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Il borsino

Elezioni amministrative, chi sale e chi scende dopo il voto in Bergamasca

L'analisi dei risultati alle urne, dopo l'ultimo voto a Romano di Lombardia, e lo scenario dei nuovi equilibri in Provincia

Bergamo. A quasi un mese dalla chiamata alle urne che ha coinvolto Bergamo e 164 Comuni della provincia, su 243 in totale, è tempo di bilanci. Solo sei giorni fa anche l’ultimo grosso centro della Bergamasca, Romano di Lombardia, l’unico sopra i 15mila abitanti finito al ballottaggio, ha eletto il suo nuovo sindaco, Gianfranco Gafforelli. Oltre 600mila gli elettori, più della metà della popolazione complessiva della provincia, che hanno concorso, con la loro scelta, a dare un nome e un volto al loro primo cittadino, o prima cittadina, determinando così non solo la guida al governo del territorio per i prossimi cinque anni, ma anche ridisegnando forze ed equilibri dentro e fuori i partiti.

Tempo di bilanci, dunque, come del resto accade ogni volta che si presenta la tornata amministrativa e quando, come in questo caso, è stato coinvolto il 70% dei paesi. Analisi dalla doppia valenza perché consente, al netto delle liste civiche, di tirare una riga sull’andamento dei partiti, sulla scorta di vittorie e sconfitte, e di leggere quelle che potebbero essere le ricadute politiche anche sul governo della Provincia, in virtù del meccanismo di elezione del suo Presidente che, proprio perché di secondo livello, è pescato nella rosa dei sindaci.
Si parte da AVS, Alleanza Verdi Sinistra Italiana e dal Movimento 5 Stelle, con i primi bene a Bergamo, dove raccolgono oltre il 6% e in Giunta portano l’assessore al Verde e all’Ambiente Oriana Ruzzini, e bene anche alle Europee, dove raddoppiano rispetto alle Politiche 2022, ma non pervenuti in provincia. Giudizio negativo per M5S che in città non raccolgono nemmeno il 3%, rimanendo fuori dal Consiglio Comunale. Zero consiglieri e tutto da rifare.
Il PD raccoglie larghi consensi in Europa, Giorgio Gori docet, tanto da consentire al voto italiano di considerarsi ormai polarizzato tra centrosinistra e centrodestra, con il Terzo Polo fuori dai giochi, e ottiene qualche vittoria in provincia nei Comuni sotto i 15mila come ad esempio Castelli di Calepio. Discorso diverso per Bergamo che si conferma roccaforte Dem. Un buon bilancio, dunque, dove pesa l’elezione di Elena Carnevali, anche se pesa la tegola della debacle ad Albino, Seriate e Dalmine, dove il centrodestra viaggia in continuità non di colore ma di appartenza politica, e soprattutto Romano di Lombardia dove si cambia. Fine dell’egida targata Pd e nuovo corso con il candidato di Forza Italia. Il Pd resta così l’unico vero partito che esiste e resiste all’opposizione. Tolta l’appartenenza Dem, infatti, in provincia non esiste praticamente altro se non il civismo che affianca il partito che resta la stella polare e certezza della coalizione del centrosnistra.
Venendo al centrodestra, Fratelli d’Italia resta, almeno sul territorio, la sorpresa in negativo. Un voto, quello del territorio bergamasco, in controtendenza con quello oltralpe: nello stesso giorno dell’oltre 30% conquistato alle Europee, il partito della Premier Giorgia Meloni dimezza i suoi voti sia in città che in Provincia. Perde quota a Dalmine, Romano, Seriate e Albino perde e anche nel capoluogo scende dal 25 al 14%. Pur rimanendo il primo partito, i numeri raccontano di una realtà che evidentemente non ha ancora trovato la sua dimensione piena e la sua vera rappresentanza in bergamasca, con una classe dirigente che stenta a intercettare appieno il voto nazionale. Il candidato indicato da FdI, il civico Andrea Pezzotta, non ce l’ha fatta, lasciando il passo a Carnevali che, con la sua elezione, ha rafforzato il dominio Dem che durava da due mandati. Unica bandierina quella sul Comune di Seriate con Cortesi sindaco, uomo di Fratelli d’Italia e frontman della coalizione in una logica di spartizione che ha visto la Lega fare un passo indietro.
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Non se la passa meglio la Lega che accusa il colpo nei centri sotto i 15mila abitanti perdendo, ad esempio, Martinengo, Sarnico, Pontida e Misano. Tiene botta paradossalmente sopra i 15mila, segnando una nota positiva più alle amministrative che alle Europee. In buona sostanza il contrario di Fratelli d’Italia che paga una crescita espoenenziale del partito a livello nazionale contro una decisamente più lenta a livello provinciale.
Forza Italia è l’unico partito in crescita: fa bene alle Europee e aumenta i suoi consensi alle amministrative come ad Albino Dalmine e Seriate, rafforzato anche e soprattutto dall’operazione Romano di Lombardia, ma anche nei piccoli comuni come Misano, Credaro, Terno d’Isola e Boltiere. La nota dolente resta Bergamo dove il partito arretra, complice anche il consenso raccolto dalla Lista Pezzotta, la civica che, con il suo 14%, ha rosicchiato voti agli azzurri, andando a pescare proprio nell’elettorato del centro. In generale il bilancio è più che positivo, con un trend a favore e con una solida classe dirigente che ha risposto in maniera incisiva alla tornata elettorale.
Un’analisi che racconta dunque di una situazione di sostanziale equilibrio tra le parti, ma con un ago della bilancia che tira più verso il centrodestra il che peserà anche a settembre quando tutte le forze politiche del territorio saranno chiamate a ricomporre il Consiglio Provinciale e a rieleggere il suo Presidente tra un anno e mezzo.
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