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Ballando di architettura

Michele Agazzi e gli Electric_Radius, un quintetto di chitarre nato sotto il segno di Robert Fripp

Il bergamasco era già attivo con Officine Schwartz e dopo aver partecipato a dei seminari ne uscito con un quintetto di “Crafties” che periodicamente si riuniscono, riprendono le fila del loro discorso e si esibiscono in varie località, al di là e al di qua dell’Atlantico

Il 14 maggio del ‘69, al termine di un concerto dei King Crimson al London’s Revolution Club, Jimi Hendrix raggiunge il loro leader e gli fa: “Stringimi la mano sinistra amico, è la più vicina al cuore”. Nel dicembre dello stesso anno, Pete Townshend occupa un’intera pagina di Rolling Stone per declamare le lodi di “In The Court of The Crimson King”.

Che si ami o si odi, l’importanza del Re Cremisi nella cosmogonia rock è indiscutibile. E ancor più indiscutibile è la centralità del loro demiurgo, Robert Fripp, B’il Sabab, “L’uomo con uno scopo”.
Una figura quasi mitica, una persona che è passata dal suonare nascosto dietro al suo armadio multieffetti, seduto e impassibile, all’esibirsi dalla sua cucina, ogni domenica, in cover improbabili, insieme alla variopinta moglie Toyah Willcox, conciato come uno del Cirque du Soleil. Ma anche e soprattutto un innovatore.

Suo il pezzo per chitarra più insuonabile di sempre (“Fracture”, da “Starless and Bible Black” del 1974), sua la creazione di una nuova accordatura, la New Standard Tuning, sua la creazione della Guitar Craft, “un modo per sviluppare una relazione con la chitarra, con la musica e con se stessi”.

 

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Oddio, una setta? Assolutamente no, i corsi sono intensivi tanto quanto lo studente desidera ed è in grado di accettare. Si parla di tecniche di rilassamento, di sviluppo dell’attenzione, di consapevolezza, del suonare in modo vigile. Dall’evoluzione della Guitar Craft nascono i Guitar Circles, seminari itineranti in cui vecchi e nuovi alunni si incontrano per esplorare assieme questa disciplina personale ed il suo particolare approccio allo strumento.

Il bergamasco Michele Agazzi, già attivo con Officine Schwartz, ha partecipato a questi seminari, vi si è immerso completamente e ne uscito con un quintetto di “Crafties” che periodicamente si riuniscono, riprendono le fila del loro discorso e si esibiscono in varie località, al di là e al di qua dell’Atlantico. Si fanno chiamare Electric_Radius e poche settimane fa hanno suonato anche dalle nostre parti, al Druso e al Teatro Sant’Andrea.

Michele, parlaci del tuo percorso musicale.

Ho cominciato con la musica classica, di cui mio padre è appassionato, i Beatles, i Police e poi negli anni ’80 mi sono addentrato nella new wave. Appena maggiorenne ho fatto parte del primo gruppo di Carlo “Skizzo” Biglioli, primo album e primo tour. Carlo mi ha avvicinato ad altra musica, da Joe Jackson ai Clash. Il bassista di allora (Paolo De Francesco) mi ha prestato un album di David Sylvian in cui suonava Robert Fripp (“Gone to Earth” del 1986). Quella è stata la porta che, molto lentamente e trasversalmente, mi ha portato verso la musica elettronica, da un lato, ed alla chitarra usata in maniera non convenzionale, dall’altro.

Come nasce la tua passione per la chitarra?

Dopo avere studiato chitarra classica per qualche anno, sono incappato in “Shine On You Crazy Diamond” dei Pink Floyd e, folgorato sulla via di Damasco, il passaggio all’elettrica è stato inevitabile. Quando ho capito che la chitarra e gli effetti potevano portare in territori molto diversi dalle radici rock/blues, ho provato ad addentrarmici, all’inizio un po’ a tentoni, onestamente. Poi col tempo, gli ascolti e tante ore in studio di registrazione, sono arrivato a convogliare tutte queste esperienze in un album strumentale prevalentemente chitarristico a nome New 3lectric Organism, dal titolo “Divide and Dissolve” (disponibile su iTunes e Spotify).

Come hai conosciuto i corsi di Robert Fripp e quando hai deciso di partecipare?

Avevo acquistato un album acustico a nome Robert Fripp and The League of Crafty Guitarists (“Live!”, del 1986) sul cui retro era descritta la scuola di chitarra itinerante di cui quel disco era il prodotto. Dopo molto tempo dall’acquisto ho deciso di scrivere all’indirizzo che compariva sull’album, manifestando il mio fermo ed intimo interesse. Così sono stato invitato ad un primo corso a Dresda, nel 2006.

 

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Quanto è stato impegnativo imparare questo metodo?

I corsi prevedono l’utilizzo dello strumento musicale all’interno di una propria disciplina personale, legata principalmente alla consapevolezza interiore. L’uso dell’attenzione consapevole è il punto di partenza ed il mezzo attraverso il quale tutto questo si manifesta. Il metodo sullo strumento mi ha richiesto di apprendere come muovermi all’interno di una nuova accordatura, del tutto non intuitiva, e cambiare radicalmente la mia postura, inclusa quella delle mani e delle dita. In questa disciplina non vi è separazione tra il proprio stato interiore e lo strumento, per cui il lavoro su di sé e il lavoro sulla chitarra vanno di pari passo.

Cosa ti è rimasto da quei giorni di studio?

Il lavoro prosegue in varie forme, personali e di gruppo, diventa parte di se stessi e parte del proprio modo di suonare e approcciarsi alla musica.

Com’è nata l’idea di proseguire in forma di quintetto?

L’anno scorso in questo stesso periodo l’Electric Radius Ensemble aveva alcune date tra Roma e Napoli. Una certa affinità ha investito noi cinque (io, Fernando Kabusacki, Mikael Weichbrodt, Dev Ray e Alessandro Bruno), così abbiamo deciso di presentarci in questa forma. È andata molto bene quindi, quest’anno, abbiamo provato a riproporci in quest’area anche grazie al fatto che potessimo fare base a Bergamo.

 

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Com’è stato quest’ultimo mini-tour?

Per me in particolare molto impegnativo perché ho svolto diverse funzioni sovrapposte. Ma in realtà ognuno di noi aveva anche altre specificità (Dev fonico, Mika set list, Ferdinando coordinava le prove, Alessandro logistica, gestione del workshop ed altro). Ma c’è anche molta ironia tra noi che rende tutto leggero e fluido.

Ci sarà un seguito?

L’anno prossimo abbiamo ipotizzato di fare qualche data negli Stati Uniti, ma in considerazione del corso con Robert Fripp a Castione della Presolana ad aprile 2025 (è tutto vero!, N.d.A.), non escludo che si possa fare qualche data in zona dato che probabilmente ci ritroveremo anche in quell’occasione.

Pensi che esista ancora uno spazio nel mercato discografico e in quello della musica dal vivo, per proposte musicali come quella degli Electric_Radius?

Domanda difficilissima che mi sentirei di rivolgere io a te, vista la tua impressionante cultura musicale!

M’hai preso alla sprovvista! Impulsivamente, non posso che rispondere “Sì”.

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