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Brignano gera d'adda

“Abusi di potere e ritmi disumani”: sindacalista che denunciò i capi della logistica assolto dall’accusa di diffamazione

Cobas: "Ritorsioni contro i nostri iscritti". La società: "Falso, volevano boicottare la produttività"

Bergamo. Lo pseudonimo che usava per scrivere sul blog del sindacato era ‘pennatagliente’: un nome un programma. Sergio Caprini, 64 anni, responsabile Slai Cobas di Bergamo, era finito a processo per via di alcuni articoli particolarmente taglienti – appunto – nei confronti delle cooperative del consorzio Cisa, che nel novembre 2016 gestivano centinaia di lavoratori (la maggior parte immigrati, nordafricani) all’interno del magazzino Kamila di Brignano Gera d’Adda, base logistica che serve la grande distribuzione. L’accusa? Diffamazione.

“Oggi – scriveva Caprini – sciopero contro gli allontanamenti arbitrari dai posti di lavoro”. E ancora: “Basta abusi di potere nei magazzini della logistica”. In pratica, sosteneva che le coop usassero gli allontanamenti “come forma di ritorsione antisindacale”, “per spingere i lavoratori a ritmi di lavoro sempre più elevati a qualsiasi condizione”. Una pratica da lui stesso definita “illegittima e disumana”. Le società, accusandoli di “lavorare troppo poco”, li avrebbero più volte “allontanati immediatamente dal posto di lavoro”, introducendo – secondo l’agguerrito sindacalista – “una sorta di cottimo: ‘se fai quello che dico lavori e ti pago, altrimenti a casa’”. “In queste piattaforme logistiche – denunciava – i lavoratori caricano e scaricano senza sosta i tir, movimentano e stivano su alte scaffalature le merci con carrelli e a mano. Un lavoro muscolare e frenetico spinto fino a ritmi impossibili”, “che consumano i lavoratori” e li “espongono a rischi quotidiani per la salute e la sicurezza”. In un volantino diffuso nel gennaio 2017 scriveva di “oltre 150 lettere disciplinari in poco più di un mese”.

Frasi ritenute false e diffamatorie dal presidente del Consorzio Silvio Vincenzo La Falce, che ha sporto querela e si è costituito parte civile. Il suo legale ha chiesto la condanna di Caprini, accusando i Cobas di avere deliberatamente ordinato ai lavoratori l’adozione di “condotte negligenti”, al fine di “rallentare la produttività” e far perdere l’appalto alla società.

L’avvocato difensore Massimo Rocchi ha replicato parlando di toni “eccessivamente antagonisti” da parte del suo assistito, ma a fronte di condotte definite senza mezzi termini “medievali” e ” schiaviste” da parte del Consorzio, che avrebbe “brutalmente calpestato i diritti dei lavoratori della logistica”. La difesa ha quindi chiesto l’assoluzione dell’imputato. Richiesta accolta dal giudice Roberto Palermo, secondo cui le affermazioni contenute nel blog, evidentemente, rientrerebbero a pieno titolo nel diritto di critica sindacale.

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