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L'intervista

“Ingordigia”: Gigi Riva racconta vita, morte e truffe di Massimo Bochicchio, il broker dei vip

Quarta fatica letteraria per il giornalista bergamasco di Domani, che si concentra sull'ascesa e sulla successiva caduta dell'intermediario capace di architettare la più grande truffa italiana

La vicenda aveva già tutti gli elementi possibili per poter diventare un romanzo, anche se il mistero, i colpi di scena, gli eccessi e i personaggi che ne fanno parte sarebbero perfetti anche per un film.

A mettere nero su bianco l’ascesa repentina e la successiva rovinosa caduta di Massimo Bochicchio, il “broker dei vip” che secondo l’inchiesta a lui collegata avrebbe mosso denaro per 1,8 miliardi di euro e truffando gli investitori per 600 milioni, è Gigi Riva che torna in libreria con “Ingordigia” (Ed. Mondadori), quarta fatica letteraria dopo “L’ultimo rigore di Faruk”, “Non dire addio ai sogni” e “Il più crudele dei mesi”.

Dopo aver affrontato temi vicini alla sua storia personale, come l’ex Jugoslavia, il calcio e la Nembro travolta dal Covid, il giornalista bergamasco di Domani rimane fedele alla tecnica della letteratura del vero ma per la prima volta esce da quei confini indagando quella che a tutti gli effetti è la più grande truffa mai architettata in Italia, scavando tra le decine di migliaia di carte delle concomitanti inchieste di Roma, Milano e Londra.

Un lavoro che lo stesso autore presenterà nella serata di martedì 14 maggio all’Auditorium Modernissimo di Nembro (ore 20.30, ingresso libero senza prenotazione)

Riva, come nasce “Ingordigia”? 

Era il 20 giugno 2022 e mi trovavo in macchina tra Bologna e Milano: stavo andando in Mondadori per firmare il contratto sul mio prossimo romanzo, ambientato a Sarajevo, quando improvvisamente alla radio diedero la notizia della morte di Bochicchio che mi fece sobbalzare. Mi sono sempre interrogato su come abbiano fatto molti esponenti di quella che dovrebbe essere la classe dirigente italiana a cadere in un tranello così stupido, credendo alle promesse di interessi tra il 10 e il 30%. Così mi mossi subito nelle ore che mi restavano prima dell’appuntamento e riuscii ad avere sotto mano in poco tempo alcune carte dell’inchiesta. Arrivato in Mondadori dissi che avevo cambiato idea: Sarajevo poteva aspettare, questa storia era molto più intrigante e dentro ci ho trovato episodi incredibili, tra finanza di rapina e avaro desiderio di accumulo. “Ingordigia”, infatti, non è solo quella di Massimo Bochicchio, ma anche quella di tutti quelli che ha truffato.

Si dice che c’è un Massimo Bochicchio prima del 2005 e uno post: cosa è cambiato? Qual è il punto di svolta della sua storia?

Bochicchio aveva truffato anche prima di quella data, ma stando all’interno di alcune organizzazioni, come Fideuram e Hsbc. Poi incontra Rodolfo Errani, del gruppo Cisa, quello delle serrature: ha appena venduto agli americani e ha parecchio denaro liquido da investire e glielo affida. Lì scocca qualcosa: si mette in proprio e il numero delle truffe cresce in modo esorbitante, come il suo delirio di onnipotenza.

Possono bastare la bella presenza, la provenienza dalla Roma bene, la parlantina e le frequentazioni importanti a giustificare la facilità con la quale in tantissimi sono caduti nel suo tranello?

Il problema è che chi appartiene a quel mondo si sente parte di un circolo privilegiato, pensa che tutto sia possibile, compresi quei guadagni enormi e facili. Il senso del privilegio offusca la mente. Il tutto sicuramente corroborato dall’intelligenza e dalla furbizia di Bochicchio, che era un genio luciferino, ma pur sempre un genio. In 52 l’hanno denunciato, in tantissimi altri non l’hanno fatto perché vittime di una sorta di sindrome di Stoccolma: da un lato non potevano ammettere di essere stati stupidi, descrivendo il proprio truffatore come un genio, e dall’altro tanti sperano ancora che Bochicchio sia vivo e un giorno tornerà con il bottino.

Anche perché la sua morte è avvolta da un alone di mistero. 

L’evidenza è che quel cadavere è effettivamente il suo, ma c’è chi mette in dubbio anche la scienza. Personalmente nemmeno io credo al suicidio: è morto schiantandosi in moto da solo, andando dritto per dritto contro un muro a 70 all’ora, con il mezzo che si è incendiato e ha carbonizzato il suo corpo rendendolo quasi irriconoscibile. Ma anche il malore è strano, avrebbe provocato una dinamica differente. Cosa penso? Che si era fatto molti nemici, anche in ambienti criminali, e potrebbe anche essere stato un attentato: il sabotaggio della moto, un piccolo ordigno nel serbatoio. Le possibilità sono tante. La verità giudiziale dice altro, ma non è detto che sia quella reale.

Dopo le conquiste, gli ultimi mesi del 2019 rappresentano per lui il punto di non ritorno.  

Così come ogni sistema basato sullo schema Ponzi, anche questo ha avuto la sua palla di neve che ha fatto rotolare la valanga. In questo caso la causa aperta dall’architetto Salvagni, deciso a recuperare circa un milione di euro. Quando poi muore il cugino, Luca De Lucia, che era il vero lavoratore infaticabile del suo entourage, colui che si occupava di falsificare i prospetti per gli investitori, allora inizia a crollare tutto. Per di più si ammalerà di Covid, che lo colpì in modo serio fino a costringerlo al ricovero: quando uscirà, i buoi saranno già scappati dalla stalla. A quel punto il numero di chi chiedeva di rientrare dal suo investimento era superiore a quello di chi voleva entrare nel sistema.

In questo viaggio verso il fallimento, a pagare è anche la sua famiglia, in primis la moglie Arianna. 

È stata la cosa più dolorosa da raccontare. Il libro è la parabola di ascesa di un uomo che trascina con sé tutti. Nella seconda parte del romanzo andava raccontato anche come questo mondo finto, basato su amicizie nate dalla sola appartenenza alla classe ricca, si disgrega: erano la coppia di Roma contesa dai salotti, all’improvviso si trovano nell’indigenza e lei si affanna a vendere tutto per campare mentre lui è latitante. La parabola di una donna che era stata vice Miss Italia e finisce a fare la barista vicino al Colosseo è sintomatica di questo mondo. Quando Bochicchio tornava a Roma era quasi un re: ai suoi funerali, invece, non c’era nessuno.

 

gigi riva ingordigia

 

C’è un messaggio sotteso al racconto che hai voluto lanciare con questo lavoro? 

Nonostante sia una storia piena di curiosità, con personaggi conosciuti e famosi, ho voluto raccontare che cosa è oggi nella società contemporanea l’ingordigia di denaro e cosa può produrre un sistema finanziario che permette di giocare con i soldi degli altri in un sistema di quasi impunità. Abbiamo globalizzato la finanza e permesso al denaro di muoversi con un clic, mentre poniamo vincoli allo spostamento delle persone. Raccontare le storture di questo sistema mi sembrava doveroso: tramite la storia raccontare uno spicchio di contemporaneità. Anche se sono sicuro che purtroppo l’ingordigia umana non conosce memoria, perché ci saranno altri Bochicchio e altri imbonitori che prometteranno la luna facendo i pifferai magici. L’avarizia di denaro sta purtroppo nell’animo umano: era una storia che andava raccontata, per far capire alla gente dove può portare questo sistema distorto che abbiamo creato.

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