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La requisitoria

Omicidio Bonomelli, il pubblico ministero chiede condanne per 105 anni

Per Matteo Gherardi 29 anni, 28 per Omar Poretti e 24 per Jasmine Gervasoni e Luigi Rodolfo Gherardi. Il sostituto procuratore: "Un'azione corale, erano tutti consapevoli e complici e ognuno aveva il suo ruolo"

Entratico. Ventinove anni per Matteo Gherardi, 28 per Omar Poretti e 24 per Jasmine Gervasoni e Luigi Rodolfo Gherardi. Al termine di una requisitoria durata più di 4 ore, sono queste le richieste di condanna che il pubblico ministero Chiara Monzio Compagnoni ha avanzato per i 4 imputati dell’omicidio e della rapina pluriaggravata dell’ottantenne Angelo Bonomelli.

Il sostituto procuratore ha ripercorso, mostrando in aula le immagini delle telecamere di videosorveglianza, il pomeriggio dell’8 novembre 2022, quando i 4 hanno narcotizzato con il Rivotril, un potente ansiolitico, l’anziano imprenditore. Lo hanno poi trascinato nella sua auto e lo hanno abbandonato in un parcheggio a Entratico privo di conoscenza. Secondo il medico legale Bonomelli sarebbe morto tra l’1 e le 3 di quella notte proprio a causa dell’elevato quantitativo di farmaco somministrato, un intero boccettino, che sul fisico fragile di un uomo di quell’età, ha avuto un effetto letale.

“Jasmine Gervasoni e Rodolfo Gherardi non hanno avuto un ruolo marginale come hanno voluto far credere nelle loro spontanee dichiarazioni – ha dichiarato il pm -. Ci sono le prove che si tratta di un’azione corale, erano tutti consapevoli e complici e hanno seguito in sintonia tra loro le direttive di Matteo. Ognuno ha un ruolo ben preciso”. Rodolfo, 68 anni, padre di Matteo, fa da autista; la compagna Jasmine, 23 anni, fa da palo, l’amico Poretti, 24 anni, versa il Rivotril nel caffè di Bonomelli e si occupa, in un secondo momento, di vendere l’orologio d’oro sfilato dal polso dell’imprenditore al Compro oro.

“Quando Bonomelli, seduto al tavolino esterno del bar Sintony, inizia ad accusare i sintomi causati dal farmaco, nessuno dei 4 si preoccupa – sottolinea il sostituto procuratore -. Jasmine continua a chattare al telefono, gli altri entrano ed escono dal bar aspettando che il Rivotril faccia completamente effetto. La ragazza e Rodolfo, quando Poretti e Gherardi prendono sottobraccio l’anziano che fatica a reggersi in piedi, spostano le sedie degli altri tavoli per farli passare e poi le risistemano”.

Dopo aver abbandonato l’80enne al parcheggio, Matteo, 33 anni, e Jasmine tornano sul posto dopo un paio d’ore per controllare l’imprenditore. “Sanno che la vita di Bonomelli è in pericolo, sono preoccupati perché hanno la consapevolezza di ciò che potrebbe accadere. Nonostante ciò scelgono di non chiamare i soccorsi, di non effettuare nemmeno una chiamata anonima al 112. Se soccorso, Bonomelli si sarebbe potuto salvare”.

Anche perché, come ha precisato il pm “nel gennaio 2022 Matteo aveva rapinato con lo stesso metodo anche sua zia di 70 anni, che era finita in ospedale a causa della somministrazione di Rivotril. Quindi era consapevole dell’effetto che il farmaco provocava su una persona anziana. Tra l’altro è scritto chiaramente anche nel bugiardino”.

Non solo la zia: Gherardi aveva messo a segno diversi colpi narcotizzando le persone. Cercava contatti su Badoo, incontrava gli uomini nei bar, gli versava il farmaco nei bicchieri e poi attendeva che arrivasse lo stordimento per rapinarli. Qualcuno ha fatto denuncia, altri hanno preferito non esporsi per non far sapere di cercare compagnia su determinati siti.

Il sostituto procuratore ha poi contestualizzato diverse intercettazioni ambientali per evidenziare l’atteggiamento poco collaborativo di Jasmine Gervasoni “che ha sempre riferito circostanze false, dicendo di non sapere nulla quando invece era perfettamente informata di quanto stava accadendo”. Rodolfo era succube del figlio, “ha sempre cercato di giustificarlo e minimizzare i suoi comportamenti, anche a colloquio con i parenti che andavano a trovarlo in carcere”.

“Quella avvenuta è stata un’azione concorsuale materiale e morale di tutti e quattro gli imputati” ha dichiarato Chiara Monzio Compagnoni, che ha chiesto pesanti condanne per tutti. Contestando loro il dolo eventuale: “Tutti hanno previsto che Bonomelli potesse morire, ma l’interesse per la rapina è prevalso rispetto a quello per la vita dell’imprenditore”. Per Gherardi ha ravvisato le aggravanti del nesso teleologico – ovvero l’aver commesso l’omicidio per coprire la rapina – della somministrazione di sostanze, i motivi abbietti e futili (gli servivano i soldi per giocare alle slot) e la recidiva. Le ha però ritenute equivalenti alle attenuanti generiche per aver collaborato facendo il nome di Poretti ai carabinieri, per aver acconsentito all’acquisizione degli atti da parte della Corte d’assise, per aver reso l’interrogatorio in aula e per la situazione di disagio in cui è nato e cresciuto. Per lui ha chiesto 29 anni.

Omar Poretti deve rispondere anche di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti e per lui sono stati chiesti 28 anni. Quattro anni in meno per la compagna e il padre della mente della banda.

Nella prossima udienza, fissata per il 19 giugno, parleranno le difese degli imputati e la parte civile.

 

tribunale, pubblico ministero, accusa, richieste dell'accusa
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