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La riflessione

Silvia, le cause ignote dell’incidente e le sentenze dei social: “Nessun rispetto, neanche davanti alla morte”

Tanti, troppi commenti fuori luogo dopo la tragedia: il post di una ragazza contro i leoni da tastiera diventa "virale"

Treviolo. La notizia del tragico incidente, appena pubblicata, era da poco rimbalzata sui social network. Poco o nulla si conosceva della dinamica: solo che c’era un camion fermo sulla carreggiata, che aveva segnalato la sua presenza con il triangolo rosso e che un’auto gli era finita addosso. Purtroppo, con esiti drammatici per la ragazza a bordo: Silvia Brambilla, 26 anni, molto probabilmente morta sul colpo.

Le cause dell’incidente erano ignote, ma la giuria dei social aveva già emesso la sua sentenza. Per molte, moltissime persone, il primo impulso non è stato quello di riservare un commento di dispiacere per una giovane vita spezzata. No, il primo impulso è stato quello di giudicare e colpevolizzare la vittima: “Sarà stata al telefono e non avrà visto il camion”, parole così. Pesantissime, ma postate con una leggerezza disarmante. Salvo poi scoprire, man mano che arrivavano nuovi aggiornamenti, che alla guida nemmeno c’era Silvia, ma il padre. Anche nei suoi confronti – ricoverato in ospedale con chissà quale enorme peso da sostenere – il tenore di molti commenti non è mutato. E c’è anche chi, dinnanzi a un dramma simile, ha pensato di rendere pubblico con toni polemici il suo disappunto per il traffico e i figli arrivati tardi a scuola.

Qualcuno che si è sentito in dovere di fare presente la cosa però c’è. Il post pubblicato sul gruppo ‘Sei di Bergamo Se…’ da una ragazza qualche ora dopo l’incidente ha raccolto migliaia di ‘Mi piace’, centinaia di commenti (positivi, questa volta) e decine di condivisioni. Silvia “aveva una vita davanti. Poteva essere vostra figlia, sorella, cugina” scrive, bacchettando i “leoni da tastiera con zero rispetto per la morte”. Il post si chiude con tre semplici parole: “Condoglianze alla famiglia”. Le più sensate.

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