• Abbonati
La sentenza

La piccola Diana morta di stenti, la madre Alessia Pifferi condannata all’ergastolo

La 38enne aveva abbandonato la bambina nell'appartamento di Milano per trascorrere 6 giorni in compagnia del compagno di allora, residente a Leffe

Leffe. Alessia Pifferi è stata condannata all’ergastolo per aver lasciato morire di stenti la figlia Diana di 18 mesi, abbandonata a casa da sola per 6 giorni nel luglio del 2022. Lo ha deciso nel primo pomeriggio di lunedì 13 maggio la Corte di Assise di Milano. Il reato che le veniva contestato è omicidio volontario pluriaggravato, con le aggravanti della premeditazione, del rapporto madre-figlia e dei futili motivi.

La pubblica accusa aveva chiesto l’ergastolo: “L’imputata ha avuto un atteggiamento scellerato nei confronti della figlia – aveva dichiarato il pm De Tommasi nelle sue conclusioni -. Voleva divertirsi e avere i suoi spazi in vacanza con il compagno. Con dolo diretto ha accettato la morte della sua bimba. Ha lasciato che il destino la sbarazzasse di lei, non ha avuto il coraggio di farlo da sola”.

La 38enne, dal 14 al 21 luglio 2022, ha trascorso infatti sei giorni a casa del compagno dell’epoca, che abita a Leffe, dicendogli che la figlia si trova al mare in compagnia della sorella. “E mentre la madre era in giro a divertirsi la piccola ha cercato di mangiare il suo pannolino per la fame: nello stomaco sono stati trovati alcuni brandelli”, sempre il pm. “A nemmeno 18 mesi è morta di fame e sete dopo sofferenze atroci e terribili. Era supina nella culla, gli occhi infossati, la bocca scura, segni già di decomposizione alle mani e piedi. Pifferi avrebbe potuto fare qualsiasi cosa per salvarla, ha detto solo bugie. La donna è perfettamente cosciente delle sue azioni, sta solo recitando una parte”.

La Corte ha escluso la circostanza aggravante della premeditazione contestata dall’accusa.

L’avvocata della difesa Alessia Pontenani, invece, ne aveva chiesto l’assoluzione: “È cresciuta in un contesto di assoluto isolamento morale e culturale, ha avuto una vita terribile. Non voleva uccidere la figlia”. Da qui la richiesta di riqualificare il reato in abbandono di minore.

“È una sentenza giusta, una prima tappa per l’accertamento della verità. Ci ho creduto sempre e con questo verdetto hanno riportato al centro del processo la vittima”, ha detto il pm Francesco De Tommasi dopo la condanna.

Iscriviti al nostro canale Whatsapp e rimani aggiornato.
Vuoi leggere BergamoNews senza pubblicità?   Abbonati!
commenta

NEWSLETTER

Notizie e approfondimenti quotidiani sulla tua città.

ISCRIVITI