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Bergamo chiama Europa

Geopolitica europea

Bergamo e Europa: due risultati elettorali in contrasto. E adesso?

Ad elezioni concluse, ecco come si potrebbe ridisegnare la geografia politica dell'Unione Europea

Nei mesi scorsi abbiamo colto l’occasione delle elezioni europee e le concomitanti elezioni amministrative a Bergamo per parlare di cose concrete, come i progetti del Pnrr (di chiara provenienza europea, ma di forte valenza locale) e di ideali, come le stesse ragioni che hanno portato alla formazione dell’Unione Europea, ma anche di scelte politiche che hanno una valenza nella gestione dei territori (sviluppo e differenze sociali).

Il dibattito elettorale non è stato molto seguito dagli elettori, che infatti non si sono presentati in maggioranza alle urne. Democrazia a rischio? Se non c’è partecipazione qualche disequilibrio, a cominciare dagli stessi risultati elettorali, c’è.

Commentiamoli con prudenza. Nelle amministrative a Bergamo il successo del centrosinistra di Gori e Carnevali non presenta incertezze. I toni moderati dell’ex sindaco e della vincitrice della competizione sono sicuramente europeisti, moderni nel cercare una città aperta al futuro, almeno nelle intenzioni.

Gori, ottimo sindaco, ha esercitato la sua influenza di un buon decennio di conduzione del Comune per “surfare” sulle onde del Covid (gestito bene) e della Capitale della Cultura (campagna elettorale permanente) per una visibilità meritata che l’ha portato al seggio europeo. In cordata al surf di Gori anche la nostra nuova sindaca ha dimostrato impegno e preparazione in un confronto impari con un concorrente forse meno attrezzato, per vita professionale e personale, ad affrontare i temi sociali e culturali della città in modo approfondito, pur con un garbo apprezzato al centro, ma in competizione diretta, e meno adatto all’ala destra più estrema e meno europeista. Alla fine, Giorgio (Gori) ha prevalso su Giorgia. Bergamo è rimasta più Europea.

Gli equilibri politici nel Parlamento europeo potrebbero invece cambiare. Non nella forma, ma nella sostanza.

Anche se i dati sono provvisori il Partito Popolare europeo cresce di qualche unità nei seggi (186 invece di 182), ma gli altri europeisti storici (socialisti e liberali) perdono colpi. In questo ambito da Macron ai “cespugli” liberaldemocratici italiani (Azione, Italia Viva e +Europa con tutti i diversi loghi e loghetti annessi e le relative divisioni) e i socialisti SD hanno perso 50 seggi e soprattutto forza nei messaggi dimostrando attenzioni eccessive ai particolari quando il senso di protesta, dalle riforme agricole alla guerra in Ucraina, cresceva e le risposte erano difficili da declinare al largo pubblico, che forse esigeva risposte di schieramento fortissime.

Ma dove si pensa di andare con l’Europa delle nazioni se si intende delle divisioni nazionali? Che parte si vuole avere nel mondo dominato da Usa, Cina e India? Come sviluppiamo una difesa comune se non in sinergia? Come ci attrezziamo per difenderci dai prodotti ipertecnologici delle Big Tech americane e dalle importazioni a basso costo dalla Cina se non tutti insieme? Come portiamo a compimento l’autonomia energetica e l’unione dei capitali? Vogliamo riformare la governance europea in senso federalista?

Certo sventolare una bandiera è più facile rispetto a sviluppare un’azione e provare a ragionare. Ecco allora che la destra centrista si fa tentare dalle alleanze con la destra estrema (vedi Ciotti in Francia, se pur ricusato dai suoi, o le più inquietanti intese tra la destra AFD tedesca e la CDU in certi Land tedeschi, mentre in Italia la tentazione è già peccato…). Il rischio autoritario è sempre alto.

Bergamo più Europea, Europa in cerca d’autore. Vediamo nelle prossime settimane che cosa accadrà.

 

Andrea Moltrasio

* Andrea Moltrasio, Industriale, già presidente di Confindustria Bergamo e del Consiglio di Sorveglianza di Ubi Banca

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