Bergamo. Nonostante sia ancora il più famoso social network, Facebook inizia a sentire il peso dei suoi vent’anni. Da quando venne creato nell’ormai lontano 2004 da Mark Zuckerberg e quattro compagni dell’Università di Harvard, con l’obiettivo iniziale di comunicare con gli altri studenti, di cose nel mondo dei social ne sono cambiate.
Se in alcuni Paesi in via di sviluppo tra Africa e Asia è ancora una piattaforma in forte crescita, in Europa e negli Stati Uniti la sua popolarità tra le fasce più giovani della popolazione è in calo da anni: in Italia, per esempio, si stima che quasi il 60% degli utenti attivi abbia più di 35 anni.
Un trend confermato anche dai bergamaschi con cui ne abbiamo parlato in occasione della nuova puntata della nostra rubrica “Attenti al Palo”, in cui la linea che emerge è quella secondo la quale si è tornati a “preferire la vita reale a quella virtuale”.
Oltre una certa età Facebook funziona ancora abbastanza bene, e rimane il social di riferimento. Per molti giovani è invece un posto “da vecchi”, colmo di teorie del complotto e post dal dubbio gusto estetico.
C’è chi da tempo ha cancellato il profilo e anche chi non l’ha mai avuto. Moltissime persone che per anni l’hanno frequentato assiduamente, ormai lo aprono di tanto in tanto, per controllare la data del compleanno di qualcuno, una delle poche cose per cui viene ritenuto davvero utile, oppure vedere che si dice nei gruppi, soprattutto in quelli “di paese” come “Sei di Bergamo se…” e via dicendo.
![attenti al palo facebook](https://www.bergamonews.it/photogallery_new/images/2024/06/attenti-al-palo-facebook-776024.jpg)
Altri mantengono il proprio profilo come se fosse un archivio dei propri primi anni online, magari per sbirciare gli album di foto pubblicate ai tempi del liceo o ridere delle cose un po’ ridicole pubblicate quando si era più giovani e che Facebook mostra nei “ricordi” quotidiani.
Non mancano tra gli intervistati critiche anche piuttosto pesanti per come i social, non solo Facebook, “hanno rivoluzionato in negativo il modo di fare e di pensare delle nuove generazioni”.
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