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Albanesi a Bergamo, 11mila e ben integrati: la storia di Anila, arrivata in Italia col gommone

Con Italia-Albania prende il via la nostra nuova rubrica in cui racconteremo la realtà bergamasca dei connazionali dei nostri avversari. La toccante vicenda di Anila Deda: "Rifarei quel difficile viaggio"

Bergamo. In occasione di Italia-Albania, prima partita degli Azzurri agli Europei 2024, Bergamonews lancia una nuova rubrica dal titolo “EuroBg” in cui racconteremo la realtà bergamasca dei connazionali dei nostri avversari. In parole povere, partendo dagli albanesi, quanti sono e cosa fanno a Bergamo?

Secondo gli ultimi dati del 2023, nella nostra provincia sono circa undicimila. La comunità albanese, pur non avendo nel complesso un elevato livello di istruzione (la quota di laureati è pari al 9%) ha saputo trovare una propria collocazione nel mercato del lavoro, soprattutto quello manuale, in settori come l’edilizia, l’industria, i trasporti e i servizi alle imprese.

I numeri relativi ai permessi di soggiorno, in costante crescita, confermano l’avanzato grado di stabilizzazione e di integrazione raggiunto dagli albanesi negli ultimi anni. “Oggi siamo la comunità più integrata in Italia – spiega Sonila Alushi, giornalista che si è impegnata a lungo nel promuovere il suo popolo nel nostro Paese – anche perchè la nostra conoscenza dell’Italia è profonda visto che negli anni del comunismo in televisione potevamo guardare solo i vostri canali. Così abbiamo appreso molto da voi, lingua compresa. E anche a livello calcistico abbiamo sempre avuto una certa ammirazione per le vostre squadre, quindi credo che a molti stia simpatica anche la nazionale azzurra”.

La migrazione albanese verso l’Italia ha una lunga tradizione, che inizia già dal quindicesimo secolo. Un grande afflusso si è verificato a inizio anni 90 del secolo scorso con la caduta del regime comunista e poi nel 1997 quando il Paese fu sull’orlo di una guerra civile. In quel periodo molti albanesi arrivarono in Italia attraversando il Mediterraneo con barche di fortuna o persino con gommoni. Ma non tutti, purtroppo, riuscirono a raggiungere le nostre coste e in molti morirono in mare.

Tra i fortunati c’è Anila Deda, 47enne estetista con uno studio in centro città, che sbarcò a Brindisi nel 1999: “Dopo il caos del 1997 la situazione era diventata insostenibile, così abbiamo deciso di lasciare il nostro Paese. Siamo partiti una fredda notte di dicembre – le sue parole – a bordo di un gommone. Eravamo in trenta e con me c’erano altri miei familiari, tra cui mio figlio di soli quattro anni. Agli scafisti abbiamo dato un milione e mezzo di lire a testa. Una volta arrivati vicino alla costa, ci hanno fatto scendere quando mancavano una ventina di metri e abbiamo dovuto nuotare per arrivare alla riva. Io con in spalle il mio piccolo”.

Una volta a terra, il gruppo di persone non sa esattamente dove andare: “Volevamo raggiungere la stazione ma non sapevamo dov’era – prosegue la donna – , così abbiamo fatto autostop. Ma ovviamente in piena notte non si fermava nessuno. Allora ci siamo arrivati camminando. Da lì abbiamo preso il treno verso il nord, fino a Bergamo”.

Una nuova città e una nuova vita per Anila e la sua famiglia, con qualche difficoltà iniziale: “Quasi tutti i bergamaschi che abbiamo incontrato ci hanno accolto bene – ricorda – ma qualcuno storceva un po’ il naso per qualche pregiudizio su alcuni nostri connazionali. Col tempo però hanno imparato a conoscerci e ci hanno accettato tra loro”.

“Ho fatto diversi lavori, come badante, babysitter e commessa. Poi a quarant’anni ho ripreso gli studi e sono diventata estetista e dermopigmentista. Ora ho uno studio in via Moroni a Bergamo e uno a Bonate Sotto. Mi sento realizzata a livello professionale”.

“Quel viaggio in gommone, seppur turbolento, credo sia stata la mia salvezza e mi abbia offerto una nuova opportunità di vita. Dell’Albania mi manca solo il resto della mia famiglia che non è partita con me – svela con un pizzico di commozione – , ma non ci tornerei mai più perchè a Bergamo sto benissimo e sarò per sempre grata a questa gente che mi ha dato tanto”.

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