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Bergamo, accordo tra Comune e suore cappuccine per chi non può permettersi cure private: cosa prevede

Approvata in Giunta la collaborazione con l'Istituto di Madre Rubatto all'interno della Casa di cura San Francesco, per offrire prestazioni sanitarie e socio-sanitarie a cittadini in condizioni di fragilità

Bergamo. Si definisce “povertà sanitaria” la condizione nella quale si trovano i cittadini che non riescono ad accedere alle cure mediche di cui hanno bisogno e che la sanità pubblica non riesce a garantire. Un fenomeno che non riguarda solo le famiglie indigenti, visto che negli ultimi quattro anni la diminuzione della spesa per la prevenzione e, in certi casi, la rinuncia totale a visite mediche e accertamenti periodici di controllo preventivo riguarda 1 famiglia italiana su 6.

Guardando al nostro territorio, secondo i dati Istat nel 2023 il 7,6% dei lombardi ha rinunciato a cure mediche necessarie non potendo ricorrere alle prestazioni in privato. Da questa premessa, nasce l’accordo di collaborazione tra i Servizi sociali del Comune di Bergamo e l’Istituto Suore Cappuccine di Madre Rubatto all’interno della Casa di cura San Francesco, per lo sviluppo delle attività dell’ambulatorio “Cortile della Solidarietà”, nato con lo scopo di favorire la presa in carico di situazioni ad alto rischio di salute di coloro che per questioni economiche, di contesto e personali non accedono alle cure.

In particolare, le attività dell’ambulatorio “Cortile della Solidarietà” comprendono:

– la prima valutazione e l’eventuale richiesta di ulteriori approfondimenti per la diagnosi

– la verifica dei risultati degli eventuali accertamenti specialistici

– il monitoraggio delle cure in fase acuta e in caso di cronicità

– il riferimento in caso di necessità del case management clinico fornito dalla Casa di Cura

– il follow up della cura e dei percorsi clinici strutturati

– la segnalazione dagli enti di riferimento secondo criteri condivisi gli invii per ciò che non è

risolvibile in ambito esclusivamente clinico

– la relazione con il servizio farmacia e psichiatria

– l’analisi delle risorse operative ed economiche e apertura delle agende

– l’apertura dei canali indispensabili (Prefettura, Ats) per la presa in carico situazioni critiche.

Le cure saranno erogate tramite il Sistema sanitario nazionale, e, quando non possibile, a titolo gratuito per l’utente e a carico dell’Ente del Terzo Settore “Bisaccia della Provvidenza”, in rapporto di stretta correlazione con l’Istituto Suore Cappuccine, fino ad esaurimento fondi che l’Ente ha dedicato al progetto.

Il Comune di Bergamo si impegna, attraverso l’impiego delle diverse équipe dei Servizi sociali, a:

– svolgere un’azione informativa e di orientamento nei confronti delle persone che accedono al servizio di Segretariato Sociale e agli sportelli informativi comunali circa l’esistenza e le funzioni dell’ambulatorio

– segnalare situazioni che necessitano di un intervento di valutazione ed eventuale approfondimento e/o di cura, collaborando nella definizione di un progetto individualizzato

– realizzare incontri di coordinamento e/o di confronto per la condivisione della progettualità sulle singole situazioni in carico

– supportare, a seguito di specifica richiesta, gli operatori dell’ambulatorio nella lettura e decodifica dei bisogni di natura socio-assistenziale dei pazienti

L’Accordo avrà una durata di tre anni, con possibilità di proroga per uguale durata, previa valutazione degli elementi di continuità di risposta al bisogno e di sostenibilità economica.

“L’amministrazione ha perseguito in questi anni lo sviluppo e l’implementazione di un welfare generativo, di prossimità e di comunità, anche valorizzando ciò che era già presente e attivo nel territorio e dando alle diverse iniziative una veste maggiormente integrata e sistemica – dichiara Marcella Messina, assessora alle Politiche sociali -. Sono state inoltre messe in campo una serie di iniziative di collaborazione tra i servizi sociali e quelli sanitari del territorio con l’obiettivo di rispondere alle grandi difficoltà che il sistema ha messo in luce, in particolare dalla pandemia ad oggi. In questo solco, nasce l’accordo con l’Istituto delle Suore Cappuccine che realizza concretamente un modello di assistenza attenta ai bisogni delle persone più fragili, in linea con il principio imprescindibile e inderogabile della salute come bene di tutti, nessuno escluso”.

Negli scritti della Fondatrice del nostro Istituto, Santa Madre Francesca Rubatto, si invita in modo esplicito le suore a servire ‘Dio Sommo Bene’ nella persona fragile, andando incontro alle ‘necessità presenti’ che la storia, la realtà metteva loro davanti. Questo è e resta la nostra missione: servire il territorio secondo le nostre capacità e le nostre risorse, non dimenticando mai coloro che hanno più bisogno, che sono più in difficoltà – aggiunge Suor Anna Maria Villa, legale rappresentante dell’Istituto -. Questo progetto, nato tempo fa all’interno di una riflessione comune con l’Istituto Santo Palazzolo, che già collaborava con la Caritas per le persone non aventi diritto, è un privilegio che sia stato condiviso e valorizzato da questa collaborazione con il Comune di Bergamo e i suoi servizi. Questo ci permetterà di avvicinarci a quella popolazione che rischia di essere lasciata ai margini, proprio perché avrebbe il diritto di ricevere le cure, ma per fragilità economica, sociale o di contesto non riesce ad accedervi. Si realizza così per noi un desiderio a lungo coltivato e il privilegio, come ho detto prima, di servire le persone di un territorio che amiamo e a cui ci sentiamo dedicate”.

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