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La sentenza

Dj Miky condannato a 5 anni e 1 mese per estorsione, assolto per l’usura

L'ex voce di Radio Studio 54 tentava di recuperare, a suon di intimidazioni e minacce, circa 100mila euro che aveva prestato a un imprenditore in rovina

Treviolo. È stato condannato a 5 anni e 1 mese per estorsione e porto abusivo d’arma derubricato in porto ingiustificato di una scacciacani, mentre è stato assolto per il reato di usura.

Questa la sentenza di primo grado emessa martedì 21 maggio nei confronti di Luciano Di Marco Pernice, meglio conosciuto come Dj Miky, 72 anni, voce storica di Radio Studio 54. Il pubblico ministero aveva chiesto una condanna a 8 anni e mezzo di reclusione.

Alla persona offesa, un imprenditore di Treviolo di 53 anni, con società andate in rovina e implicato in un giro di fatture false, alla quale l’imputato aveva prestato del denaro, dovrà versare una provvisionale di 15mila euro e dovrà anche pagare una multa di 1500 euro.

Il Collegio giudicante ha disposto la confisca e la distruzione della pistola scacciacani e del machete, armi con le quali Pernice spaventava il suo debitore, e la restituzione di un furgone Vito, una Maserati, una Mercedes, due orologi di cui un Cartier con incisa sopra una svastica e di un braccialetto d’oro con raffigurato lo stesso simbolo.

È quindi caduta l’imputazione principale, per il dj, ovvero quella di prestare denaro a strozzo, ma l’estorsione gli è costata comunque cara. I soldi alla parte offesa li aveva effettivamente dati, circa 100 mila euro, ma non si trattava di un semplice prestito, bensì di una somma consegnata per prendere parte al giro di fatture false.

L’imprenditore non aveva accumulato debiti solamente con Di Marco Pernice, ma doveva soldi a parecchie persone: un milione di euro in totale. Miky cercava di riavere indietro il suo denaro e lo faceva a suon di minacce, intimidazioni e percosse.

A far crollare la condizione economica del 53enne erano stati i fallimenti di due società: la prima con cui gestiva delle stazioni di servizio, la seconda che si occupava della distribuzione di depuratori per rubinetti di acqua. In aula aveva raccontato che il primo prestito da Miky lo aveva ottenuto a metà del 2016: “Lo conoscevo perché a 16 anni avevo lavorato nella sua radio come dj”.

Spesso l’imputato faceva irruzione nel bar di Treviolo dell’imprenditore, gli rifilava ceffoni, lo spaventava puntandogli addosso la scacciacani o mostrandogli un coltello. In un’occasione la vittima aveva avvisato i carabinieri che si erano finti clienti del bar per monitorare la situazione. Quella sera Di Marco Pernice era entrato nel locale, aveva lanciato un portatovaglioli addosso al titolare ma poi si era insospettito e si era rivolto in malo modo anche ai militari in borghese, fotografando pure la targa della loro auto civetta.

Una volta depositate le motivazioni della sentenza, il difensore Riccardo Tropea deciderà con il suo assistito se presentare appello.

 

tribunale condanna sentenza Foto di EKATERINA BOLOVTSOVA da Pexels
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