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Bariano

Tentarono di rapinare un tir di rame: per i 5 imputati il pm chiede una condanna a 4 anni

Secondo i difensori non ci sarebbero prove oltre ogni ragionevole dubbio rispetto all'identificazione dei soggetti, effettuata tramite intercettazioni ambientali: "Vanno tutti assolti"

Bariano. La tentata rapina di un tir di rame risale al 2011. Martedì 25 giugno, 13 anni dopo, il processo che vede imputate 5 persone, giunge alle battute finali. Il pubblico ministero Laura Cocucci ha chiesto per tutti una condanna a 4 anni di reclusione, le difese l’assoluzione in quanto “non ci sono prove oltre ogni ragionevole dubbio” che siano stati effettivamente loro a organizzare il colpo e a tentare di appropriarsi dell’autoarticolato.

Ai 5 imputati, Cristian Burzì, 40 anni, di Cinquefrondi (Reggio Calabria), ma domiciliato a Romano di Lombardia, e Domenico Mancuso, 48 anni, di Vibo Valentia. in videocollegamento dal carcere, Fulvio Cilisto, 52 anni, di Romano di Lombardia, Maurizio Cocciolo, 48, di Rho, e Gerardo Mazzone, 67 anni, di Vibo Valentia, gli inquirenti risalirono tramite un gps installato sotto ad una Grande Punto nell’ambito dell’operazione Final Destination coordinata dalla procura di Catanzaro.

Seguendo l’itinerario tracciato dal dispositivo, i militari avevano ripercorso il viaggio effettuato dal veicolo, che li aveva portati fino a Bariano. Precisamente sotto ad un cavalcavia, dove il 5 maggio una banda aveva tentato di rapinare un tir che trasportava trenta tonnellate di rame. Il mezzo era stato stretto sotto il cavalcavia di via Locatelli e, non appena si era fermato, uno dei malviventi aveva colpito il finestrino del lato conducente con una mazza di ferro, mandandolo in frantumi. I rapinatori avevano puntato contro il camionista un revolver, risultato poi finto, ma l’autotrasportatore, all’epoca 38enne, residente nel Bresciano, aveva reagito colpendo uno di loro con una raffica di calci, scappando con le chiavi del bilico e avvertendo le forze dell’ordine.

Secondo il pm le intercettazioni ambientali ricavate da un dispositivo installato all’interno della Punto sono determinanti: “Qualche giorno prima della rapina sentiamo Burzì e Mancuso parlare del percorso e della targa del camion e descrivono pure il mezzo. Un’ora dopo il colpo, Cocciolo descrive a Burzì come si erano svolti i fatti. Mancuso si inserisce nel racconto e riferisce anche lui cos’era accaduto”.

Inoltre, 5 giorni dopo il colpo, i carabinieri avevano fermato la Punto per un controllo casuale sulle strade della Bassa e a bordo del mezzo ci sarebbero stati Burzì, Mancuso e Mazzone.

Il sostituto procuratore ha chiesto quindi una condanna per tutti a 4 anni, mentre l’assoluzione per per il porto abusivo d’arma da fuoco in quanto si trattava di una scacciacani.

Gli avvocati degli imputati hanno tutti concordato sul fatto che mancherebbe l’identificazione delle persone: i 5 sarebbero infatti stati riconosciuti solamente dalle voci registrate durante le intercettazioni: “È capitato a tutti di scambiare telefonicamente una persona con un’altra, non si può essere sicuri che si tratti effettivamente degli imputati”, hanno sottolineato i legali. E il controllo stradale effettuato dai militari “non prova nulla, essendo stato fatto a distanza di giorni dal tentato colpo al tir”.

Il prossimo 15 ottobre spazio ad eventuali repliche e sentenza.

 

tir, camion, trasporti, autoarticolato
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