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“Hit Man – Killer per caso”: Linklater ribalta identità e ruoli in un connubio tra noir e screwball comedy

Gary Johnson è un professore di psicologia un po’ impacciato, che vive con i suoi gatti e collabora sotto copertura con la polizia di New Orleans. Quando gli viene chiesto di fingersi un killer per sventare possibili omicidi e incastrare i mandanti, si rivela incredibilmente abile, grazie anche ai camaleontici travestimenti di cui è capace. La sua doppia e solida identità viene messa in crisi dall’affascinante Madison, che gli commissiona l'uccisione del marito

  • Titolo: Hit Man – Killer per caso
  • Titolo originale: Hit Man
  • Regia: Richard Linklater
  • Paese di produzione / anno / durata: Stati Uniti / 2023 / 115 min.
  • Sceneggiatura: Richard Linklater, Glen Powell
  • Fotografia: Shane F. Kelly
  • Montaggio: Sandra Adair
  • Suono: Graham Reynolds
  • Cast: Glen Powell, Adria Arjona, Austin Amelio, Retta, Sanjay Rao, Molly Bernard, Evan Holtzman, Gralen Bryant Banks, Mike Markoff, Bryant Carroll, Enrique Bush
  • Produzione: AGC Studios, Aggregate Films, Barnstorm Productions, Cinetic Media, Detour Filmproduction, Detour Pictures, Monarch Media, Netflix, ShivHans Pictures
  • Distribuzione: Bim Distribuzione
  • Programmazione: Conca Verde Bergamo, UCI Cinemas Orio, UCI Cinemas Curno, Garden Clusone, Starplex Romano di Lombardia, Arcadia Stezzano, Treviglio Anteo spazioCinema

 

La conoscenza di sé, della propria identità, attraverso una costruzione che passa da Nietzsche a Freud, riferendosi inevitabilmente anche ad una finzione sociale del Sé. Una conoscenza che passa dalla finzione ma anche dal moltiplicarsi delle identità, quella incarnata da Gary Johnson, interpretato da Glen Powell, protagonista di “Hit Man – Killer per caso”, al cinema dal 27 giugno.

Nel film di Richard Linklater, tratto da una storia vera, accolto positivamente alla Mostra del Cinema di Venezia dello scorso anno, Johnson è un professore di filosofia e psicologia in un college di New Orleans oltre che un poliziotto part-time sotto copertura. Interpreta il ruolo di “hit man”, un sicario, un (finto) killer professionista, incaricato di cogliere in flagrante ed arrestare chi si rivolge a lui per far uccidere delle persone. Gary, uomo comune “che guida una Honda Civic”, diventa così Ron, un sicario attraente e consapevole dei propri mezzi. Una doppia vita che diventa tripla, da professore a poliziotto a sicario, per poi frammentarsi in ulteriori e molteplici maschere, in questo caso esclusivamente di finzione, da mostrare ai committenti per infondere in loro fiducia, ottenendo così da loro una richiesta diretta di omicidio (per poi incriminarli). Tra i diversi mandanti, Gary si innamora di Madison Masters (interpretata da Adria Arjona), una “femme fatale” in fuga dal fidanzato violento.

“Quanti di voi pensano di conoscersi?” chiede il professor Johnson ai suoi studenti, spiegando loro la costruzione sociale del Sé: una conoscenza profonda e sincera, che possa uscire da zone di comfort precostituite nella ricerca di un’identità autentica da vivere appieno. Una ricerca di una natura arbitraria dove poter trovare un rapporto bilanciato tra ego ed alter ego, ricerca filosofica che si ritrova nella quotidianità dell’ambiente domestico (Gary è un solitario che vive con i gatti Id ed Ego, appunto), ma anche all’esterno, in una modalità di ricerca del “vivere pericolosamente” che non sembra coincidere con lo stile di vita del docente. Caratteristica determinante, al contrario, per il suo alter ego Ron, tramutato da Gary in una persona ogni volta diversa a seconda dell’incarico, in una sorta di camaleontica proiezione verso il proprio committente. Un modus operandi che indica, ancora una volta, una ricerca nella piena conoscenza di sé, verso l’io più autentico, l’identità originaria. Gary mostra le proprie trasformazioni, camminando sempre sul filo tra realtà e finzione, tra volto e maschera.

Così come avviene nel rapporto con Madison, in scene che giocano con stilemi e ritmi che si adattano perfettamente al noir così come alla commedia. Madison sembra essere la prima donna a poter tenere testa a Gary/Ron, proprio grazie a location pubbliche e private che diventano scene teatrali, in cui mai si comprende se il dialogo riguardi le vere intenzioni dei protagonisti oppure solo voci delle proprie personalità costruite per l’occasione. Un rapporto tra i due che diventa danza di parole, sguardi e dialoghi, una fusione di vero e falso che si amplifica nel depistare eventuali antagonisti. Scene in cui Linklater gioca con i ruoli di parola ed immagine, udito e vista, doppi canali comunicativi in cui si muovono verità e menzogna. Un affiatamento anche attoriale tra Powell e Arjona, esaltato dai tempi perfetti della recitazione, elemento cardine di un film che, detto dallo stesso regista, è “un noir che incontra una screwball comedy”, attraverso regole codificate del genere, dalla commedia hollywoodiana al noir appunto, che si ritrovano però in uno schema liberato grazie all’originalità della scrittura. Scrittura che attraversa i generi, giocando con il citazionismo e tradotta in un montaggio dinamico, che dalla parola e dall’immagine torna al cinema. Solo il medium audiovisivo può rappresentare infatti la molteplicità di volti e le sfaccettature dei ruoli, anche attraverso quello che può essere indicato come un saggio in forma di narrazione sull’arte della recitazione, che riesce a rendere verosimile ciò che è falso e viceversa.

È nell’incontro con l’altro che la realtà sembra, alla fine, rivelarsi. Lo scambio ed il camuffamento dei corpi lasciano spazio all’incontro, all’unione, ad una pulsione irrazionale più forte di qualsiasi preconcetto o convenzione. Una pulsione spesso passionale ed illogica, che si rivela però unico specchio in cui ritrovare l’essenza del Sé, quella più autentica.

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