanno notare gli artigiani veneti, vanno comunque analizzati nel complesso: il nostro sistema tributario è fondato sul criterio di progressività, pertanto i territori dove il prelievo Irpef medio è più importante sono anche quelli dove i livelli di reddito sono più elevati. Va altresì segnalato che, verosimilmente, dove si paga di più, la qualità e la quantità dei servizi erogati dalle Amministrazioni pubbliche di questi territori spesso sono di rango superiore rispetto a quelli somministrati nelle altre aree del Paese dove si pagano meno tasse.

La buona notizia è che nel prossimo futuro si dovrebbe versare di meno: secondo quanto riportato nel Documento di Economia e Finanza 2024, quest’anno la pressione fiscale è stimata al 42,1% del Pil, in diminuzione di 0,4 punti rispetto alla soglia toccata nel 2023. Questo risultato è ascrivibile al fatto che il Pil nominale è destinato a crescere (+3,7%) più velocemente dell’incremento del gettito fiscale (+2,6%). Pertanto, la pressione fiscale è attesa in diminuzione.

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