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Weekly market watch

Mercati finanziari: gli investitori riducono le aspettative sui tagli dei tassi previsti per il 2024

La settimana ha visto la BCE tagliare di 25 bp i tassi di interesse, nonostante esistano ancora forti pressioni sui prezzi che faranno probabilmente rimanere l’inflazione al di spora dell’obiettivo del 2% per gran parte del 2025

Generico giugno 2024

 

La settimana chiude con gli indici positivi e che vede la migliore performance per il FTSE ITALIA STAR con il +0,8%, seguito dal FTSE MIB con il +0,5%. Variazione positiva pari allo 0,1% per l’indice delle micro caps (FTSE ITALIA GROWT) che continuano tuttavia a sottoperformare gli altri titoli del listino. Storicamente le micro caps tendono a sovraperformare gli altri indici un po’ di tempo dopo che i tassi di interesse ufficiali cominciano la discesa.

A livello di titoli, il più alto gradino del podio spetta a STM (+9,6%), grazie soprattutto all’accordo a lungo termine con Geely Auto Group (società attiva nella produzione di automobili e veicoli a nuova energia) per la fornitura di carburo di silicio (SiC). STM fornirà a diversi marchi di Geely Auto dispositivi di potenza in SiC per veicoli elettrici a batteria di fascia medio-alta, dando impulso alla strategia di trasformazione dei veicoli a nuova energia di Geely Auto.

Seconda posizione, con un guadagno settimanale del 6,6%, per Campari. A seguito della comunicazione dei risultati trimestrali, lo scorso 7 maggio, la reazione degli investitori era stata la classica “buy on rumors and sell on news”. Successivamente e soprattutto a seguito della conferma da parte del management delle positive aspettative per la rimanente parte dell’anno, il prezzo del titolo si sta gradualmente riprendendo.

Medaglia di bronzo con il 4,9% per Iveco. Secondo notizie di stampa, Leonardo starebbe interessata ad acquisire la divisione Iveco Defence Vehicles, specializzata nei mezzi per la difesa e per la protezione civile.

Tra i titoli negativi della settima troviamo al primo posto Saipem (-5,2%). A pesare sul titolo, il prezzo del petrolio, in flessione da diversi mesi ma soprattutto la notizia che Nopsema, l’autorità governativa australiana di regolamentazione dell’energia offshore, avrebbe trovato alcuni problemi nell’impianto di Castorone. Nopsema ha ritenuto di emettere un «improvement notice» (avviso di miglioramento), per ragionevoli motivi, perché Saipem Australia Pty Ltd avrebbe violato alcune norme in materia di sicurezza, nello specifico i fumi e i gas di saldatura (sostanze chimiche pericolose).

Secondo peggior titolo Unipol, che lascia sul campo il 3,6%. La società ha comunicato di aver raggiunto il 95,018% della azioni UnipolSai e gli investitori sembra non abbiano gradito l’avvio della procedura congiunta relativamente alle azioni residue di UnipolSai eventualmente ancora in circolazione alla data di pagamento del corrispettivo del sell-out (la procedura terminerà il 21 giugno con pagamento il 28 giugno).

Terzo peggior titolo con il -3,4% ENI, a seguito del peggioramento di S&P L’agenzia S&P Global ha peggiorato l’outlook sul rating di ENI, portandolo da “stabile” a “negativo”. Gli esperti di S&P hanno comunque confermato il rating di A- sul debito a lungo termine, che conferma la società tra gli emittenti non speculativi.

Settimana che ha visto la BCE tagliare di 25 bp i tassi di interesse, come era nelle attese. La BCE ha precisato che il taglio avviene nonostante esistano ancora forti pressioni sui prezzi che faranno probabilmente rimanere l’inflazione al di spora dell’obiettivo del 2% per gran parte del 2025. Ricordiamo che quello di ieri è il primo taglio in 5 anni e il primo taglio del tasso principale dal 2016. Ma è un taglio che non facciamo fatica a definire anomalo, visto che avviene in un momento in cui l’inflazione è tendenzialmente in crescita e l’economia appare in ripresa. Di solito i tagli dei tassi avvengono infatti con l’economia in recessione e con pressioni inflazionistiche pressoche nulle.

Nel corso della conferenza stampa la Lagarde ha tenuto a sottolineare che quello della BCE, non sarà comunque un percorso lineare, ma accidentato. Sulla strada dell’allentamento monetario è infatti possibile che ci saranno vari scossoni, alcuni dei quali prevedibili, ma altri possono arrivare a sorpresa.

La narrazione sulle prossime mosse della BCE non cambia: continuerà ad essere guidata dai dati. La BCE resta dunque prudente e non si sbilancia. Ma ovviamente si espone alle critiche di essere sempre dietro la curva. Le decisioni sui tassi di interesse continueranno dunque ad essere guidate dalla valutazione delle prospettive di inflazione alla luce dei dati economici e finanziari in arrivo, dalla dinamica dell’inflazione sottostante e dalla forza della trasmissione della politica monetaria. Crediamo che questo significhi che nel meeting del 18 luglio prossimo la BCE lascerà invariati i tassi di interesse.

Il meeting è stato anche l’occasione per fornire le nuove stime di inflazione e crescita economica, che vengono aggiornate ogni tre mesi. Gli analisti dell’Eurosistema hanno rivisto al rialzo l’inflazione complessiva e quella di fondo per il 2024 e il 2025 rispetto alle proiezioni di marzo: al 2,5% (dal 2,3% di marzo) nel 2024, al 2,2% (dal 2% di marzo) nel 2025 e all’1,9% (invariato) nel 2026. L’inflazione al netto della componente energetica e alimentare si porterebbe in media al 2,8% nel 2024, al 2,2% nel 2025 e al 2,0% nel 2026. Le stime indicano anche un aumento della crescita economica allo 0,9% (dallo 0,6% di marzo) nel 2024, all’1,4% (dall’1,5% di marzo) nel 2025 e all’1,6% (invariato) nel 2026.

A seguito delle parole della Lagarde e della revisione al rialzo dell’inflazione, gli investitori hanno ridotto le loro aspettative sui tagli dei tassi previste per il 2024, scontandone ora solo un altro per il resto dell’anno. Si conferma quindi come l’ultimo miglio, come più volte abbiamo sostenuto, sia la parte più difficile da percorrere (preoccupazione espressa anche dall’influente membro del consiglio, Isabel Schnabel). L’inflazione nei servizi particolarmente rilevante e che riflette la forte domanda interna, ha infatti destato particolare preoccupazione dopo un aumento al 4,1% a maggio dal 3,7% del mese precedente. Entrambi dati nettamente superiori al 2%.

Al di la dei numeri della BCE che ne guideranno le scelte, crediamo che il vero problema rimanga la Fed e la possibilità che avvii o ritardi ulteriormente il proprio ciclo di allentamento. Una Fed più restrittiva significherebbe probabilmente un euro più debole e un’inflazione importata più elevata per la zona euro ma aumenterebbe anche i rendimenti sui mercati obbligazionari globali, un doppio smacco il cui effetto netto è difficile da prevedere. Siamo quindi convinti che il ritmo dei tagli dei tassi della BCE dipenderà da quello della Fed. Nel caso in cui per esempio la Fed non tagliasse affatto i tassi quest’anno, riteniamo difficile prevedere ulteriori due tagli della BCE.

 

Antonio Tognoli testina
Antonio Tognoli

 

Ho iniziato a lavorare come analista finanziario nel 1983, occupandomi di economia e politica economica e nel frattempo mi sono laureato in scienze bancarie, finanziarie e assicurative. Oggi mi occupo di analisi macroeconomica all’interno di Corporate Family Office – CFO SIM. Giornalista pubblicista, docente ai corsi post laurea de “24Ore Business School” e dell’Associazione Italiana per l’Analisi Finanziaria – AIAF e co-autore del libro Analisi Finanziaria e Valutazione Aziendale, a cura di Franco Pedriali.

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