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L'intervista

“Godfrey, l’esordio con Ancelotti e l’Europeo sfiorato, Zaniolo e la sua maturazione: ecco cosa portano all’Atalanta”

Roberto Gotta, storica voce del calcio inglese in Italia, traccia il profilo del difensore dell'Everton. E sul classe 1999 obiettivo della Dea: "Un anno in Premier gli ha fatto bene, accresce il valore della rosa"

Un acquisto, quello di Ben Godfrey, è già stato definito. L’altro, quello di Nicolò Zaniolo, potrebbe essere chiuso nei prossimi giorni. L’Atalanta guarda al mercato con un occhio di riguardo verso la Premier League, andando ad acquistare un giocatore che in Inghilterra è nato e cresciuto e tenendo nel mirino un ragazzo che oltremanica ha provato a ritrovare sé stesso.

Roberto Gotta, oggi penna di Tuttosport per quanto riguarda la Premier e volto storico del racconto del calcio anglosassone in Italia, ha seguito da vicino il percorso di entrambi in quello che forse è il campionato più importante e competitivo al mondo e ha tracciato il profilo del nuovo difensore nerazzurro e di quello che potrebbe essere l’uomo in più nel reparto offensivo.

Che tipo di giocatore è Godfrey? Ci racconta il suo percorso degli ultimi anni?

“L’ho sempre visto come un buon giocatore, che però non ha ancora realizzato il suo potenziale. Si è affermato al Norwich tra il 2018 e il 2020: quella del tecnico tedesco Fare era una squadra molto interessante, anche se a fine stagione poi è retrocessa. L’Everton ha investito quasi 28 milioni su di lui, ma non ha mai ricevuto le risposte sperate. I continui cambi di guida tecnica di questi anni non hanno aiutato né lui né il club. Di fatto non ha avuto continuità”.

In che fase della carriera ha avuto il suo picco di rendimento?

“Sicuramente la prima stagione dopo il trasferimento. Ricordo che lo ha fatto debuttare Carlo Ancelotti nel derby ad Anfield contro il Liverpool. Poi ha subito qualche infortunio, ha vissuto un calo di forma. In alcune partite nella stagione 2021/22 ha avuto alcune problematiche fisiche dovute al post Covid. Non ha attraversato momenti positivi, così si è un po’ perso”.

 

Ben Godfrey Atalanta

 

La chiamata in nazionale del 2021 è stata un’opportunità del momento o pensa che possa ambire davvero a quel livello?

“Non so se riuscirà davvero a tornarci. Ha avuto quel picco di rendimento che lo ha portato al debutto poco prima di Euro 2020, poi è stato escluso all’ultimo taglio: se la giocava con Ben White dell’Arsenal, Southgate ha scelto quest’ultimo. È stato molto vicino agli Europei, poi però è uscito dal giro”.

Le squadre in cui ha giocato ricordano in qualche modo lo stile Atalanta?

“Certamente non l’Everton, visto che ha sempre giocato con un 4-4-2, che a volte in realtà diventava anche 4-5-1, con un atteggiamento difensivo, poca impostazione, tanti lanci lunghi e molte corse a centrocampo. A Bergamo troverà un sistema molto diverso”.

Dove lo vede meglio con Gasperini? Si può dire che la sua posizione ideale sia quella di terzo di difesa a destra?

“Probabilmente sì, ma è duttile: al Norwich nelle prime fasi della sua carriera da professionista giocava anche sul centro-sinistra. Lui si vede come un centrale di difesa e sicuramente giocherà lì”.

Qual è la caratteristica migliore che ha e che può tornare più utile all’Atalanta?

“Parliamo di un giocatore veloce, che recupera molto rapidamente il campo alle sue spalle e chiudere gli spazi, è determinato. Bravo nei tackle e nei contrasti e buon stacco di testa. Sa giocare sull’uomo, sa marcare gli attaccanti avversari. Va anche detto che non è stato uno di quelli che ha trascinato l’Everton fuori dalla difficoltà, piuttosto si è fatto trascinare”.

Come mai ultimamente ha avuto così poco spazio rispetto all’inizio?

“L’allenatore Dyche gli ha sempre preferito uno esperto come Tarkowski, che ha avuto anche nella sua lunga esperienza precedente al Burnley, e Branthwaite che è giovane e di maggior prospettiva. Davanti a lui c’era anche Michael Keane. È rimasto a gennaio e non è andato in prestito perché la società voleva tenerne uno affidabile. L’allenatore ha detto che ‘in squadra purtroppo ne entrano solo 11’, che ‘deve avere pazienza’ e non è una questione di ostilità, ma quanto ha giocato quest’anno lo ha fatto a destra la posto di Patterson. So che lo cercava anche il Newcastle, è rimasto e forse il club sperava di vederlo emergere un po’ di più: Dyche ha sempre speso parole di elogio, ma poi ha fatto giocare altri”.

Parlando invece di Zaniolo: come giudica il suo anno all’Aston Villa?

“Non ha fatto strabene, è quasi sempre subentrato, raramente ha cambiato la partita palla al piede. Ricordo un gol nel finale contro lo Sheffield United a dicembre per l’1-1, poi ultimo in classifica in cui ha segnato il gol decisivo per il pari, ma poco altro”.

 

 Nicolò Zaniolo

 

Quanto spazio ha avuto e soprattutto in che posizioni ha giocato?

“L’ho visto molto spesso nel ruolo di esterno sinistro del 4-2-3-1 all’inizio, anche se in qualche occasione ha anche giocato sulla destra, in ogni caso sempre con la tendenza ad avvicinarsi sempre alla punta centrale. Raramente ha giocato i 90 minuti interi”.

Pensa che una stagione in Inghilterra gli abbia fatto bene?

“Secondo me torna in Serie A migliorato, avendo conosciuto ambienti diversi. E in più non è stato al centro delle attenzioni, a differenza di quanto succede in Italia, dove è sempre stato sotto gli occhi di tutti. In Inghilterra aveva un po’ di notorietà, sì, ma senza aspettative. E ha potuto approfittare di questo status”.

È un giocatore diverso rispetto a quello arrivato un anno fa? Più maturo?

“Maturato, indubbiamente. Giocare in Premier lo ha aiutato dal punto di vista fisico e atletico, ha giocato in una squadra a ritmi elevati e che corre, ma senza sfibrarsi. Uno che gioca in Inghilterra migliora per forza perché si confronta con un campionato atletico, di reattività, allenato comunque bene”.

Come mai non è stato riscattato? Si tratta solo di una questione economica?

“Il mio pensiero è che sia stata in parte una questione economica: l’Aston Villa ha venduto Douglas Luiz alla Juventus e parliamo di un giocatore di altissimo livello. Uno così non lo si vende per scelta, ma perché si è costretti. E con uno così si vincono le partite, è difficile da sostituire. Per questo penso sia una questione legata ai soldi. Oltre a questo, comunque, le prestazioni sul campo non hanno confermato il potenziale che aveva il ragazzo prima degli infortuni: per restare in una squadra da Champions League a quel prezzo avrebbe dovuto fare di più. Comunque in termini di trequartisti Emery ha tanta abbondanza, quindi è stata anche una decisione tecnica”.

Come lo vede nello scacchiere dell’Atalanta?

“Come incursore ci sta alla grandissima, è uno che punta la porta, come del resto faceva nel Villa: aveva la tendenza ad andare in mezzo a prendere i gol altrui. La voglia ce l’ha, eccome. Giocare nell’Atalanta lo mette sotto i riflettori: ha la motivazione giusta. E se c’è una ripresa totale dal punto di vista atletico accresce decisamente il valore complessivo della rosa della Dea. Un sostituto di valore, ma ‘sostituto’ solo per modo di dire”.

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