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Confcooperative Bergamo

Coop storiche

I 45 anni della coop Paolo VI: “Oltre la scuola, vogliamo essere una comunità”

Nata nel 1979 ad Alzano, la cooperativa sociale Comunità Scuola Paolo VI sorge dalla volontà di genitori e di educatori di istituire un istituto con al centro un progetto educativo cattolico

Poggiarsi sui propri valori fondanti per aprirsi alla progettualità futura, con al centro due parole chiave: scuola e comunità. L’istituto Paolo VI, cooperativa associata a Confcooperative Bergamo festeggia quest’anno i 45 anni dalla sua costituzione (1979 ad Alzano Lombardo) e i 50 anni dalla nascita della scuola elementare del Palazzolo (1974 a Torre Boldone), gli istituti scolastici che attualmente gestisce.

“Questi anniversari sono una importantissima occasione per riconoscere il lavoro di chi ci ha preceduto, che si è fondato sull’essere e creare comunità, sullo sviluppare competenze e valori, sul fare rete con il territorio e sulla condivisione. E su questi pilastri vogliamo progettare anche il nostro futuro, per creare insieme, come comunità, una proposta capace di rispondere ai bisogni delle giovani generazioni”, dichiara il dirigente scolastico, Giulio Caio.

La storia

Nata nel 1979 ad Alzano, la cooperativa sociale Comunità Scuola Paolo VI sorge dalla volontà di genitori e di educatori di istituire un istituto con al centro un progetto educativo cattolico. Una scuola, cioè, volta a trasmettere un’educazione con valori cristiani e a favorire il raggiungimento della maturazione interiore di ogni persona, intesa come risultato di un’azione didattica ed educativa.

Attualmente la cooperativa è sempre gestita dai genitori i cui figli sono iscritti alla scuola dell’infanzia, primaria e secondaria di primo grado. La struttura è oggi una comunità formata da tutti i membri che la compongono: genitori, figli, docenti, persone impegnate nell’istruzione.

“Questo anniversario – racconta il dirigente scolastico, Giulio Caio – rappresenta per noi un traguardo importante, oltre che un’occasione per continuare a tessere relazioni: il 16 maggio abbiamo organizzato una serata-laboratorio con gli ex studenti e gli ex insegnanti. Per l’inizio del prossimo anno scolastico abbiamo previsto un convegno e, a seguire, altre iniziative, tra cui una festa a ottobre, un concerto musicale a novembre con varie forme artistiche”.

istituto Paolo VI

 

Qualche numero

Oggi la Comunità Scuola Paolo VI conta circa 320 iscritti, divisi in cinque sezioni tra infanzia, primaria e secondaria di primo grado. “Siamo cresciuti molto negli ultimi anni – commenta –. Ciò attesta un riconoscimento sociale e culturale che ci viene attribuito dalle nuove famiglie”. “In questi mesi – prosegue -, stiamo ricostruendo la storia di tutti questi anni al fine di raccogliere i valori fondanti e aprire a una progettualità futura. Vogliamo essere un laboratorio educativo che punti sullo sviluppo delle competenze, ma anche dell’intelligenza emotiva, valoriale, sociale ed ecologica. Desideriamo rappresentare una scuola capace di guardare ai mutamenti del contesto sociale, alle sfide in corso e che prepara le nuove generazioni ad affrontarle, senza lasciare indietro nessuno. Siamo aperti alla globalità, abbiamo in itinere progetti di scambio e confronto con altri soggetti del territorio e di altri paesi e continenti. E questo è possibile perché abbiamo una squadra di docenti affiatata”.

“Un’altra parola chiave – continua – è cooperare e non è scontato per una scuola, perché cooperare vuol dire condividere le linee educative e avere una strategia comune e assunzione di corresponsabilità verso i piccoli. L’educazione è un’impresa meravigliosa, nel vero senso del termine, quindi una sfida da condividere insieme con stupore e capacità di sognare in grande. E, infine, cooperare significa anche, in un’epoca di frammentazione e individualismo come quella odierna, sostenere al di là di ogni credo, uno spirito comunitario di ispirazione cristiana attento a creare condivisione tra scuola e famiglie e tra famiglie, consapevoli della povertà educativa diffusa. Quindi costruzione di collaborazione a tutti i livelli, con un’apertura fondamentale al territorio”.

Perché, conclude “l’educazione è un bene comune da condividere e diffondere”.

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