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Davanti al gip

Uccise i due figli neonati, vizio di mente parziale o totale? Battaglia tra psichiatri

Giovedì 11 luglio l'incidente probatorio: per i consulenti della difesa e i periti del giudice era incapace di intendere e volere, per quelli del pm lo era parzialmente

Pedrengo. La donna accusata di aver ucciso i due figli di 4 e 2 mesi arriva in tribunale con lo sguardo perso e il passo incerto, sorretta dalle guardie carcerarie che l’accompagnano verso l’aula dove l’incidente probatorio dovrà stabilire se era capace di intendere e volere al momento dei fatti.

Monia Bortolotti, 28 anni, di Pedrengo, procede quasi come un automa verso il suo appuntamento, dando l’impressione di essere piombata da un suo mondo in cui pare essere rimasta prigioniera. Il pm Maria Esposito è convinto che fosse consapevole dei suoi gesti quando uccise i suoi due bimbi, ma per fugare ogni dubbio ha chiesto una perizia psichiatrica.

La discussione tra i periti del gip Federica Gaudino, Elvezio Pirfo e Patrizia De Rosa di Torino, il consulente della Procura Sergio Monchieri di Brescia e quello della difesa Marina Verga dell’Università degli Studi di Milano, ieri, giovedì 11 luglio, è iniziata alle 13,30 e si è protratta sino al tardo pomeriggio.

La giovane non ha resistito tutto quel tempo e dopo due ore ha chiesto di essere riaccompagnata in carcere dove è detenuta dal 3 gennaio 2023, dopo due mesi passati nel reparto di psichiatria dell’ospedale Papa Giovanni.

L’unico aspetto sul quale tutti gli esperti si sono detti d’accordo è che quella di Monia è una personalità estremamente complessa ma che, nonostante ciò, è in grado di sostenere un processo. Sulla sua capacità di intendere e volere al momento dei fatti i pareri invece si dividono. Per i consulenti del pubblico ministero sussiste al limite un vizio di mente parziale, ma non totale. I consulenti della difesa e i periti del giudice propendono invece per l’incapacità.

La donna, origini indiane, una delle orfanelle della missione di Madre Teresa di Calcutta adottata da una famiglia di Gandino, era stata arrestata sabato 4 novembre 2022, dopo che l’autopsia aveva chiarito che la morte del figlio Mattia di due mesi, avvenuta il 25 ottobre 2022 nella casa di Pedrengo dove viveva col compagno (padre del neonato) Cristian Zorzi, non era da addebitare a cause naturali. Secondo la ricostruzione dei carabinieri del nucleo operativo di Bergamo, la giovane lo avrebbe stretto con le braccia sino a che il bimbo non aveva smesso di respirare: “Asfissia meccanica acuta da compressione del torace”, è il responso dell’autopsia. Il movente andrebbe cercato nella frustrazione che Monia provava di fronte al pianto prolungato del piccolo, che non sarebbe riuscita a gestire.

Mattia era nato il 27 agosto 2022 e il 14 settembre era stato soccorso in casa dopo che la madre aveva chiamato il 118 raccontandolo cianotico durante una poppata. Il 17 ottobre, dopo un mese di accertamenti negativi, il piccolo era stato dimesso, ma otto giorni dopo era morto. I medici della Patologia neonatale, che ricordavano il precedente della sorellina, avevano suggerito agli inquirenti l’opportunità di un’autopsia. Da cui era emersa una morte tutt’altro che naturale.

Erano così scattati approfondimenti anche sulla fine di Alice, sempre figlia di Zorzi, morta a 4 mesi il 15 novembre 2021. Il decesso era stato catalogato come morte in culla. In quell’occasione Monia Bortolotti aveva infatti chiamato i soccorsi spiegando al personale sanitario che le aveva dato il pasto, l’aveva sistemata nella culla e poi si era messa a riordinare casa e si era fatta una doccia. Alla piccola i soccorritori avevano aspirato latte dalla trachea e, considerato che era nata di 7 mesi e che sul corpo non c’erano segni di violenza, si era ipotizzato un problema di deglutizione. Gli inquirenti, indagando dopo la morte di Mattia, ipotizzeranno che la bimba era stata soffocata con un cuscino, probabilmente sempre per l’incapacità della madre di gestire il pianto della piccola.

Monia Bortolotti, difesa dall’avvocato Luca Bosisio, nell’interrogatorio di convalida del fermo si era avvalsa della facoltà di non rispondere. La sua versione sulla morte dei due figli l’aveva affidata a Facebook, dove sosteneva che si era trattato di disgrazie: avrebbe sistemato male i cuscini nella culla di Alice e avrebbe schiacciato Mattia dopo essersi addormentata.

 

Pedrengo, mamma arrestata con l'accusa di doppio infanticidio
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