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Grassobbio

Crack Miniliner, la difesa: “Nicola Radici non ha commesso reati. Va assolto”

L'imprenditore, figlio di Miro, deve rispondere di bancarotta fraudolenta per il fallimento della compagnia aerea

Grassobbio. Nicola Radici, secondo il suo difensore, l’avvocato Nerio Diodà, non ha commesso nessun reato quando era socio della Miniliner. E nemmeno dopo, nel momento in cui ha ceduto le quote: “Non è stato amministratore di fatto come gli si contesta”, ha dichiarato durante la sua arringa in aula, martedì 21 maggio.

L’imprenditore, figlio dell’industriale Miro Radici, deve rispondere, insieme ad altri 6 imputati, di bancarotta fraudolenta per il crack della Miniliner srl, compagnia aerea del comparto merci con sede a Grassobbio fallita nel 2015. Il pm Emanuele Marchisio aveva chiesto una condanna a 5 anni, il difensore l’assoluzione con la formula “perché il fatto non sussiste”.

Nel luglio 2011 la Miro Radici Finance, amministrata da Nicola Radici, cede il 95% delle quote di Miniliner a Ti&P srl. Nel bilancio 2012 della Miniliner, secondo l’accusa, vengono immessi 16 milioni di dollari in titoli che per la Procura non valgono nulla. “Dal 6 luglio 2011 Nicola Radici non c’è più. Ha ceduto le quote dell’azienda, non si presenta più in sede, non agisce più per conto della Miniliner perché non è più sua – proseguo l’avvocato -. Di conseguenza non c’entra nulla nemmeno con la ricapitalizzazione e con l’immissione dei titoli”.

“Contro Radici non c’è niente, nessuna prova”, secondo la difesa. Nel 2018 l’imprenditore non figura nemmeno tra gli indagati. Viene iscritto dopo che i curatori fallimentari della Miniliner girano alcune email alla Procura, uno scambio tra lui e un professionista membro del Cda dell’azienda, in cui si accenna alla società controllata.

“Secondo l’accusa, siccome ti interessi di questa vicenda, diventi amministratore di fatto – dichiara l’avvocato -. Questa è un’interpretazione errata e fuorviante”.

Il punto chiave del processo è stabilire quanto valevano i titoli per ricapitalizzare la compagnia aerea. Dieci milioni, secondo la falsa perizia di un funzionario della Banca Popolare di Bari, poi licenziato per questo motivo, niente, secondo la Procura.

Per gli altri imputati il pm aveva chiesto una condanna a 3 anni, i difensori hanno invocato l’assoluzione.

La sentenza verrà pronunciata l’1 ottobre.

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