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Cinema

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Integrazione Film Festival, la multiculturalità come chiave per comprendere sé stessi

La penultima serata dell’IFF ha proposto cinque film con dei protagonisti alle prese con la propria identità, tra la riscoperta delle proprie radici, sogni, ambizioni e un passato inesplorato capaci di fornire risposte sul presente

Nella serata di venerdì 17 maggio presso il Daste di Bergamo si è tenuta la penultima serata del concorso IFF (Integrazione Film Festival). In una sala completamente sold out, la proiezione serale prevedeva cinque film che hanno seguito il filo rosso della multiculturalità, in particolar modo della riscoperta delle proprie origini e della propria identità.

IN UNA GOCCIA

Film d’animazione di Valeria Weeransinghe, parla di una giovane ragazza divisa tra due culture che cade in una giungla immaginaria per sfuggire alla vita quotidiana.
Guidata da una goccia, si ritrova davanti alle sue radici e si rende conto che il suo patrimonio non è una debolezza, ma una fonte di ricchezza che per sempre sarà parte importante della sua identità.
Nel Q&A tenutosi alla fine del cortometraggio, la regista ha spiegato che il filmato rispecchia un momento della sua vita, e come la scelta della goccia fosse stata scelto come simbolo di interiorità.
Anche la scelta dei colori non è stata casuale: caldi per rappresentare il proprio stato d’animo interiore, freddi per rappresentare ciò che la circondava e metteva alla prova la sua capacità decisionale.

A TROPICAL BOY

In circa mezz’ora di film, il regista coreano Lee Jihyeong racconta la storia di Hanoi, 14enne proveniente da una famiglia multiculturale (madre vietnamita e padre coreano), bersagliato dai bulli della sua classe per non aver scelto da parte stare (non scorre infatti buon sangue tra Vietnam e Corea). Dentro di sé però cova ben più profondi quesiti legati alla sua identità, a ciò che vorrebbe essere e che ha paura di gridare al mondo.
Grazie alle parole di un vecchio aggio che incontra per caso al fiume, Hanoi prenderà la sua decisione finale, del tutto inaspettata, e allo stesso tempo impossibile, ma a livello simbolico tutto torna.
C’è a chi piace l’arte e vuole diventare un’artista, chi ama lo sport e sogna di diventare un campione, e c’è poi Hanoi al quale piacciono i pesci, nello specifico il pesce paradiso, specie tipica della zona tropicale in grado di resistere alle intemperie e sopravvivere ai pesci predatori.
Hanoi vuole essere libero da vincoli, e deluso da un mondo che lo percepisce diverso, decide di reincarnarsi in un pesce, annullandosi come essere umano e godere di una vita in nuotare senza pensieri verso un mare (in questo caso letterale) di opportunità.

TODO VA BIEN

In questo cortometraggio di circa 15 minuti, il regista spagnolo Adrian Ordonez ci cala i una realtà apparente, dove il giovane Rachid, immigrato marocchino che vive in un centro di accoglienza, trova lavoro in un ristorante, e intanto sogna di realizzarsi come uomo.
Le difficoltà economiche e la realtà che lo circondano fatta di promesse non mantenute e precarietà lo ricondurrano a uno stato di nostalgia imminente per la sua casa e per la mamma, proprio colei che chiama alla fine per sapere come sta, e come ogni figlio, pur di non farla preoccupare, le dice che tutto va bene.

SCENES WITH MY FATHER

Un documentario autobiografico che la regista Biserka Suran ha voluto portare in concorso per raccontare il suo passato, e in particolar modo il rapporto con il padre, distante da tempo, ma custode di segreti e ricordi legati alla sua madre patria Jugoslavia.
Verso gli inizi della disgregazione dell’ex Jugoslavia, il padre della regista ha deciso di trasferirsi in Olanda, nella speranza di dare un futuro stabile e prosperoso alle figlie.
La lunga conversazione con il padre però porterà a galla vecchie questioni legate alla doppia identità della figlia irrisolte.

REBEL REBEL

L’ultima pellicola in concorso è di produzione americana della regista Tamar Pelzig, e tratta il tema dell’inclusione e comprensione degli adolescenti.
Il primo giorno di scuola cattolica J.C, una ragazza ribelle e anticonformista, realizza un disegno sconcio sul muro del bagno. Aspettandosi di essere espulsa, la ragazza invece si sorprende quando al madre superiora cerca di entrare in sintonia con lei, regalandole dei libri d’arte, in particolare di Michelangelo, affinché la ragazza possa scoprire un nuovo mondo fatto di bellezza, pace e gioia.
Alla domanda della madre superiora “Che cosa ti piace di quel quadro?”, J.C risponde “La donna raffigurata sembra che faccia parte del tutto”. Una risposta che subito ci fa capire la volontà della ragazza di essere accettata dalle sue compagne, e simbolica è la scena finale in cui guarda meravigliata l’Ultima Cena di Leonardo e quasi emulandola dal vivo, si spoglia della giacca di pelle per omologarsi al resto del gruppo che imporovvisamente la accoglie, riconoscendone la sua bellezza e voglia di trovare un posto nel mondo.

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