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La sentenza

Azzano San Paolo, Candellero assolto dall’accusa di diffamazione della vigilessa

Il candidato sindaco nel 2019 aveva organizzato una conferenza stampa per denunciare un accanimento sanzionatorio ritenuto illegittimo durante la campagna elettorale. Lo stesso trattamento non era stato riservato agli avversari

Azzano San Paolo. Assolto perché il fatto non costituisce reato. Una sentenza che emoziona Alberto Candellero, candidato sindaco ad Azzano San Paolo alle elezioni amministrative del 2019 e del 2024, accusato dalla comandante dei vigili del paese di diffamazione a mezzo stampa.

Quattro le udienze, venerdì 28 giugno il verdetto che scagiona completamente l’imputato. Il quale non nasconde la sua soddisfazione, che gli incrina la voce: “Non ho mai tenuto atteggiamenti aggressivi e mi aspettavo una sentenza di questo tipo. Viene così riabilitata la mia immagine, penalizzata sia nel 2019 sia quest’anno. Ricordo che lo scorso 9 giugno ho perso per soli 27 voti. Francamente spero che certi comportamenti non avvengano più, non solo ad Azzano San Paolo, ma da nessun’altra parte”.

I fatti riguardano insistenti controlli da parte della polizia locale di Azzano, e in particolare della comandante Silvia Paladini, nel corso della campagna elettorale di 5 anni fa. L’accusa di diffamazione nasce dal fatto che Candellero aveva organizzato una conferenza stampa per denunciare un accanimento sanzionatorio ritenuto dallo stesso illegittimo. Cosa che, sempre a suo dire, favoriva l’avversario di centrodestra e non a caso, dato che la vigilessa conviveva (ora si è sposata), con un candidato della Lista Stucchi, leghista in corsa a palazzo Frizzoni a Bergamo.

Candellero aveva quindi presentato un esposto per parzialità nei confronti di Paladini, che a sua volta ne aveva presentato uno per diffamazione nei confronti del candidato. Il pubblico ministero aveva chiesto l’archiviazione per entrambe: lei si era opposta, lui no, così è finito in tribunale.

Il motivo delle sanzioni comminate al gruppo “Insieme per Azzano” riguardavano il fatto che, tra il 27 aprile e il 5 maggio, non si potessero esporre le foto del candidato sindaco, a meno che non fossero mobili. Il 27 aprile la comandante, fuori servizio, aveva notato un gazebo e due roll-up della lista di Candellero in piazza Brigata Orobica  e lo aveva chiamato informalmente per spiegargli che avrebbe rischiato una multa.

Il 27 aprile c’era il mercato ed erano presenti i gazebo di entrambi i candidati: “Un agente della locale si è presentato al gazebo di Candellero dicendo che non era possibile distribuire materiale elettorale – ha dichiarato il difensore Matteo Acquaroli in udienza -. Candellero ha mandato un messaggio alla vigilessa informandola che gli avversari stavano distribuendo volantini e si è sentito rispondere: ‘Allora se lo fanno loro fatelo anche voi'”.

L’esposto del candidato nei confronti della comandante “non riguardava l’insistenza nel richiedere il rispetto delle disposizioni – ha continuato l’avvocato – ma il fatto che lui fosse oggetto di una serie di attenzioni che gli creavano problemi in campagna elettorale, mentre gli altri no. Perché gli avversari non sono mai stati controllati? Perché nello stesso luogo, alla stessa ora, viene contestata la lista ‘Insieme per Azzano’ e l’altra no?”.

L’avvocato ha chiesto quindi l’assoluzione con la formula “perché il fatto non costituisce reato”, lo stesso pubblico ministero “per la particolare tenuità del fatto”.

Il giudice Roberto Palermo ha quindi pronunciato la sentenza di assoluzione.

 

tribunale

 

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