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Cinema

La recensione

“Inside Out 2”, l’ottimo sequel che affronta la complessità emotiva dell’adolescenza

Il film d’animazione torna nella mente di Riley, da poco adolescente, con il Quartier Generale della psiche messo a soqquadro da un evento completamente inaspettato: l'arrivo di nuove Emozioni. Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto non sanno come interpretare la presenza di Ansia e i suoi amici

Titolo: Inside Out 2

Titolo originale: Inside Out 2

Regia: Kelsey Mann

Paese di produzione/ anno/durata: Stati Uniti/ 2024 / 96 min.

Sceneggiatura: Meg LeFauve, Dave Holstein

Fotografia: Adam Habib, Jonathan Pytko

Montaggio: Maurissa Horwitz

Musica: Andrea Datzman

Voci originali: Kensington Tallman, Amy Poehler, Lewis Black, Phyllis Smith, Tony Hale, Liza Lapira, Maya Hawke, Ayo Edebiri, Adèle Exarchopoulos, Paul Walter Hauser, Lilimar, Diane Lane, Kyle MacLachlan, Grace Lu, Sumayyah Nuriddin-Green, Yvette Nicole Brown, Ron Funches, James Austin Johnson

Voci italiane: Pilar Fogliati, Deva Cassel, Marta Filippi, Federico Cesari, Sara Ciocca, Stash, Stella Musy, Paolo Marchese, Melina Martello, Daniele Giuliani, Veronica Puccio

Produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures

Distribuzione: The Walt Disney Company Italia

Programmazione: Teatro Lottagono Bergamo, Conca Verde Bergamo, Cinema Nuovo di Albino, UCI Cinemas Orio, UCI Cinemas Curno, Garden Clusone, Arena Estiva Oratorio Cologno al Serio, Cineteatro San Filippo Neri Nembro, Starplex Romano di Lombardia, Teatro Tenda Seriate, Arcadia Stezzano, Treviglio Anteo spazioCinema

Un pulsante rosso da schiacciare, un’emergenza che non ferma il percorso di crescita, ma anzi, ne rivela una svolta determinante, sempre con le emozioni a guidarne la rotta. Riparte dal fantastico predecessore “Inside Out 2”, il nuovo film realizzato dalla Disney-Pixar, al cinema dal 19 giugno.

Il pubblico viene catapultato ancora nella mente di Riley (doppiata in italiano da Sara Ciocca), ora diventata un’adolescente, con il quadro comandi del Quartier Generale della psiche messo a soqquadro dall’arrivo di nuove Emozioni. Gioia (Stella Musy), Tristezza (Melina Martello), Rabbia (Paolo Marchese), Paura (Daniele Giuliani) e Disgusto (Veronica Puccio), protagonisti del primo film, si ritrovano a convivere con l’accento francese della perennemente annoiata Ennui (Deva Cassel), gli enormi occhi luccicanti di Invidia (Marta Filippi), il gigante rosa continuamente nascosto nella felpa con cappuccio Imbarazzo (Federico Cesari), la simpatica vecchina Nostalgia (Graziella Polesinanti) e, soprattutto, l’arancione e spiritata Ansia (Pilar Fogliati), con la sua potenza propositiva che diventa irrimediabilmente distruttiva.

 

inside out 2

 

Pete Docter, regista del primo film, è ora coproducer, lasciando la regia a Kelsey Mann, al debutto nel lungometraggio, ma da tempo storyartist della Pixar (“Monster University”, “Il viaggio di Arlo”, “Onward – Oltre la magia”). Una creazione “in casa” che vuole risollevare le sorti dei Pixar Animaton Studios, dopo la crisi creativa presentatasi in seguito al successo di “Toy Story 4”. Per farlo, il film riparte dall’idea originaria del 2015, con la piccola Riley che cresce grazie ed insieme alle sue emozioni. Una Riley ora tredicenne, “che gioca a Hockey e viene dal Minnesota”, un’adolescente in perenne contrasto con i genitori, che indossa l’apparecchio per i denti e che inizia ad avere più consapevolezza del peso anche sociale delle sue scelte. Ormai inseparabile dalle sue migliori amiche Grace e Bree, si ritrova con loro ad un campo estivo di hockey. Un breve lasso di tempo (due settimane) che segnano però uno stravolgimento della mente della protagonista: quando scoprirà infatti che, al Liceo, si separerà dalle sue amiche, dovrà decidere se abbandonare le proprie convinzioni per farsi nuove amicizie (magari tra le eventuali nuove compagne, tra cui la caposquadra Viv) oppure crescere rimanendo però sé stessa.

Una situazione affrontata nel classico doppio punto di osservazione, dall’esterno ma anche dall’interno della mente di Riley. Qui Ansia e le nuove emozioni prendono il sopravvento, con il sempre presente pulsante rosso della “Pubertà” in procinto di essere azionato. Un periodo difficile, di transizione, raffigurato efficacemente con alcuni lavori di ristrutturazione della sala comandi che diventa più grande, per fare posto alla diversa complessità di informazioni ed emozioni che una mente ormai adolescente deve affrontare. Un percorso importante e difficile dove anche l’albero fragile del Senso di sé si ritrova impotente (e sostituito) dopo le prime crisi, dove anche la convinzione di essere “una brava persona” può non essere più sufficiente. La Disney Pixar ritrova qui la raffigurazione geniale ed innovativa del primo film, con un world building potenzialmente infinito che vede interessanti e ben calibrate rappresentazioni grafiche del sistema di credenze, così come del fiume del flusso di coscienza, con raffigurazioni anche della distruzione strutturale portata dal sarcasmo, delle tempeste emotive interiori, fino all’oscuro caveau con i ricordi rimossi. Una terra del subconscio in cui si ritrovano bloccate le emozioni principali ed originarie, con Gioia sconsolata, forse per la prima volta, nel perdere la speranza e l’ottimismo che la contraddistinguono.

Uno spazio caratterizzato dagli elementi più creativi del film, dal bidimensionale e cartoonesco cane rosa Bloofy con il marsupio Pouchy, fino all’eroe videoludico Lance Slashblade. Una tecnica che riprende lo stile colorato del primo film, aggiungendo anche elementi in stop motion quando le Emozioni si ritrovano a confrontarsi con elementi insoliti e pericolosi del subconscio.

“Inside Out 2” mostra qui ancora una sorta di viaggio dell’eroe nella riconquista della sala comandi, ben calibrato tra elementi nuovi e già conosciuti, pathos ed ironia (una su tutte, la traversata del flusso di coscienza sopra un broccolo), che parlano ad un pubblico di giovani ma anche agli adulti, che possono riconoscersi in Riley, esempio di adolescente in subbuglio come tanti altri alla sua età, con macroisole della personalità che crescono o vengono distrutte, capisaldi che devono essere messi in discussione prima di fortificarsi.

Un vero e proprio coming of age che raffigura e personifica inadeguatezza e fragilità dell’adolescenza, insieme al processo di costruzione della personalità, che passa da un ciuffo arancione ad un sarcasmo lieve ed innocuo che nasconde però una grande forza distruttrice.

La sceneggiatura ed i caratteri sono sempre ben dosati, così come la schizofrenica distruzione di Ansia, anche lei pericolosa ma necessaria emozione, pur nella sua tossicità che guarda inevitabilmente alla nostra società.

Riley cresce, le emozioni aumentano e si caratterizzano, ma nel doppio confronto tra “interno ed esterno”, è ancora la presa di coscienza di un positivo in necessaria cooperazione con il negativo a rendersi raffigurazione ironica ma obiettivamente reale della complessità di ogni singola persona. Una raffigurazione che ha fatto centro ancora una volta, riportando la Pixar ai propri fasti, nonostante (o grazie) le straordinarie fondamenta gettate dal primo film.

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