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L'omicidio di martinengo

Uccise il marito con 26 coltellate: Caryl Menghetti era incapace di intendere e di volere

L'hanno stabilito le consulenze e la perizia degli esperti delle parti e del Tribunale: per la 46enne si profila un'assoluzione

Bergamo. Caryl Menghetti era incapace di intendere e di volere la sera del 26 gennaio scorso quando uccise a coltellate il marito Diego Rota nella loro villetta di Martinengo. L’hanno stabilito le consulenze e la perizia degli esperti delle parti e del Tribunale depositate venerdì (12 luglio) in sede di incidente probatorio di fronte al giudice delle indagini preliminari Riccardo Moreschi.

Dagli esami effettuati sulla 46enne, ora in carcere a Torino, è emersa un’infermità mentale al momento dei fatti. Ossia quando intorno alle 23 del 26 gennaio aggredì alle spalle il coniuge, Diego Rota, falegname di 56 anni molto conosciuto nella Bassa per la sua abilità col legno, uccidendolo con 26 coltellate inferte tra l’addome e la gola.

Quella mattina il marito l’aveva accompagnata in ospedale a Treviglio perchè era in preda ad allucinazioni e pronunciava frasi sconnesse e deliranti. Alcune delle quali rivolte proprie a lui, verso il quale aveva maturato strane e bizzarre convinzioni (temeva potesse far del male alla bimba) secondo i carabinieri del tutto prive di fondamento. L’uomo trattava bene la moglie e nel loro passato non ci sarebbero tracce di maltrattamenti o violenze.

La donna era stata dimessa nel primo pomeriggio dal reparto di Psichiatria con una terapia farmacologica e l’indicazione di rivolgersi al medico di base. Poche ore dopo maturò l’omicidio, nella camera da letto dell’ultima villetta in fondo a via Cascina Lombarda, una stradina affacciata su un campo a ridosso della zona industriale di Martinengo. Nella camera accanto dormiva la loro figlia, di 5 anni, ora rimasta senza un papà e con la mamma in carcere.

Dopo l’udienza di venerdì gli atti del perito saranno trasmessi alla pm Laura Cocucci che valuterà come procedere: “All’esito della consulenza crediamo che il magistrato chiederà un’udienza di fronte al Gup – le parole dell’avvocato dell’imputata, Danilo Buongiorno per poi avanzare la richiesta di assoluzione per vizio di mente, e nel caso di comprovata pericolosità sociale il conseguente trasferimento dal carcere a una Rems (Residenza per l’esecuzione delle misure di sicurezza, Ndr) per il periodo necessario. Al netto della drammaticità del fatto – aggiunge il legale – , siamo molto soddisfatti per la valutazione, poiché abbiamo sempre sostenuto la tesi del vizio totale di mente della mia assistita nel momento in cui purtroppo ha ammazzato il marito”.

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