Treviglio. “Avevo problemi, fumavo troppo e loro mi ingolosivano”. ‘Loro’ sono i criminali che gestiscono una delle innumerevoli reti di spaccio su Telegram, l’applicazione di messaggistica utilizzata (anche) come piazza virtuale per vendere droga. Come lo ingolosivano? Facendogli credito: “Compra compra, non preoccuparti, pagherai”. Così ha fatto, accumulando debiti per circa 1.200 euro.
Ovviamente, qualcuno è andato a cercarlo. “Un giorno si sono presentati due uomini, di carnagione scura, che non parlavano bene l’italiano – racconta A.V., 25enne incensurato di Agnadello (Cremona), fermato lunedì 4 giugno dagli agenti del Commissariato di Treviglio -. Non so chi sono, li ho visti una volta sola”. Gli hanno detto: “O paghi subito, o trasporti la nostra merce”. Inutile dire che il ragazzo ha scelto la seconda opzione.
Processato per direttissima, A.V. ha spiegato al giudice Andrea Guadagnino la sua versione dei fatti. Il 25enne – ex studente di liceo artistico, senza un’occupazione stabile – ha detto di avere lasciato l’auto del padre aperta in un luogo concordato con gli spacciatori (zona Piazza Cameroni a Treviglio) in modo che potessero infilare all’interno la droga e un cellulare per comunicare in diretta le modalità di consegna. La polizia, però, ha fermato il ragazzo nel pomeriggio, pochi minuti dopo che era partito in direzione Milano, a causa di una manovra azzardata al volante.
Gli agenti, complice il forte odore emanato dalla sostanza, non hanno impiegato molto a capire che nel bagagliaio dell’auto c’era un carico non indifferente di hashish, circa 4 chilogrammi suddivisi in ovuli e panetti. L’imputato, assistito dall’avvocato Davide Mancusi di Bergamo, ad un certo punto del racconto si è anche commosso, frastornato dall’intera vicenda come i genitori, presenti in aula. Il giudice ha convalidato l’arresto e disposto la misura cautelare dell’obbligo di firma giornaliera dai carabinieri. Processo rinviato al 9 settembre.
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