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L'analisi

Affitti, in aumento l’incidenza sugli stipendi: nel 2023 a Bergamo sale al 27,1%. La Cgil: “Necessario un aumento salariale”

L'indagine de Il Sole 24 Ore vede la città orobica al di sotto della media nazionale (35,2%): la mensilità media si attesta sui 674 euro. Gagni (Sunia): "Preoccupante aumento degli sfratti per finita locazione in favore degli affitti brevi"

Bergamo. Il peso dell’affitto sugli stipendi dei bergamaschi continua a crescere: a Bergamo prosegue, secondo i dati registrati nell’ultimo quinquennio, il trend di incremento legato all’impatto del costo della casa sui redditi, seppur il nostro capoluogo rimanga al di sotto della media nazionale.

Un’indagine de Il Sole 24 Ore – apparsa sulle pagine del quotidiano lunedì 17 giugno – ha approfondito lo scottante tema del costo della casa e della zavorra che gli affitti più cari rappresentano per gli stipendi dei lavoratori, un’analisi che registra il peso medio del canone sui redditi da lavoro dipendente nei capoluoghi di provincia tra il 2018 e il 2023, passato (dato medio nazionale) dal 31,6% al 35,2%.

La città orobica si situa sotto la media della penisola con un’incidenza del 27,1%, comunque in aumento del 3,3% rispetto a cinque anni fa. Un dato che si riferisce ai nuovi contratti a canone libero registrati ogni anno all’Agenzia delle Entrate. Sul territorio nazionale il picco massimo è rilevato a Firenze (46,5%), con altre cinque città che sfondano la soglia del 40% (Prato, Venezia, Roma, Vicenza e Bologna).

Parliamo di cifre che mostrano bene il momento di difficoltà dei lavoratori e delle imprese. “L’Italia tra i paesi europei è l’unico stato in cui negli ultimi trent’anni gli stipendi non sono cresciuti – commenta Marco Toscano, segretario generale Cgil Bergamo -. Il tema della crescita degli affitti e della loro incidenza sul reddito evidenzia la necessità di un aumento salariale, che deve passare innanzitutto tramite la contrattazione: il rinnovo dei contratti nazionali è una delle modalità attraverso la quale salvaguardare nei fatti il salario. L’ormai ‘fu’ proposta di legge sul salario minimo, di fatto completamente svuotata, era una mozione che stabiliva un livello di partenza base (9 euro) per la contrattazione, un iniziale aiuto verso l’innalzamento degli stipendi”.

 

Marco toscano
Marco Toscano, segretario generale Cgil Bergamo

 

Bergamo si trova al di sotto della soglia nazionale anche per quanto riguarda il canone mensile medio: nel 2023 la mensilità media dei capoluoghi è stata di 731 euro (rispetto ai 615 euro del 2018), mentre in città si è attestata a 674 euro. Come segnalano gli analisti del Sole, a livello nazionale si tratta di un incremento più marcato rispetto a quello dell’inflazione rilevata dall’Istat, anche a causa del boom degli affitti brevi e della forte domanda da parte degli studenti universitari.

“La ricerca fotografa senz’altro la necessità di una paga adeguata a fronte delle aumentate spese della quotidianità, affitto compreso – prosegue Toscano -. Pensiamo ai giovani, a chi si affaccia al mondo del lavoro rimanendo spesso per anni nel precariato con stipendi non adeguati a garantirsi un’autonomia di vita. Spesso sono portati ad andare all’estero perchè gli stipendi Il tema della casa è fondamentale: se si vuole essere attrattivi per i giovani devono essere portate avanti politiche che consentano ai più giovani di poter abitare il nostro territorio. Ciò significa, ad esempio, immaginare forme di sostegno all’affitto orientate in modo particolare verso i più giovani”.

I rincari hanno colpito in modo particolare chi lo scorso anno le famiglie o i lavoratori che hanno firmato un nuovo contratto, mentre hanno sofferto meno gli inquilini i cui locatori hanno scelto la cedolare secca, perchè l’applicazione della flat tax ha sospeso la possibilità di aggiornare il canone all’inflazione, una sorta di ‘protezione’ offerta dalla tassa piatta.

Il caro affitti non è distribuito uniformemente sul territorio nazionale (in questo caso sui 97 capoluoghi analizzati): in 13 città l’importo medio dei canoni è diminuito: dal record positivo di Pescara (-126 euro al mese, 395 euro di canone medio) fino a Venezia, che seppur rimanga uno dei centri in cui la mensilità media d’affitto rimane più alta in assoluto registra una diminuzione di 72 euro (si attesta nel 2023 sugli 823 euro).

“Il nostro osservatorio sta registrando diverse trasformazioni nel quadro cittadino, specialmente post Covid – dichiara Luisella Gagni, segretaria generale del Sunia (Sindacato Inquilini Casa Bergamo) -. L’aumento di canone mensile medio è dovuto anche alla contrazione dell’offerta: la domanda aumenta e l’offerta, al contrario, diminuisce. I proprietari, infatti, alla scadenza naturale del contratto non rinnovano più i contratti di locazione perchè desiderano trasformarli in affitti brevi, una modalità più redditizia per il proprietario ma con un impatto sociale significativo. Le persone accettano canoni anche più elevati proprio per questa carenza nell’offerta”.

 

affitto casa vendita Foto di Tierra Mallorca su Unsplash
Photo Unsplash

 

“Il dato più preoccupante è proprio quello legato all’aumento degli sfratti per finita locazione, con strumenti e metodologie aggressive e senza lasciare il tempo agli inquilini di trovare un’abitazione – prosegue Gagni -. Strumenti che la legge offre per accelerare il processo di sfratto. Parlerei proprio di un dramma sulla casa, una difficoltà estrema per molte famiglie di trovare appartamenti in affitto. Si tratta di un fenomeno che dovrebbe interessare anche le istituzioni: questo ‘mordi e fuggi’ impatta anche sui residenti. Le modifiche alle normative che abbiamo chiesto non risolvono il problema, ad esempio l’aumento della cedolare al 26% dal 21%, con un’incidenza relativa sul proprietario”.

I dati ministeriali relativi al 2023 sul numero di sfratti per finita locazione non sono ancora disponibili ma dovrebbero arrivare nei prossimi mesi.

“Dall’altro lato un secondo aspetto è quello legato alla mancanza del raccoglitore sociale di queste situazioni, gli alloggi pubblici – conclude la segretaria generale -. Il numero di alloggi pubblici sfitti è elevato anche nell’area di Bergamo, con un’alta percentuale di patrimonio abitativo non sfruttato. L’attuale offerta non accontenta la richiesta, che continua ad aumentare: gli alloggi pubblici sono il meccanismo che potrebbe sistemare le situazioni più fragili. È una situazione complessa, i nostri uffici sono presi d’assalto dall’inizio dell’anno: la nuova amministrazione dovrà senz’altro spendersi sul tema della casa”.

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